martedì 31 maggio 2016

XXII d) Oltre il triopolio. Netflix e l’avvio della transizione dall’offerta lineare all’offerta ibrida di video servizi in rete in chiaro e a pagamento (2015-2016)

Maggio 2016 Discover, la piattaforma lanciata all’inizio del 2015 da Snapchat che permette di accedere a contenuti di media partners, firma un accordo (non exclusivo) con il network NBC per diffondere i migliori momenti dei Giochi Olimpici. Snap-chat gestirà una « diretta » alimentata da contenuti della filiale di Comcast, nonche foto e video giranti da atleti e spettatori negli stadi.

1 maggio 2016 Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), riunitosi in via straordinaria a palazzo Chigi approva il Programma nazionale per la Ricerca per il periodo 2015-2020. Prevede un maxi stanziamento di sono 3,5 miliardi di euro, di cui 2,5 destinati alla ricerca e 1 miliardo alla cultura, A questo va aggiunto un incremento del 27% delle risorse del MiBACT nel 2016. “Ricerca e cultura smettono di essere i settori da tagliare e diventano quelli su cui investire”, aveva annunciato il Premier Matteo Renzi nella Enews. I finanziamenti serviranno per una azione di rafforzamento dell’offerta culturale del nostro Paese e di potenziamento della fruizione turistica. I 2,5 miliardi stanziati per la ricerca si compongono di 1,9 miliardi di euro a carico del bilancio del MIUR e del Pon Ricerca e di 500 milioni di euro a carico del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020.

1 maggio 2016 Annunciata per il primo maggio sul sito del Governo slitta la pubblicazione del questionario sul servizio pubblico Rai destinato ai cittadini in previsione del rinnovo della Concessione. Consultazione online che durerà 45 giorni e quindi, che avrebbe dovuto proseguire sino al 15 giugno. Gli esiti, elaborati ancora una volta dall’Istat, serviranno poi al Consiglio dei Ministri per varare la proposta di rinnovo della convenzione Stato-Rai da sottoporre al Parlamento.

2 maggio 2016 Hulu ha in cantiere un nuovo progetto per completare il proprio servizio di video on-demand. Stando a quanto riferisce il Wall Street Journal, che cita fonti vicine al gruppo, molto presto la piattaforma offrirà in abbonamento anche la tv lineare via internet dove sarà possibile guardare in streaming programmi in diretta provenienti dai maggiori network e dagli operatori via cavo.. Una mossa questa che permetterà di competere meglio su un mercato sempre più agguerrito e fronteggiare il fenomeno del cord-cutting che si sta facendo sentire fortemente negli Stati Uniti. Secondo dei dati forniti dalla CNN, un americano su quattro attualmente non paga per avere la tv e nel 2025 metà di tutti gli adulti sotto i 32 anni disdiranno gli abbonamenti televisivi. Provider via cavo come Dish (Sling TV) e Sony (PlayStation Vue) hanno già lanciato servizi simili di Tv Over-The-Top con prezzi che vanno dai 20 ai 40 dollari al mese. I proprietari di Hulu – Walt Disney, 21st Century Fox e Comcast – stanno finalizzando gli accordi per avere i diritti tv per i programmi da trasmettere.L’offerta comprenderà sicuramente i canali Disney ABC, ESPN e Disney Channel, ma anche quelli di Fox come Fox News, FX e i canali sportivi regionali e nazionali del network.Oltre al live stream, agli abbonati verrà offerto anche un servizio cloud per la registrazione video e la funzione on-demand. L’asse del mercato audiovisivo si è ormai spostato verso lo streaming ma adesso va anche oltre. Da tempo Time Warner tenta la scalata a Hulu che negli USA è il principale competitor di Netflix ed è stimato in 5 miliardi di dollari.

3 maggio 2016 La FCC autorizza l’acquisto di Cablevision da parte del gruppo franco israeliano Altice casa madre del gruppo SFR di Patrick Drahi per 17,7 miliardi di dollari

3 maggio 2016 OCS potrebbe lanciare entro la fine dell’anno il proprio bouquet di canali di fiction e di cinema anche in modalità OTT

4 maggio 2016 Ufficializzata l’intesa tra Fiat Chrysler (FCA) e Google. La prima fornirà alla casa madre della web company, Alphabet, un centinaio di auto per ampliare i test sulle vetture senza conducente. Questa partnership acquisisce una notevole importanza per questo nascente comparto e non è detto che dopo Google, anche Apple o Uber non tentino la via dell’accordo con le case automobilistiche che possiedono la capacità di produzione che manca alla tech-company. Google e FCA fanno insomma da apripista, lanciando un modello che presto potrebbe essere replicato su un mercato che minaccia di far crollare le vendite della auto tradizionali. FCA progetterà appositamente per Alphabet una versione adattata della monovolume Chrysler Pacifica, presentata lo scorso gennaio al salone delle auto di Detroit, che integrerà le tecnologie della web company, in particolare il software del conducente autonomo e i sensori che permettono di registrare quanto accade intorno al veicolo. Gli ingegneri di Alphabet lavoreranno con quelli di FCA in una sede comune nel Michigan. I veicoli serviranno unicamente per i test di Alphabet e non saranno messi in commercio. Arriveranno sulle strade entro la fine dell’anno e consentiranno di raddoppiare e anche di più la flotta delle Google Car. L’accordo con Fiat Chrysler potrebbe essere replicato da Apple e Uber o altre aziende tecnologiche, interessate a intraprendere la stessa strada e lavorare a stretto contatto con le case automobilistiche

4 maggio 2016 Via libera alla scalata di Vivendi a Gameloft. La Corte d’Appello di Parigi respinge il ricorso dell’editore di videogame, spianando la strada all’avanzata del gruppo guidato da Vincent Bolloré che lo scorso febbraio aveva lanciato l’Opa.La famiglia Guillemot, che controlla Gameloft e Ubisoft, non potrà contare su quella tregua nella quale sperava per organizzarsi e passare al contrattacco. L’opa ostile di Vivendi  a questo punto si chiuderà, secondo le previsioni, il 27 maggio.

4 maggio 2016 Il CdA Rai approva il bilancio 2015. La Raio chiode l’esercizoio  riducendo le perdite e pensa già al futuro. Il piano industriale del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto è pronto a essere lanciato e vedrà in primo luogo la trasformazione della tv pubblica in una media company digitale che dovrebbe quindi essere multipiattaforma, multiscreen, adeguata all’evolvere delle nuove esigenze dei consumatori, declinata anche ai nuovi standard tecnologici come l’Ultra Alta Definizione (4K) con la quale la Rai farà il gran debutto, insieme a Eutelsat e TivùSat, per  l’Euro 2016 di giugno.Per raccogliere le nuove sfide la Rai potrà contare sul maggiore gettito proveniente dal canone che da luglio si pagherà con la bolletta elettrica, consentendo di combattere più incisivamente l’evasione che finora ha flagellato la tv pubblica. Campo Dall’Orto presenta  le previsioni sul canone 2016-2018, indicando che si stimano maggiori entrate per 174 milioni di euro su un extra-gettito di 300 milioni dal quale detrarre l’Iva, la tassa di concessione e il prelievo del 5% fissato dalla Legge di Stabilità 2015. Le famiglie paganti, riporta Il Sole 24Ore, dovrebbero salire da 15,5 a 23 milioni (su 25 milioni di utenze elettriche di prima casa) con un tasso di morosità che dovrebbe crollare dal 27 all’8% delle famiglie con ulteriore riduzione dello 0,5% annuo nel 2017 e nel 2018.

5 maggio 2016 Per la prima volta un musulmano figlio di immigrati, il deputato laburista di origini pachistane Sadiq Khan vince al secondo turno con il 56,9% dei voti  le elezioni comunali ed è eletto sindaco di Londra, sconfiggendo il conservatore Zac Goldsmith, rampollo di una ricca famiglia britannica

Non basta più offrire in streaming serie tv originali, come fa il leader del settore Netflix Netflix: secondo i suoi concorrenti bisogna andare oltre e la nuova sfida è la tv online in diretta.

5 maggio 2016 YouTube è pronta a lanciarsi nella Tv in diretta. La piattaforma di Google/Alphabet, stando a quanto riporta Bloomberg che cita fonti vicine al dossier, potrebbe lanciare il servizio a pagamento Unplugged già dal prossimo anno a meno di 40 dollari al mese. Su YouTube sarà così possibile vedere alcuni canali della tv via cavo, sulla scia di quanto sta facendo anche il competitor Hulu mentre per Apple i tempi si allungano perché gli accordi con i broadcaster si sarebbero arenati sui costi dei diritti di trasmissione. Il gruppo ha già apportato i necessari cambiamenti all’infrastruttura tecnologica e avviato le trattative con i maggiori gruppi televisivi americani, tra i quali NBC Universal (Comcast), Viacom, 21st Century Fox e CBS. Del resto YouTube si era già allineato su questo fronte, lanciando lo scorso anno negli USA il servizio Red (9,99 dollari al mese) che, in accordo con le major cinematografiche di Hollywood, distribuisce film e serie tv.

5 maggio 2016 BT Group annuncia un piano trieannale di investimenti per sviluppare la fibra ottica in ultra banda larga e la rete 4G per 6 miliardi di sterline, nel momento in cui l’OFCOM ha minacciato l’ex incumbent britannico di costringerla a separarsi della propria filiale OpenReach qualora non garantisse investimenti adeguati sull’infrastruttura di rete e un migliore accesso ai concorrenti

5 maggio 2016 Ei Towers, la società delle torri di trasmissione controllata da Mediaset, chiude il primo trimestre del 2016 con conti superiori alle attese e rilancia il suo interesse per rilevare un quota di maggioranza delle torri di Inwit (Telecom Italia), senza disdegnare la possibilità di riprendere il filo di un’operazione che coinvolga RaiWay, in ottica consolidamento e costituzione di un polo unico delle torri, accantonata l’anno scorso dopo lo stop del Governo all’operazione e in seconda dell’Antitrust, che ha ripreso quota negli ultimi tempi dopo il cambio al vertice di Telecom Italia. RaiWay dal canto suo smentisce un eventuale scenario di aggregazione con Ei Towers e semmai guarda – secondo gli analisti  - a possibili sinergie con Enel per la banda ultralarga.

6 maggio 2016 Perfezionata la cessione degli attvi in Russia di Turner a Media Alliance joint venbture fra il russo National Media Group (NMG) che ne detiene l’80% e il gruppo statunitense Discovery Communications che, nel rispetto della nuova legge russa sui media in vigore dal 1 gennaio 2016, ne detiene il rimanente 20%.  Sarà Media Alòliance a gestire e distribuire nel mercato russo Cartoon Network, Boomerang e CNN

Scade la concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo in Italia, affidata in esclusiva alla Rai ai sensi dell’articolo 49 comma 1 del Testo Unico, tramite il ministero dello Sviluppo Economico. E’ regolata sulla base di una convenzione stipulata tra azienda e dicastero che fissa obblighi e diritti del concessionario. Per lo svolgimento del servizio la Rai si finanzia anche attraverso il canone

6 maggio 2016 Secondo quanto annunciato dal governo in occasione della Consultazione CambieRai con associazioni ed esperti, la Concessione in scadenza oggi viene prorogata al 31 luglio per consentire ai cittadini di esprimersi sul questionario sul servizio pubblico Rai, destinato a rimanere online per 45 giorni sino al 15 giugno   

9 maggio 2016 Tutti gli Stati membri dovrebbero essere pronti a riallocare la banda 700 Mhz – attualmente utilizzata dalle Tv per il digitale terrestre – alla banda larga mobile entro il 2020 così da garantire un uso armonizzato delle frequenze e creare un vero spazio unico digitale in cui le tecnologie 5G abbiano mercato sufficiente per imporsi con le adeguate economie di scala. Si pensava fosse un obiettivo logico e facile da raggiungere, vista anche la posta in gioco: il ritorno dell’Europa alla leadership nelle nuove tecnologie mobili. Ma così, ovviamente, non è.  “Questa banda è l’ideale per garantire ampia copertura e alte velocità di trasmissione e per dare, quindi, a tutti gli europei, anche nelle aree rurali, accesso a internet alla massima qualità, spianando la strada al 5G”, ha affermato il vicepresidente della Commissione Andrus Ansip. A parole, tutti sono d’accordo con lui ma trovare la quadra non è semplice. L’Italia è in prima linea tra gli Stati che si oppongono alla scadenza del 2020, chiedendone un rinvio almeno di due anni e non è sola in questa battaglia: la posizione del nostro Paese è sostenuta apertamente anche da Grecia e Romania e, meno apertamente, anche da molti altri, principalmente da quegli Stati, come la Finlandia, che confinano con paesi non europei. In Europa, solo Francia e Germania hanno già messo all’asta la banda dei 700 MHz per i servizi mobili e sono sulla buona strada per rispettare la scadenza del 2020. Danimarca, Svezia Regno Unito e Finlandia dovrebbero procedere con le aste entro la fine di quest’anno o l’inizio del 2017 e potrebbero rispettare la data ultima. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri hanno assegnato licenze nell’ambito della banda dei 700 MHz per la trasmissione oltre il 2020. Nel nostro paese, la banda 700 è occupata al 60% da emittenti nazionali e locali, tutti con diritti d’uso in scadenza nel 2032. Sacrificare i 700 mhz in favore della banda larga mobile ridurrebbe del 30% la quantità di spettro a disposizione dei broadcaster.

9 maggio 2016 Werner Faymann annuncia le sue dimissioni da cancelliere austriaco  da Presidente dei socialdemocratici austeaici della SPO.

9 maggio 2016 Telecom Italia presenta alla CDP una proposta validatya una settimana per l’acquisto di Metroweb. Un’offerta che prevede due opzioni. La prima è l’acquisto – subito – del 100% di Metroweb per un corrispettivo in contanti di 820 milioni di euro. La seconda prevede che Telecom acquisti in un primo momento soltanto il 67% della società, lasciando alla Cassa Depositi e Prestiti – braccio operativo del Governo per gli investimenti strategici – il 33%, che sarebbe poi acquisito a investimenti ultimati.

9 maggio 2016 In un convegno a Roma sul tema Pay tv, servizi on-demand ed evoluzione del sistema audiovisivo, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni annuncia di aver quasi completato l’istruttoria sull’analisi dei mercati rilevanti. Questa analisi segnerà un momento di transizione – dice il commissario Agcom Antonio Nicita –  Il cambiamento è molto complesso, in particolare pensando alla ubiquità e alla continuità temporale della connessione, e quindi all’assenza di picchi di audience online. Per un periodo molto breve che riguarda il 2016, 2017 e 2018 che accompagnerà nel 2019 momento di chiusura della consiliatura, l’Autorità farà una fotografia molto più vicina alla rilevanza della fruizione televisiva generalista; alla distinzione che ancora permane fra ‘free’ e ‘pay’ evidenziando però che questa sarà l’ultima analisi di mercato nella quale sarà mantenuta questa distinzione di mercati rilevanti tra”premium’ e ‘free’”. L’obiettivo principale dell’Autorità è individuare gli aspetti che hanno bisogno di nuovi regolamentati, come ad esempio il concetto di “responsabilità editoriale”, e quali aspetti invece abbiano bisogno di una deregulation. Superare meccanismi di lock in del cliente. Definire il concetto di editore online, per ricomprendere nel computo del mercato pubblicitario del SIC (Sistema integrato di comunicazione) anche soggetti come Google. Capire come regolare le offerte a pacchetto delle telco. Raggiungere un metrica univoca della audience (Auditel, Audiweb ecc). Restituire al consumatore un potere contrattuale sui suoi dati.

Per parte sua, il Commissario AGCOM Martusciello nello stesso convegno ha presentato un’articolata relazione sul nuovo scenario a trent’anni dall’avvio di Internet in Italia. “Inizialmente si è sviluppata la cosiddetta Internet 1.0 dominata dai portali, forme guidate di accesso a internet per un pubblico ancora inesperto, successivamente si è affermato il web 2.0, un formato più coinvolgente e partecipativo che consente al gestore di elevare la quotazione pubblicitaria di una pagina Internet, in base alla quantità delle contatti: è il caso dei motori di ricerca. A questo punto la partecipazione degli utenti assume la forma protagonistica e audiovisiva dei social network. Una partecipazione che si concretizza sempre più nella produzione e diffusione di contenuti. Mass media e Internet, che erano apparsi schierati su opposti fronti, si trovano adesso coinvolti in processi circolari in cui i contenuti “viaggiano” dai media ai social e viceversa, incontrando a ogni passaggio variazioni di formato e di contenuto. Quella attuale è considerata una fase intermedia dell’evoluzione di Internet, da un web 2.0 ad un web 3.0. Una fase che sancisce una nuova collaborazione competitiva tra i media di due secoli, che concentra servizi e applicazioni nel cloud (risorse di archiviazione e elaborazione centralizzate in rete), che punta sulla personalizzazione dei servizi e ad interfacce che offrono esperienze immersive e coinvolgenti” .
Dopo questa disamina storica delle varie tappe di sviluppo di Internet dal 1.0 al 2.0 Martusciello ha osservato: “Il processo di innovazione non solo sta mettendo in discussione le definizioni storiche dei mercati audiovisivi, ma, sta dando vita al modello di “screen content”, dove confluiscono le funzioni tipiche di quattro ambiti prima separati: le comunicazioni interpersonali, la comunicazioni di massa, la produzione amatoriale e il trattamento dei dati.  Il CEO di Apple –Tim Cook – ha dichiarato al Wall Street Journal nel settembre 2015 che il futuro della TV sono le app, avvero la TV si vedrà in modalità fissa o mobile attraverso le app dei diversi device. Quindi, se da un certo punto di vista, possiamo affermare di trovarci ormai all’interno di un “mercato unico” dei servizi digitali, dall’altro siamo ancora lontani da un set di “regole comuni” e ciò comporta che nel nuovo agone competitivo il confronto tra i diversi attori della filiera – broadcasters, OTT e piattaforme di aggregazione – non avvenga “ad armi pari”.

L’approccio comunitario La Commissione ritiene che “il criterio principale alla base della regolamentazione dei servizi di media audiovisivi a livello dell’UE è il mercato interno, in particolare incentrato sul principio del paese di origine come concetto fondamentale. Questo “mercato unico europeo della televisione” comporta una serie minima di norme comuni che disciplinano aspetti come la pubblicità, la protezione dei minori e la promozione di opere audiovisive europee. La neutralità tecnologica promossa dalla direttiva sui servizi di media audiovisivi significa che gli stessi servizi sono regolamentati nello stesso modo indipendentemente dal dispositivo che ne permette la fruizione. Tuttavia, tale direttiva distingue tra servizi lineari (trasmissioni televisive) e non lineari (a richiesta), perché nel caso dei servizi a richiesta il grado di controllo da parte del consumatore è molto più elevato, il che giustifica una regolamentazione meno stringente per certi aspetti. Le disposizioni della direttiva sui servizi di media audiovisivi si applicano soltanto ai fornitori di servizi di media. La definizione di questo concetto si basa sulla nozione di responsabilità editoriale. Finché il fornitore è responsabile della scelta dei contenuti e ne determina le modalità di organizzazione, i suoi servizi sono soggetti alle disposizioni della direttiva anche se il contenuto è fornito attraverso Internet. È però destinata ad aumentare sempre di più la concorrenza tra servizi lineari e non lineari, che offrono sullo stesso schermo, o talvolta addirittura attraverso due canali di trasmissione, lo stesso contenuto allo stesso pubblico. Dato che le nuove forme di contenuto a richiesta assomigliano sempre di più a un contenuto lineare che non richiede alcun intervento, la differenza tra servizi lineari e non lineari potrebbe sfumare agli occhi del consumatore. Se in un mondo convergente si dovesse assumere che i modi di fornitura lineare e non lineare di contenuti simili sono legati da un rapporto di concorrenza, le attuali differenze tra i regimi che li disciplinano potrebbero certamente creare distorsioni in tale rapporto.
La Commissione ha anche affrontato il tema della prominence, ovvero “dell’accessibilità ai contenuti in un tempo in cui cambiano i modi in cui le persone si relazionano all’informazione: grazie ai meccanismi di filtraggio, in particolare la personalizzazione dei risultati di ricerca, è più probabile che gli utenti ricevano notizie nei settori di loro interesse e da una prospettiva che condividono.”  Se da un lato, tali meccanismi di personalizzazione e filtraggio hanno un evidente potenziale di affermazione e coinvolgimento dei cittadini, perché permettono loro di destreggiarsi nel mare magnum di informazioni che caratterizza il mondo digitale e di ricevere servizi su misura che corrispondono alle loro esigenze personali; dall’altro, potrebbe risultarne indebolito il ruolo dei media in quanto editori nella sfera pubblica e rafforzato invece il ruolo dei fornitori di piattaforme, ad es. delle imprese del web. L’accessibilità del “contenuto di interesse generale”, anche nell’ambiente online, potrebbe essere limitata, nella pratica, dalle decisioni delle imprese.  La possibilità di predefinire una scelta attraverso meccanismi di filtraggio, come le funzioni di ricerca, dovrebbe essere assoggettata ad un intervento pubblico a livello dell’UE. In conclusione la Commissione europea pur nell’ambito di un processo di consapevolezza circa i rilevanti cambiamenti che hanno interessato il mondo dei media non sembra, all’alba del varo della nuova Direttiva sui servizi media, essere intenzionata a cambiare la filosofia regolamentare su cui si fondava la – oramai risalente – Direttiva TV senza frontiere. La legislazione sembra dunque soffrire di un problema di inerzia regolamentare per cui, pur in presenza di mutamenti epocali, vi è un certa difficoltà nell’intercettare questi mutamenti in quadro di regole coerenti ed al passo con i tempi. In altri termini i servizi VOD viaggiano verso il mondo dell’Internet 3.0, mentre l’impalcatura comunitaria è ancora in gran parte risalente all’epoca dell’Internet 1.0.

Conclusioni  L’insieme dei cambiamenti descritti rappresenta un sfida per i regolatori e per i broadcaster che dovranno essere capaci, ciascuno nei propri ambiti di competenza di intercettare il cambiamento, valorizzando le straordinaria opportunità che l’evoluzione tecnologica determina nel settore dei media. Per far questo mi sembra tuttavia che vi siano alcuni nodi da sciogliere ed auspico che il seminario odierno possa offrire un fattivo contributo scientifico verso la soluzione di problemi che vorrei sintetizzare, nel finale di questo mio intervento introduttivo, a beneficio delle discussione che seguirà.  In primis abbiamo dei temi regolamentari:
1)     Il primo tema regolamentare riguarda l’omogeneità delle regole. La convergenza ha portato all’integrazione di uno dei settori più regolati dell’economia, quello dell’attività televisiva, con uno di quelli meno regolati in assoluto, ossia Internet. Appare quindi giustificato procedere ad una riconsiderazione di fondo del regime giuridico dei servizi audiovisivi nel nuovo contesto di mercato, sia in ambito comunitario che in quello nazionale. Ciò al fine di ristabilire un level playing field fra piattaforme trasmissive e le diverse modalità di fruizione, tutte comunque incentrate sulla diffusione di contenuti.  Le azioni normative da compiere in questo campo sono un mix di liberalizzazioni e di introduzione di nuove regole. Voglio citare solo alcune misure che potrebbero contribuire all’aggiornamento del frame-work normativo: a) introduzione di interventi proporzionati, finalizzati ad applicare ai differenti mezzi trasmissivi le tutele minime del settore audiovisivo, condivisi a livello comunitario, stabiliti a tutela del cittadino, con particolare riferimento alle fasce deboli della popolazione, come i minori; b) rimodulazione dei regimi esistenti, ove questi creino asimmetrie competitive fra le diverse piattaforme trasmissive, anche con riferimento alle trasmissioni lineari e non lineari, poiché tale distinzione sta perdendo di significato nel nuovo scenario; c) rimodulazione del principio di responsabilità editoriale per adattarlo al nuovo ecosistema digitale. Questa impostazione è disegnata dalla Direttiva eCommerce, che risale al lontano 2011, secondo la quale i providers non sono responsabili dei contenuti che trasportano a condizione che il loro ruolo sia meramente tecnico, automatico e passivo.   Tuttavia, molte delle piattaforme oggi disponibili hanno impostato i propri business model non certo sull’estraneità ai contenuti che trasportano, ma su un’accorta organizzazione e presentazione degli stessi, affinché possano essere facilmente rintracciabili dagli utenti ed affiancati da altre informazioni di loro interesse, tanto che la giurisprudenza ha coniato la nuova definizione dell’hosting attivo.
2)     Il secondo tema regolamentare, si inquadra, nell’ambito del progetto di Digital Single Market, lanciato dalla Commissione europea, mi riferisco al tema del “paese d’origine”.  Siamo consapevoli che l’attuale regola del “paese d’origine”, non è tout-court applicabile a Internet, anche alla luce della tendenza degli operatori extra-UE a stabilirsi in Paesi diversi da quelli in cui operano per sfruttare una regolamentazione più leggera.  Per questi servizi dunque la soluzione regolatoria più adeguata sarebbe quella del “paese di destinazione” per assicurare condizioni di equa concorrenza ai diversi competitor di uno stesso mercato geografico.  Pur tuttavia, sappiamo che gli orientamenti della Commissione sono indirizzati verso il mantenimento della status quo.   In questo scenario il principio del paese d’origine dovrebbe essere accompagnato da un più elevato livello di armonizzazione per evitare asimmetrie regolamentari tra paesi membri con fenomeni di forum shopping.
3)     Il terzo tema regolamentare afferisce al ruolo delle piattaforme digitali. Tema sul quale l’Autorità ha acceso un faro, approvando nell’ultima riunione di Consiglio la prima trance di un’Indagine conoscitiva ad hoc.  Il tema è molto ampio, ma limitandosi all’ambito del nostro incontro odierno i VOD, va evidenziato che le piattaforme svolgono un ruolo cruciale nello stabilire quali contenuti siano accessibili, potendo per esempio, dare maggiore o minore rilievo ai contenuti che presentano.  Ciò influenza di fatto la scelta degli utenti e può avere ricadute importanti sul pluralismo informativo.  Esiste dunque un tema regolatorio legato al ruolo dei gatekeeper, tema rispetto al quale la soluzione comunitaria della prominance non sembra costituire una misura proporzionata allo scopo.
Passando ai profili più squisitamente di mercato, c’è un quesito afferente al posizionamento competitivo dei servizi VOD nel panorama dei contenuti audiovisivi. In particolare se è vero che gli OTT come Google e Facebook raggiungeranno uno quota di mercato del 50% su base mondiale nell’offerta di servizi VOD in modalità free, quale spazio rimane per i broadcaster tradizionali?  Sappiamo infatti che gli OTT, grazie alla raccolta ed elaborazione di personali degli utenti, dispongono di un rilevante vantaggio competitivo nella vendita di pubblicità profilata rispetto ai broadcaster tradizionali che incontrano maggiori difficolta nel monetizzare i contenuti free sul web. L’offerta pay di contenuti premium è dunque l’unica nicchia di mercato a cui i broadcaster si possono rivolgere?  Senza interventi adeguati si rischia di incorrere in uno scenario in cui le offerte free saranno sostenibili solo per i servizi pubblici finanziati dal canone, mentre i broadcaster privati sarebbero costretti a virare verso offerte esclusivamente pay.  Ciò renderebbe più arido il panorama dei media europei, con grave nocumento del pluralismo informativo.

Sempre Martusciello in un altro convegno tenutosi a Roma CIAK SI RIFORMA? Una legge di sistema per rafforzare il settore audiovisivo’, organizzata da I-COM, Istituto per la competitività, alla luce delle attuali asimmetrie noprmative rispetto ai brodacster per gli OTT ha proiposto di applicare una tassa di scopo sui ricavi generati dagli stessi OTT. Il valore dell’investimento da parte dei broadcaster nel settore della produzione cinematografica nazionale ed europea indipendente è valutabile in Italia attorno ai 177 milioni per il 2013 e a 162 milioni per il 2014. Il dato italiano risulta superiore a quello spagnolo (73 milioni) e persino a quello del Regno Unito, le cui dimensioni del mercato televisivo sono per giunta molto più ampie del nostro. Solo la spesa dei broadcaster francesi risulta superiore (280 milioni), ma oltre alle maggiori dimensioni del mercato, occorre tenere presente anche un quadro normativo molto diverso e favorevole al cinema, con un fortissimo contributo del maggiore operatore di televisione a pagamento. L’investimento è senza dubbio realizzato in via prioritaria da parte del servizio pubblico: circa la metà dei 162 milioni in opere cinematografiche europee di produttori indipendenti è realizzata da Rai. Se consideriamo tutte le opere (anche extra-europee), secondo il bilancio 2014, Rai ha investito oltre 100 milioni di euro in cinema. Questi dati consentono di affermare come il livello di investimento da parte del settore televisivo sia accettabile, anche se sicuramente migliorabile. La questione principale, a mio modo di vedere, risiede nella eccessiva frammentazione del mercato e nella dimensione delle aziende. Attualmente le società di produzione italiane risultano ammontare a circa 175 di cui solo alcune sono dimensionate e strutturate per competere nei mercati internazionali. Con riguardo alle strutture patrimoniali delle società di produzione si registra da parte di alcune un’elevata capacità di capitalizzare i diritti delle opere che producono. Non a caso, le prime 4 società, tra le 50 individuate nell’analisi condotta nell’indagine, per valore di immobilizzazioni immateriali sono essenzialmente produttrici di opere cinematografiche. A tale situazione corrisponde una maggiore solidità patrimoniale da parte di quelle società di produzione cinematografica che hanno saputo diversificare la propria attività. La restante parte del mercato cinematografico, in analogia con l’universo di riferimento dell’intero settore dell’audiovisivo, è caratterizzato, oltre che dalla strutturale sottocapitalizzazione anche da una minore partecipazione agli investimenti da parte delle stesse aziende. Sono molto limitati i casi in cui un’impresa decida di assumersi il rischio economico, oltreché finanziario, di una produzione: quasi tutte le opere, soprattutto oltre una soglia di investimento quantificabile in circa 1 milione di euro, vengono avviate solo se esiste una pressoché totale copertura dei costi di produzione mediante impegni di acquisizione dei diritti da parte dei broadcaster o di distributori nazionali o internazionali, o forme di accesso ai contributi statali. Il modello di copertura del rischio economico influenza anche le modalità e le tempistiche di finanziamento dell’opera cinematografica, nonché il momento di ricerca dei partner.Sulla struttura del mercato, incide comunque anche la particolarità del ciclo produttivo, caratterizzato da un’alta intensità di capitale. Soprattutto nelle fasi della pre produzione e della produzione, il fabbisogno finanziario da parte del produttore è rilevante. Prima di avviare qualsiasi fase produttiva o di sottoscrivere impegni contrattuali vincolanti di acquisizione diritti, contratti artistici e produttivi, il produttore deve garantirsi un sistema di flussi finanziari adeguato ai fabbisogni ed alle diverse fasi produttive. Con tale assetto assumono particolare rilevanza le fonti di finanziamento a cui il produttore può ricorrere, siano esse interne all’azienda (tipicamente riconducibili a capitali da autofinanziamento dei soci) o esterne. Quest’ultima via, considerando la strutturale sottocapitalizzazione sia delle aziende produttrici italiane che europee, è largamente la più seguita. Le fonti finanziarie esterne sono differenziate in relazione alle garanzie prestate sui crediti richiesti, alla durata, all’ente erogatore e alle diverse fasi di erogazione dei finanziamenti stessi. Secondo dati raccolti dall’Autorità, con riguardo all’articolazione delle fonti di finanziamento dei film italiani prodotti, il 61% del capitale è apportato da soggetti privati: in questa categoria sono ricompresi gli investimenti dei broadcaster. Complessivamente i fondi pubblici nazionali coprono il 18% del costo industriale dei film prodotti nell’anno. Un significativo apporto da segnalare, poi è quello derivante dagli investitori esterni alla filiera cinematografica che beneficiano del tax credit esterno, pari al 15% dei costi complessivi. Per quanto riguarda le modalità di negoziazione dei diritti, occorre considerare che la digitalizzazione ha condotto all’ampliamento della tradizionale attività delle emittenti televisive verso nuove piattaforme e nuove modalità di valorizzazione dei contenuti, ad esempio nell’ambito di offerte non lineari. Sfruttare opportunità dovute ai nuovi scenari tecnologici per regolare, nel rispetto del nesso di proporzionalità delle somme investite, il regime dell’assegnazione dei diritti tra broadcaster e produttori è quindi una delle priorità.Il quadro economico e strutturale fa emergere la necessità di agevolare un più elevato grado di concentrazione del settore sul lato dell’offerta, al fine di irrobustire i soggetti presenti e aumentarne la competitività con particolare riferimento ai mercati internazionali. In questo senso non possono che essere apprezzati i contenuti del disegno legge volti ad indirizzare ai produttori strumenti finanziari efficaci e ad allargare il sostegno a tutte le produzioni audiovisive indipendentemente dal genere. Mi riferisco in particolare all’istituzione del fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e al potenziamento e affinamento del tax credit. L’obiettivo di tali disposizioni deve essere mirato al medio e lungo periodo, le valutazioni sul breve periodo sono troppo influenzate da variabili stagionali quali il film o la serie televisiva di successo. Quindi il risultato dell’azione proposta dal disegno legge dovremo misurarlo alla luce della auspicata futura e costante presenza delle produzioni nazionali sui mercati internazionali, della capacità di affiancare come co-produttori i nuovi player presenti (pensiamo tutti alle serie televisive di Netflix) e di svincolarsi dalla dipendenza del mercato televisivo nazionale.

Limiti delle attuali regole per la tutela della produzione Ma il problema principale, risiede sull’apparato normativo che sta a monte dell’intero settore e che ha contribuito ad amplificare i limiti che ho appena descritto. Occorre riflettere sul fatto che le regole che disciplinano la promozione delle opere audiovisive europee e di produttori indipendenti sono state scritte un quarto di secolo fa (era il 1989 con la direttiva “Tv senza frontiere”), quando in ogni Paese c’erano 5-10 canali televisivi generalisti. Attualmente, in Italia l’offerta è cresciuta esponenzialmente grazie al digitale terrestre, con un’offerta generalista ormai ridimensionata e una spiccata specializzazione dei palinsesti in più temi anche di nicchia. Un dato emblematico riguarda i canali tematici al cinema o ai bambini quantificabili ormai nell’ordine delle decine tra canali editi sul digitale terrestre e sul satellite, in chiaro e a pagamento. Simili cifre sono riscontrabili negli altri ambiti tematici dove sono nati nuovi generi. E’ evidente che questa moltiplicazione dell’offerta deve tradursi in nuove opportunità anche per l’industria nazionale, cosa che ancora stenta ad avvenire. E’, tuttavia, altrettanto evidente che questo scenario profondamente ampliato dal digitale, e del web, necessita di regole nuove e diverse rispetto a quelle dell’analogico, perché determinati meccanismi di investimento e di programmazione, pensati per pochi canali generalisti analogici, hanno un impatto completamente diverso per tanti canali tematici, e finiscono con il risultare poco o per nulla sostenibili e inefficaci per l’industria culturale che si intende tutelare. Non va, infatti, trascurato il fatto che l’aumento del numero di canali e quindi di potenziale sbocco distributivo dei prodotti, non significa necessariamente un aumento del consumo, bensì comporta, come avvenuto nella maggior parte dei casi, una elevato livello di frammentazione dell’audience. Tale fenomeno va letto dalla parte degli inserzionisti pubblicitari che rappresentano ancora la principale fonte di finanziamento del sistema televisivo. Se da un lato la frammentazione garantisce una maggiore targetizzazione, dall’altro comporta risultati di pubblico che non rendono più competitivo il mezzo televisivo quale veicolo di determinate campagne pubblicitarie. In termini economici sono abbassate le barriere di ingresso e sono premiate le economie di scala, ma l’elevato grado di competizione che si è creato ha ridotto i margini di guadagno ed limitato la redditività, con un inevitabile effetto sugli investimenti. Tale effetto si è riverberato simmetricamente sull’industria dell’audiovisivo. Sia l’indagine che l’attività ordinaria dell’Autorità hanno evidenziato un limite del sistema delle sotto-quote rispetto alle finalità di tutela del cinema nazionale. I profili maggiormente sensibili spaziano dalla definizione di opera cinematografica di espressione originale italiana, alla certificazione di tale status, sino ad arrivare al sistema di valorizzazione delle relative sotto quote. Con riferimento alla loro qualificazione, è stata rilevata una non coincidenza di alcuni requisiti, primo fra tutti la lingua italiana, con le attuali dinamiche di mercato. I film italiani di maggior successo e quindi esportabili oltre confine con conseguente allungamento del loro ciclo di sfruttamento, sono prodotti in lingua inglese. Nell’esperienza dell’Autorità, l’articolato sistema di sotto-quote a favore delle opere cinematografiche di espressione originale italiana ha dato luogo ad un ampio ricorso a istanze di deroga. Si pensi, a questo proposito, al disallineamento tra l’obbligo di programmazione, imposto ai soli canali tematici cinema e generalisti, e quello di investimento, gravante invece su tutti i soggetti, senza distinzione alcuna di genere. Per cui se un soggetto non edita né canali generalisti né canali tematici di cinema, si trova comunque obbligato ad investire, pur non avendo nessun obbligo – così come del resto nessun interesse – a programmare quel prodotto. Occorrerebbe quindi un ripensamento al fine di inserire in tale tutela tutti i generi. Un ulteriore limite della normativa comunitaria e nazionale è il favor concesso ai video on-demand che al momento non risulta giustificato da nessun elemento.

Gli Over the Top e il level playing field Un ulteriore problema che riguarda direttamente i broadcaster e quindi anche i produttori beneficiari dei investimenti risiede nel mancato inserimento nel perimetro normativo dei c.d. operatori over the top. L’attuale formulazione della Direttiva europea sui servizi di media audiovisivi determina delle asimmetrie normative/regolamentari tra operatori televisivi, sottoposti alle prescrizioni della stessa, e altri soggetti che veicolano i propri contenuti via internet quali i c.d. fornitori di servizi over-the-top. Da un punto di vista sostanziale, tale mancata inclusione genera un danno in termini di sottrazione di risorse da investire nella produzione di contenuti audiovisivi. Al riguardo, appare necessario individuare un quadro armonizzato volto a ristabilire il level playing field tra i soggetti che attualmente forniscono contenuti audiovisivi con diversi regimi di responsabilità. Ciò è in linea con le soluzioni già adottate in alcuni Paesi membri, che prevedono l’imposizione di un prelievo di scopo sui ricavi generati da servizi ancorché i soggetti che li fruiscono siano stabiliti al di fuori del territorio nazionale. Rileva in tale contesto il principio del paese di stabilimento, previsto attualmente dalla direttiva, che consente ad operatori che pur hanno stabilito la loro sede fuori dall’Europa, o in un altro Stato membro di rivolgersi agli utenti di un certo Stato membro offrendo servizi in competizione con quelli offerti da operatori “nazionali”, rispondendo però alla legislazione – di regola più favorevole – del Paese dove hanno stabilito la propria sede legale.

Spunti per decreti attuativi del ddl Cinema Come evidenziato dall’indagine condotta dall’Autorità, tutte le modifiche nei meccanismi che disciplinano le quote di programmazione ed investimento necessitano un ripensamento, e ci si augura che l’azione intrapresa dal Governo con il DDL Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo del 28 gennaio 2016, possa andare in questa direzione, specialmente con riferimento a quanto previsto dall’art. 31 che intende modificare direttamente tali norme. Questo articolo delega al Governo l’adozione di decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni di disciplina degli strumenti e delle procedure attualmente previsti dall’ordinamento in materia di promozione delle opere audiovisive europee da parte dei fornitori di servizi media audiovisivi, sia lineari che non lineari. La formulazione attuale dell’articolo reca principi e criteri generali assolutamente condivisibili che lasciano però un ampio spazio alla discrezionalità.I Decreti andranno ad inserirsi all’interno del processo di refit della direttiva sui servizi di media audiovisivi, la cui proposta legislativa è attesa per fine mese. Il sistema delle quote è uno dei 4 cardini individuati dalla Commissione europea per il processo di revisione e l’indirizzo che traspare dai lavori preparatori è un aumentato grado di armonizzazione del testo. A mio avviso è opportuno che nell’emanazione di questi decreti si tenga conto dei seguenti aspetti:

·         Adottare regole generali che siano compatibili con le strutture aziendali dei broadcaster e con il relativo ciclo degli investimenti. Il testo della direttiva menziona come base imponibile per gli investimenti il c.d. programming budget e dal punto di vista della contabilità regolatoria è sicuramente una voce più corretta rispetto ai ricavi. Tuttavia prescinderei da una diatriba quasi filosofica su ricavi e budget di programmazione per focalizzare l’intervento su strumenti di facile implementazione per i soggetti obbligati e di agevole misurazione per l’Autorità. La formulazione ora in vigore pone diversi problemi nell’applicazione degli obblighi di investimento specialmente per i soggetti che hanno ricavi da televisione a pagamento. Il riferimento normativo – che chiede di limitare il calcolo della base imponibile ai soli introiti derivanti da attività editoriali proprie e di carattere non sportivo – contrasta con le modalità di rendicontazione delle emittenti che hanno un’unica voce di “ricavi da abbonamento” e con la struttura della loro offerta basata su un mix di canali di cui hanno la responsabilità editoriale e canali terzi. Ciò rende di difficile attuazione i meccanismi di controllo che rischiano di doversi basare su dati empirici, a meno di non voler imporre costose soluzioni quale la separazione contabile a questo tipo di operatori. La soluzione che suggerisco è l’individuazione di una voce di imponibile (sia essa legata ai costi o ai ricavi) neutrale per tutti i diversi operatori, con meno eccezioni e subordinate rispetto all’attuale.
·         Occorre tenere conto della pluralità di offerte tematiche e di nicchia del panorama televisivo, al fine di imporre obblighi di programmazione e di investimento a tutela dell’industria nazionale che siano efficaci per tutti i diversi soggetti. In tal senso la nozione di opera di espressione originale italiana andrebbe ampliata senza alcun vincolo di genere.
·         Introdurre possibili meccanismi di flessibilità anche collegati a soglie minime di share o fatturato, in modo che gli investimenti siano valutati su un arco temporale maggiore di un anno, al fine di consentire un efficace meccanismo di recupero dei minori investimenti eventualmente effettuati in una singola annualità ed una più corretta valutazione del contesto finanziario e del ciclo produttivo, in linea con la ratio sottesa alla introduzione di un simile obbligo, soprattutto se collegato ai ricavi dei broadcaster. L’attuale sistema sanzionatorio risulta gravemente inefficace poiché l’entità delle multe, fissate per legge dai 10 mila ai 250 mila euro, non è proporzionata rispetto all’entità di violazioni nell’ordine dei milioni di euro. Tra l’altro il sistema di recupero dei mancati investimenti negli anni successivi consentirebbe di veicolare queste entrate nel settore dell’audiovisivo, contrariamente a quanto avviene con le attuali sanzioni, la cui efficacia è da rinvenire, semmai, solo a livello reputazionale. Il recupero degli investimenti genererebbe quindi un circolo virtuoso per l’intero sistema della produzione. Per altro, è opportuno sottolineare che la maggiore flessibilità consentirà di adottare criteri più stringenti per la concessione di giustificazioni o deroghe.
·         Un altro aspetto critico riguarda i cosiddetti produttori indipendenti. La nozione attuale individuata dal legislatore tiene conto di aspetti legati alla proprietà e all’output produttivo ma tralascia altri indicatori di indipendenza del produttore che possono prescindere da questi attualmente elencati, quali la gestione dei diritti secondari o la governance dell’impresa. Un’applicazione troppo rigida degli attuali criteri rischia paradossalmente di ingessare il settore.
·         Per favorire la circolazione delle opere e la loro esportazione occorre agevolare lo sfruttamento dei diritti secondari da parte dei soggetti, siano essi produttori o emittenti, che caso per caso sono più idonei a valorizzare lo sfruttamento delle opere. Per fare questo occorre superare le attuali barriere tra emittenti e produttori ed incentivare meccanismi di self e co-regulation tra gli stessi, ad esempio favorendo il ricorso alle negoziazioni tra le parti a tutti i livelli, sul modello di quanto avviene nel Regno Unito, basato sul nesso di proporzionalità intercorrente tra lo sfruttamento dei diritti e la effettiva partecipazione alla produzione dei contenuti. A tal fine, ritengo opportuno privilegiare forme di investimento virtuose da parte dei broadcaster, quali l’acquisto o la co-produzione, anche allo scopo di pervenire ad una distinzione più chiara tra le attività di produzione e quelle di mera realizzazione d’opera, che risulterebbe coì utile alla corretta ripartizione e gestione dei diritti secondari di sfruttamento delle opere audiovisive. In questo senso può essere implementata la soluzione già individuata dal decreto MISE-BIBACT sulle opere di espressione originale italiana che tutela particolarmente la forma di investimento del pre-acquisto.
·         L’attuale testo dell’ 44, comma 5, tuttavia, demanda unicamente a procedure di autoregolamentazione la disciplina dei rapporti produttore/broadcaster, attribuendo all’Autorità un mero compito di verifica ex post della coerenza di tali procedure con quanto genericamente stabilito dalla legge (gli anzidetti criteri per la limitazione temporale di utilizzo dei diritti secondari e la proporzionalità di tali diritti alla partecipazione finanziaria delle parti a ciascun progetto). Auspico una modifica che renda più incisivo il compito dell’Autorità e che preveda l’attribuzione ad essa, del compito di predisporre delle Linee Guida che assolvano ad una funzione di indirizzo, individuando i criteri cui i rapporti negoziali tra emittenti e produttori devono uniformarsi. I c.d. terms of trade destinati a regolare i rapporti tra le parti e a definire i termini di negoziazione, nonché gli schemi contrattuali che ne derivano, dovrebbero essere redatti in conformità con le Linee Guida. All’Autorità dovrebbe dunque essere attribuita la funzione di vigilare sulla conformità dei terms of trade e degli schemi contrattuali alle proprie Linee Guida e di dirime le eventuali controversie. La best practice di questo modello è rappresentata proprio dal caso inglese e di quanto previsto in particolare dal Communications Act laddove esso attribuisce ad Ofcom competenze dirette e specifiche intese a regolare i rapporti negoziali tra emittenti e produttori.
·         Sono sicuramente di parte, ci tengo però a sottolineare l’importanza del ruolo dell’Autorità sia quale soggetto tenuto alla verifica delle norme che quale “mediatore” nelle procedure di co-regolamentazione tra emittenti e produttori. La valenza dell’Autorità ha una duplice natura: tecnica e politica. Quella tecnica risiede nell’expertise già accumulata negli anni sulla materia, quella politica nel ruolo terzo ed indipendente delineato dal legislatore, che, analogamente a quanto avviene in altri paesi (Regno Unito su tutti) la rende il soggetto ideale per questo tipo di ruolo, ferme restando le necessarie, opportune e doverose interlocuzioni con le altre amministrazioni competenti, siano esse Ministeri, pendo a MIBACT e MISE su tutti, o altre autorità indipendenti, come ad esempio l’Antitrust.
·         Ritengo ormai consolidato il ruolo dei video on-demand, sia come servizio offerto dai broadcaster tradizionali che da parte di nuovi player. In questo caso è giusto operare una distinzione. Un conto sono i servizi on-demand che affiancano e arricchiscono le offerte dei broadcaster, come ad esempio Premium play rispetto a Mediaset Premium, un altro i servizi on-demand puri come ad esempio Netflix. Nel primo caso occorre pensare ad un sistema di obblighi che tenga conto della natura dell’editore che fornisce contenuti in entrambe le modalità, ad esempio mediante un solo obbligo di investimento a livello di gruppo. Nel secondo dovrebbe invece essere richiesto di contribuire alla promozione della produzione audiovisiva ed indipendente come i canali lineari, senza quote minori quali quelle attualmente previste dal legislatore. Un ulteriore aspetto consiste nel tenere conto della dimensione transnazionale dei principali gruppi editoriali, si pensi a Sky o a Vivendi nel momento in cui si impongono obblighi di investimento in singoli mercati nazionali.
·         Infine per quanto riguarda gli over the top che risiedono – letteralmente – al di fuori del perimetro geografico e normativo dell’Unione Europea, la soluzione più concreta, in attesa che arrivi una risposta dalle istituzioni comunitarie atta a creare finalmente un level playing field, è una eventuale tassa di scopo sui ricavi generati nel paese, simile a quella attualmente in adozione in Germania.

9 maggio 2016 Presentata, in pompa magna, al Teatro dell’Opera di Roma “Gomorra – La Serie 2”, da un’idea di Roberto Saviano, una produzione Sky Atlantic alias Sky Italia realizzata da Cattleya e Fandango, in associazione con la tedesca Beta Film. Si tratta di un prodotto di gran qualità (sceneggiatura, regia, fotografia, montaggio…), senza dubbio all’altezza delle serie di livello proposte dalla miglior fiction “made in Usa”. Alla regia, ancora una volta Stefano Sollima (che è anche “showrunner” della serie), con Francesca Comencini, Claudio Cupellini e la “new entry” Claudio Giovannesi, ovvero 4 registi per i 12 nuovi episodi.

10 maggio 2016 La Commissione Europea apre un’indagine approfondita sulla proposta del regolatore tedesco (BNetzA) di consentire a Deutsche Telekom l’upgrade della sua rete in rame tramite vectoring. Secondo la Commissione, è necessario investigare a fondo sulle conseguenze che una scelta del genere potrebbe avere sulla concorrenza in Germania. Per questo il Commissario all’Economia Digitale Gunther Oettinger discuterà a fondo la questione con BnetzA, per verificare se vi siano o meno eventuali problemi di concorrenza a livello comunitario. Secondo la Commissione c’è il rischio che l’investimento di DT sul vectoring possa frenare gli investimenti in fibra. Di fatto, il vectoring è una tecnologia intermedia, meno costosa della fibra, che  consentirebbe di potenziare la rete in rame di DT, garantendo per la prima volta performance superiori a 50 Mbit/s a 1,4 milioni di abitazioni. Il problema, però, riguarderebbe l’accesso alla rete dei competitor, perché il vectoring non permetterebbe l’unbundling. La Commissione Ue ha tre mesi per prendere una decisione definitiva e sta lavorando a stretto contatto con il Berec, l’organismo che raccoglie i regolatori europei. Al termine dell’indagine la Commissione potrebbe ritirare le sue riserve oppure raccomandare al regolatore tedesco di modificare o ritirare la sua proposta. BNetzA ha detto chiaramente che Deutsche Telekom è l’unico operatore in Germania in grado di installare il vectoring sulla sua rete, che potrebbe in questo modo servire fino al 90% dei 6 milioni di abitazioni in questione. Le tecnologie che potrebbero consentire ai concorrenti di accedere alla rete di DT sono giudicate troppo costose. Lo stesso vale per un’altra opzione, vale a dire una tecnologia per l’accesso virtuale alla rete a livello di cabine stradali da parte degli operatori alternativi, ma anch’essa presenta dei limiti economici e di controllo. Secondo le stime di JP Morgan, l’uso del vectoring, che permette di rimandare la sostituzione di milioni di cavi in rame nelle abitazioni, permette di abbattere i costi fino all’80% per linea.

10 maggio 2016 La filiale belga di Orange Mobistar assume la denominazione di Orange Belgio con 3 milioni 29 mila abbonati alla fine del primo trimestre 2016

10 maggio 2016 Partnership rinnovata per altri cinque anni tra Sky Italia e Fastweb che avevano stretto un accordo nel 2011 per il lancio del primo pacchetto congiunto banda larga e pay tv. La nuova intesa è di maggiore portata. Viene infatti esteso il numero di servizi di Sky e Fastweb che saranno proposti insieme, in modo da offrire ai clienti ancora più libertà nello scegliere il profilo più adatto alle proprie esigenze web e di tv. Il nuovo accordo, oltre ai pacchetti di abbonamento dell’offerta Sky via satellite, consente in alternativa di abbinare ai servizi Fastweb anche Sky Online. La internet tv di Sky che permette di vedere in streaming anche dalla tv di casa, grazie a Sky Online Tv Box, un’ampia selezione di contenuti di cinema, intrattenimento e sport della piattaforma, con la massima semplicità e immediatezza.“In questo modo – spiega Sky in una nota – il consumatore avrà la possibilità di scegliere tra le diverse combinazioni a disposizione la soluzione più congeniale tra Sky Online e l’abbonamento satellitare, che mette a disposizione oltre 150 canali (circa 60 canali in HD e uno in 3D), tutte le funzionalità del My Sky HD, Sky On Demand e Sky Go”. Nel 2011 Fastweb e Sky avevano lanciato, per la prima volta sul mercato italiano, un’offerta congiunta Internet-telefono più Pay tv, che garantisce ai clienti che sottoscrivono entrambi i servizi un importante vantaggio economico (oggi con risparmi superiori ai 300 euro già nel primo anno di abbonamento rispetto all’acquisto disgiunto a listino) oltre che una maggiore praticità (attivazione coordinata, un unico conto mensile, un unico call center di riferimento).

10 maggio 2016 Mondadori annuncia l’acquisto di Banzai Media Holding per 45 milioni di euro. Un’operazione importante perché Mondadori acquisisce così 17 milioni di nuovi utenti unici che, sommati ai suoi 9 milioni, la faranno diventare il terzo operatore Internet in Italia dopo Google e Facebook.

11 maggio 2016 Con 372 voti a favore fra cui quelli di Ala, 51 contrari e l’astensione dei grillini, la Camera dei Deputati converte definitivamente in legge il DDL Cirinnà sulle Unione Civili peraltro limitate alle sole coppie omosessuali. Il Leghista Salvini invita i sindaci alla disobbedianza civilementre alcuni parlamentari contrari alla legge avviano la raccolta  di firme per un referendum abrogativo.

La legge sulle Unioni civili introduce due istituti completamente diversi per le coppie omosessuali e per le coppie etero. Per le prime arrivano le unioni civili, per le quali ci sono una serie di diritti e doveri molto forti, che le avvicinano al matrimonio, tra cui la reversibilita' della pensione ma non le adozioni; per le seconde nascono le convivenze di fatto, per le quali gli obblighi reciproci sono molto minori e mancano i principali diritti, come la reversibilita'.

11 maggio 2016 Amazon, gruppo leader dell’eCommerce, lancia Video Direct, un servizio che permette ai produttori di video di mettere i propri film online, come si fa già da anni su YouTube (Google) – che invece si sta spostando verso la tv in diretta – ma va anche oltre. I produttori di video guadagneranno da pubblicità e royalty (fino a 75 mila dollari l’anno per un video) oltre ad avere la visibilità garantita dall’apparire sulla piattaforma di video on-line di Amazon che, dalla sua, potrà allargare la base clienti incentivando anche tutti gli altri servizi sotto il proprio cappello. “E’ entusiasmante – ha commentato Jim Freeman, vice president di Amazon Video – pensare che così possiamo facilitare il compito ai produttori di contenuti di trovarsi un’audience e agli utenti quello di reperirli online”. Più precisamente, i videomaker potranno usare Amazon Video Direct per distribuire i loro film in tutti quei Paesi dove il servizio del gruppo è operativo. Al momento si partirà da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Austria e Giappone.Potranno inoltre scegliere tra diversi modelli di distribuzione. Una possibilità è l’inserimento gratuito nel catalogo di Prime Video. I creatori riceveranno quindi 0,15 dollari per ogni ora di visione dei loro film negli Stati Uniti e 0,06 dollari all’estero. Il limite annuo sarà di 500 mila ore per titolo, che permetterà di sperare in un pagamento massimo di 75 mila dollari l’anno per video pubblicato online. I videomaker potranno però anche proporre le loro produzioni in abbonamento, a noleggio o venderli per titolo o ancora, gratuitamente guadagnando dalla pubblicità. In questi casi, i creatori riceveranno il 55% dei ricavi netti della pubblicità generata sui loro contenuti (così come fa YouTube) oppure il 50% dei ricavi netti derivanti da abbonamenti, vendite o noleggi. Amazon promette anche di distribuire un bonus mensile di 1 milione di dollari tra i produttori dei 100 titoli più popolari su Amazon Video Direct. Tra i partner del nuovo servizio figurano già noti brand come Mattel o il Guardian, Mashable o la società di distribuzione Samuel Goldwyn Films. Negli ultimi anni Amazon ha investito massicciamente sui video online, apparendo sempre più come un rivale di Netflix anche se il proprio servizio è presente in un numero più limitato di Paesi. La sua library comprende ormai migliaia di film e serie tv che proporne in streaming agli abbonamenti del proprio servizio Prime.

La sfida tra gli Over-The-Top si sposta sul film-sharing. A dare il calcio d’avvio è Amazon. Jeff Bezos, dopo aver dichiarato guerra a Netflix nella distribuzione in streaming di film e serie tv originali,  varca i confini di nuove frontiere. A Vivendi, impegnata con Fnac in un piano anti-Amazon, toccherà imboccare anche questa nuova via per stare al passo ed è possibile che lo faccia visto che possiede Dailymotion.

11 maggio 2016 Come largamente previsto, la Commissione Europea non autorizza la vendita della filiale britannica di Telefonica 02 a Hutchinson da parte di Telefonica che avrebbe spianato le porte alla sua fusione  con l’operatore mobile del gruppo di Hong Kong, Three. L’operazione, del valore di 13,3 miliardi di euro, avrebbe ridotto da quattro a tre il numero di operatori mobili nel Regno Unito. La decisione è maturata per via delle ‘forti preoccupazioni’ dell’Antitrust Ue sulle ripercussioni che l’operazione avrebbe avuto sulla concorrenza nel mercato mobile, sulla scelta degli utenti e sui prezzi, che sarebbero inevitabilmente aumentati. O2 è il secondo operatore mobile britannico, con una quota del 29,8%, mentre Hutchison controlla il 14,2% con il marchio 3. Leader del mercato, con il 31,8%, è EE recentemente acquisito dall’ex incumbent BT. E’ la prima volta che la Commissione boccia un progetto di fusione in un mercato così importante, anche se lo scorso ano l’intransigenza dell’Antitrust aveva fatto saltare il matrimonio tra Telenor e TeliaSonera in Danimarca. Secondo il Financial Times, la decisione mette a rischio operazioni per decine di miliardi di euro in tutta Europa e segna una netta inversione di tendenza rispetto a quanto fatto dal precedente esecutivo europeo, che aveva approvato – anche se a fronte di rigidi paletti per tutelare la concorrenza – la riduzione da quattro tre operatori  in Austria, Irlanda e Germania con le fusioni, rispettivamente tra Orange Austria e 3 (2012), O2 e 3 Ireland (2013) e O2 ed ePlus (2013). A rischio anche il progetto di fusione avviato in Italia tra 3 Italia e Wind.

11 maggio 2016 Mediaset ha presentato i risultati del primo trimestre. In crescita ricavi, utili e pubblicità ma pesa ancora il rosso della pay tv acquistata da Vivendi Premium. I ricavi netti continuano, infatti, a crescere e sono pari a 786,1 milioni di euro in aumento rispetto ai 718,5 milioni del primo trimestre 2015 (+67,6 milioni di euro). n particolare, i ricavi in Italia sono stati pari a 556,0 milioni di euro rispetto ai 498,2 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente. In Spagna i ricavi ammontano a 230,7 milioni di euro rispetto ai 220,7 milioni del 2015. Va bene anche la pubblicità: in Spagna i ricavi pubblicitari televisivi lordi si sono attestati a 222,2 milioni di euro rispetto ai 216,5 milioni dell’esercizio precedente. In Italia hanno raggiunto i 498,1 milioni di euro rispetto ai 484,6 milioni di euro dei primi tre mesi 2015. Mediaset segnala anche che al 31 marzo 2016 la raccolta dell’azienda in Italia registra segno positivo da 11 mesi consecutivi, “un’evidenza della competitività dell’offerta crossmediale dei mezzi del gruppo”. L’Ebit è positivo per 105,4 milioni di euro rispetto ai 44,6 milioni dell’omologo trimestre precedente (+60,8 milioni di euro). L’utile delle attività in continuità è pari a 38,6 milioni di euro rispetto alla perdita di 0,1 milioni di euro registrata nel primo trimestre 2015 (+38,7 milioni di euro). Vanno bene anche gli ascolti televisivi: nei primi tre mesi dell’anno le reti Mediaset confermano una netta leadership sul target commerciale sia in Italia sia in Spagna. In Italia, Mediaset è leader sul target commerciale 15-64 anni con il 34,1% di share nelle 24 ore. In Spagna, le reti televisive Mediaset España mantengono la leadership assoluta nelle 24 ore con il 29,4% di share. Mediaset chiude insomma un periodo che evidenzia risultati migliori rispetto ai primi tre mesi dell’esercizio 2015 se non fosse per le perdite sulle quali pesano i 600 milioni di euro investiti per acquistare i diritti televisivi della Champions League, che non ha portato i risultati sperati in termini di aumento degli abbonamenti di Premium che continua ad arrancare. “Era molto tempo che non vedevamo una simile crescita dei ricavi”, ha detto il direttore finanziario di Mediaset, Marco Giordani. Effettivamente così è, ma c’è ancora Premium che intralcia l’ascesa. Il risultato netto è, infatti, negativo per 18 milioni di euro rispetto ai +0,6 milioni euro conseguiti nello stesso periodo del 2015. Sul dato ha inciso negativamente, precisa la stessa Mediaset, il risultato netto delle attività discontinue (Mediaset Premium) pari a 56,6 milioni di euro (a fronte dei +0,7 milioni di euro nello stesso periodo del 2015). L’indebitamento finanziario netto è passato dagli 859,4 milioni di euro del 31 dicembre 2015 ai 908,1 milioni di euro del 31 marzo 2016. L’incremento è dovuto principalmente all’investimento di 91,4 milioni di euro per il completamento del piano di riacquisto di azioni proprie con obiettivo l’incremento della quota di controllo in Mediaset España.

12 de mayo: en Brasil, el Senado suspende a la presidenta Dilma Rousseff de sus funciones, por 180 días, para que pueda dedicarse exclusivamente a su defensa en el juicio político por presuntamente utilizar préstamos de bancos estatales para cubrir el déficit fiscal y pagar programas sociales previamente a su reelección en 2014. La reemplazó su vicepresidente Michel Temer, ya desde hacía poco crítico con Roussef

12 maggio 2016 Concorrenza sempre più agguerrita tra le piattaforme di sharing. YouTube è al lavoro per diversificare la propria offerta mentre Amazon le sta alle calcagna e si prepara a mettere sul mercato un servizio per la condivisione di film. Dopo aver annunciato il prossimo lancio della tv in diretta, l’azienda che fa capo a Google presenta adesso un nuovo servizio che permetterà di incentivare lo sharing e la visione dei propri video. La condivisione sarà più semplice grazie a un servizio di messaggeria interna, al momento disponibile per un numero limitato di utenti, ma che presto sarà esteso a tutti. Un servizio in diretta concorrenza con quelli già noti come Messenger di Facebook o Snapchat. La messaggeria di YouTube permetterà ai propri utenti di comunicare in privato direttamente da un’app mobile magari commentando i video postati sempre in questo apposito spazio dedicato alle conversazioni. La piattaforma di Google continua a regnare nel mondo dei video online con oltre un miliardo di utenti e ‘centinaia di milioni di ore di visione ogni ora”. Facebook e Snapchat però incalzano La concorrenza è sempre più agguerrita. Il social network più popolare del mondo dichiarava a settembre scorso che sulla propria piattaforma vengono visti ogni giorno 8 miliardi di video. Dalla sua, l’app Snapchat ha raggiunto il mese scorso la soglia dei 10 miliardi di video visti quotidianamente

Il governo britannico, nell’ambito del rinnovo della Royal Charter che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2017,  presenta il Libro Verde contenente il progetto di riforma per la BBC che le garantisce il canone per almeno undici anni e le consente di nominare in modo indipendente la maggioranza dei membri del proprio CdA. Si troverà per la prima volta sotto la supervisione di un regolare esterno l’OFCOM, l’oautorità indipendente di controllo sui media

12 maggio 2016 Nel Regno Unito previsto il canone anche per l’on-demand La riforma della BBC prevede l’allargamento del canone anche a chi guarda i programmi della tv pubblica sui internet. Al contrario in Italia  computer, smartphone e tablet – se privi di sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare – sono esclusi dal pagamento del canone perché, spiega il Ministero per lo Sviluppo economico, non costituiscono apparecchi televisivi. Un aspetto controverso che sicuramente in Italia sarà rivisto. Forse si attende che la Rai si trasformi in una vera digital media Company, per poi rivedere questa disposizione che rischia di diventare una scappatoia per gli evasori.  Le nuove disposizioni del governo britannico contenute in un White Paper, anticipato dalla stessa emittente pubblica, prevedono grosse novità, mai viste in 94 anni di vita della BBC, in vista del rinnovo della Royal Charter per fine anno. Il governo ha anche chiesto un cambio di linea editoriale: basta inseguire gli ascolti delle altre tv, la BBC dovrà impegnarsi a offrire al proprio pubblico contenuti di qualità. Ma se alcuni detrattori della riforma ne hanno visto un impegno a indebolire la BBC sul mercato televisivo a favore dei broadcaster privati, altri ne evidenziano invece l’importanza per il raggiungimento di quella che dovrebbe essere la vera mission del servizio pubblico. Altro aspetto importante che balza agli occhi è che in Gran Bretagna è vero sì che, come in Italia, il canone è legato al possesso dell’apparecchio televisivo ma dovranno pagarlo anche quelli che fruiscono solo su internet del servizio on-demand della BBC, come per esempio l’app i-Player. Nel White Paper si evince la volontà chiara di ammodernare il canone estendendolo anche a coloro che consumano online i contenuti della BBC dentro e fuori dalla Gran Bretagna, introducendo sistemi di pagamento flessibili Questo per rispondere alla nuova impennata di consumo di contenuti da dispositivi mobili come si può chiaramente vedere da questa tabella della BBC.

BBC-13Maggio2016

 Le novità più importanti della riforma della BBC: L’abolizione del BBC Trust, organo di garanzia interno che tradizionalmente ne assicurava l’indipendenza, di fatto sostituito da un Consiglio di amministrazione. Il passaggio della supervisione sotto il controllo dell’Ofcom – Autorità delle comunicazioni – che avrà funzioni ispettive. La BBC passerà così per la prima volta sotto la vigilanza di organismo indipendente ed esterno. Queste funzioni in Italia vengono svolte dalla Commissione parlamentare di Vigilanza che è organo chiaramente politico. La riforma garantirà un canone per almeno 11 anni. La BBC raccoglie attualmente 3,7 miliardi di sterline, pari a 4,7 miliardi di euro da un canone annuo di 145,50 sterline (pari a 184 euro) dovuto dai cittadini in possesso di un apparecchio tv nel Paese. Pagamento del canone anche per coloro che guardano i programmi della BBC on-demand sul servizio internet. La maggioranza dei membri del Cda sarà nominata in modo indipendente. La BBC potrà nominarne almeno la metà. Autonomia di spesa ridotta e sottoposta a un maggiore controllo dall’alto. Saranno rese pubbliche le remunerazioni di tutti i dipendenti della BBC superiori a 150 mila sterline all’anno e i cachet delle star oltre 450 mila sterline dopo il piano di tagli alle spese della tv deciso dal Governo. Per il Ministro inglese alla Cultura, John Whittingdale, “è un cambiamento importante in quanto, in passato, chi guidava la BBC veniva nominato dal Governo”. Questa riforma, ha aggiunto Whittingdale, concede “alla BBC un’autonomia molto più importante nei confronti del Governo sulle questioni editoriali, la gestione e l’elaborazione del budget attraverso un documento la cui durata è più lunga“.

13 maggio 2016 Nel corso dell’ultima riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti Coreper, in vista del prossimo Consiglio del 26 maggio, gli Stati europei hanno approvato un documento volto a introdurre un limite temporale fisso per la portabilità dei contenuti a pagamento oltre le frontiere. Nella stessa riunione hanno altresì raggiunto un accordo sulle nuove regole per la riallocazione della banda 700Mhz alla banda larga mobile entro il 2020, con la possibilità – a fronte di ‘giustificati motivi’ – di un’estensione di massimo due anni così come previsto nel Rapporto Lamy. I motivi del ritardo possono includere questioni di irrisolto coordinamento transfrontaliero; problemi di interferenze; la necessità di garantire la migrazione tecnica a standard di trasmissione televisiva avanzata in presenza di un’ampia fetta di popolazione interessata dal processo; costi di transizione superiori ai ricavi attesi dalla procedura di assegnazione o cause di forza maggiore. Gli Stati che dovessero essere interessati da questo tipo di problematiche dovrebbero puntualmente informare la Commissione e gli altri Stati membri della loro roadmap. Per quanto riguarda invece lo spettro al di sotto dei 700 MHz (470-694 MHz), l’accordo, con un solo paese astenuto, prevede che i Governi ne garantiscano la disponibilità per i servizi televisivi fino almeno al 2030. In quest’ultimo caso, come suggerito anche dal rapporto Lamy e come raccomandato dal gruppo Politica dello spettro radio nel suo parere del 2015, un riesame previsto per il 2025. L’accordo dovrebbe aprire la strada all’armonizzazione dell’uso dell’importante porzione di banda, considerata essenziale per la copertura universale della banda larga mobile e per la futura implementazione paneuropea dei servizi mobili 5G. Francia e Germania hanno già proceduto all’assegnazione delle frequenze 700Mhz alle telco. In Francia, l’asta ha fruttato 2,8 miliardi di euro, in Germania lo Stato ha incassato 1 miliardo di euro. L’Italia è invece capofila di un gruppo di Paesi che chiedevano il rinvio del termine per la riallocazione al 31 dicembre 2022 evidenziando innanzitutto le difficoltà del trasferimento dei servizi DTT al di fuori della banda dei 700MHz in particolare per quei paesi,  come appunto il nostro, in cui la televisione digitale terrestre è la principale piattaforma per la ricezione dei canali televisivi. Nel nostro paese, la banda 700 è occupata al 60% da emittenti nazionali e locali, tutti con diritti d’uso in scadenza nel 2032.

15 maggio 2016 Google potrebbe essere condannata a una multa record da 3 miliardi di euro per abuso di posizione dominante sul mercato europeo della ricerca online. Stando a quanto riporta il Daily Telegraph, la Commissione Ue è pronta a sanzionare il colosso di Mountain View, chiudendo così il dossier aperto sette anni fa. Secondo fonti Ue, sentite dal quotidiano britannico, i funzionari dell’Antitrust starebbero limando gli ultimi dettagli ed entro giugno dovrebbe essere annunciato il provvedimento

15 maggio 2016 Cambiamenti in vista nella Ue per le piattaforme che distribuiscono contenuti online come Netflix o Amazon Prime. Presto anche i servizi di video on-demand potrebbero dover rispettare una quota del 20% di opere europee nella offerta proposta in ogni Paese Ue nel quale operano. Secondo quanto riferisce Les Echos, questa è la base sulla quale sta lavorando la Commissione Ue nell’ambito della revisione della Direttiva sui servizi media audiovisivi che dovrebbe partire dal prossimo autunno. Parlando della riforma di queste disposizioni in occasione dell’incontro con l’industria cinematografica domenica al Festival di Cannes, Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, ha dichiarato: “E’ il momento di aggiornarle in modo che riflettano la nuova realtà online e il mondo digitale che cambia, anche per creare un level playing field” tra newcomers e broadcaster.

15 maggio 2016  Diritto d’autore e portabilità dei contenuti al centro dell’intervento di Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, all’incontro tenutosi ieri al Festival di Cannes “La tecnologia digitale ha trasformato la produzione e la distribuzione cinematografica: il modo in cui guardiamo e godiamo dei film“, ha detto Ansip. Le esigenze e le preferenze degli utenti sono cambiate e oggi stiamo assistendo all’esplosione dei servizi on-demand e della visione da dispositivi mobili. Per il Commissario Ue, l’industria cinematografica e tutti coloro che amano i film, “dovrebbero sfruttare al meglio le opportunità offerte da Internet e dalla tecnologia digitale” in vista della realizzazione del Mercato Unico Digitale.Ansip ha quindi ribadito l’importanza di garantire i diritti d’autore, per consentire che venga retribuito il lavoro dei creatori. Il contributo che può dare la Ue, ha indicato Ansip, è quello di offrire all’industria creativa europea le migliori possibilità di sviluppo nei Paesi membri. Ansip ha anche citato il Programma MEDIA a sostegno dell’industria cinematografica per evidenziare l’importanza dei finanziamenti –considerati ‘di vitale importanza’ – a favore della creazione di film di alta qualità e di opere audiovisive. Per il Commissario Ue, “è il momento opportuno per riflettere su nuovi mezzi per finanziare e distribuire i film europei”. Tre le priorità della Ue:
1) Rafforzare l’industria creativa europea nell’era digitale;
2) Aumentare la circolazione delle opere europee;
3) Aiutare il cinema europeo a raggiungere un pubblico più ampio.
Il finanziamento resterà una priorità, ha aggiunto Ansip, ma si può fare di più in materia di policy per il Digital Single Market per aiutare le industria creative e cinematografiche europee. Due le aree principali che, secondo Ansip, hanno bisogno di un approccio più moderno: diritto d’autore e servizi media audiovisivi.  
Portabilità dei contenuti. Il Commissario Ue ha quindi ricordato che lo scorso dicembre la Ue ha presentato la proposta sulla portabilità dei contenuti nella Ue per consentire agli abbonati ai servizi online – per i libri, musica, giochi, film, teatro, sport – di potervi accedere anche quando sono temporaneamente fuori dal proprio Paese. Con questa proposta, ha precisato Ansip, saranno rimosse tutte le barriere come il geoblocking e creati maggiori benefici per i consumatori. Queste misure, ha poi spiegato il Commissario Ue, sono ‘un bene’ anche per le aziende in quanto interverranno su alcune delle ragioni che spingono gli europei alla pirateria o all’uso di tecnologie dell’aria grigia come le VPN (virtual private network) per accedere ai contenuti acquistati legalmente. Per Ansip, le nuove misure sproneranno più persone a pagare per i contenuti. “Questa è la ragione per cui non avrebbe senso limitare il diritto di portabilità“, ha detto ancora Ansip, facendo un chiaro riferimento alla richiesta giunta da alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, di indicare il limite temporale in modo preciso, e che sarà discussa al Consiglio Competitività che si riunirà il 26 maggio. Secondo il Commissario Ue, però, fissare un limite di tempo massimo significherebbe “spingere coloro che superano questa soglia a tornare a usare mezzi indiretti e dubbi per accedere ai contenuti” quando si è fuori dal proprio Paese.
Diritto d’autore. La portabilità, ha quindi ribadito, è solo la prima fase della prevista riforma del copyright. La Ue è già al lavoro per la seconda fase che sarà pronta per l’autunno dove verranno trattate alcune tematiche specifiche come le eccezioni al diritto d’autore specie quelle che hanno effetti transfrontalieri e che dovrebbero essere allineate. La riforma affronterà anche le violazioni del copyright su scala commerciale e l’ammodernamento transfrontaliero dell’enforcement. Ansip è consapevole che la pirateria è una grave minaccia per l’industria cinematografica e ha citato gli ultimi dati dell’Ufficio Ue della Proprietà Intellettuale secondo i quali negli ultimi dodici mesi un quarto dei giovani della Ue ha ammesso di utilizzare fonti illegali per accedere ai contenuti online. “Si tratta di una situazione preoccupante per tutti noi – ha ribadito – e al riguardo abbiamo intenzione di fare qualcosa”. Ansip ha rilanciato, sostenendo che il digitale offre possibilità quasi illimitate, per la produzione e distribuzione di film. Impone nuovi modelli di business come quelle offerte dalle piattaforme online che sono ormai una realtà che fa parte della nostra vita quotidiana e, ha dichiarato “non dobbiamo averne paura“.Anzi, ha osservato, contribuiscono molto all’innovazione, alla società ed economia europea. Presto, ha annunciato, presenteremo la nostra valutazione, dopo mesi di consultazione e analisi, sull’approccio delle piattaforme in Europa.
Revisione Direttiva SMA In conclusione Ansip ha citato la revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi per adeguarla ai tempi ormai mutati. Oggi, infatti, la distribuzione televisiva, il video on-demand e le piattaforme di video-sharing come YouTube rientrano sotto regole diverse. “E’ il momento di aggiornarle – ha detto Ansip – in modo che riflettano la nuova realtà online e il mondo digitale che cambia, anche per creare un level playing field. La nostra proposta porterà anche maggiore flessibilità alle regole per la pubblicità e sosterrà i nostri sforzi per promuovere il lavoro creativo europeo”.

16 maggio 2016 Il grande tennis a Roland Garros trasmesso in un canale ad hoc durante la manifestazioone in ultra alta definizioneUHD sul digitale terrestre a Parigi e nel bouquet satrelliutare Fransat. Contemporaneamente alcune partite grazie ad un’applicazione di realtà virtuale sviluppata dal francese FireKast saranno disponibili su IOSZ,Android e sulla cuffia Samsung Gear VR in UHD a 360 gradi, consentendone la visione in immersione totale, in diretta o in replay 

16 maggio 2016 Il gruppo britannico ITV prende una quota minoritaria nella piattaforma on deamdn Cirkus operante nei paesi scandinavi, lanciata nel dicembre 2013 in Svezia in partnership con l’operatore via cavo ComHem (1,82 milioni di abbonati) e il bouquet DTT a pagamento Boxer (con 600 mila abbonati in Svezia e 300 mila in Danimarca)

17 maggio 2016  In seguito alle dimissioni il  9. maggio del Cancelliere austriaco Werner Faymann, in carica dal 2 dicembre 2008,  dopo un interim assicurato dal vice cancelliere popolare  Reinhold Mitterlehner gli subentra un altro socialdemocrativo, il giornalista economico Christian Kern. Rimarrà in carica come  Bundeskanzler sino al…..

17 maggio 2016 G-B : la BBC pourrait remplacer BBC News et BBC World News par une seule chaîne d'info

17 maggio 2016 in un’intervista rilasciata a Les Echos, Vincent Bolloré dichiara di voler rilanciare Canal + La pay tv è ‘salvabile’ e ‘sarà salvata’, ha detto il presidente di Vivendi precisando che punterà sull’accordo con BeIN Sport, per cui si attende l’ok dell’Antitrust, e su un nuovo approccio di marketing. Il primo intervento riguarderà – a partire da settembre- la drastica riduzione delle ore free-to-air trasmesse sulla pay tv per dare maggiore spinta ai canali criptati quindi accessibili solo agli abbonati. A quasi un anno di distanza dalla riorganizzazione dei vertici di Canal+, Bolloré è convinto che il peggio sia passato anche se la pay tv continua a perdere abbonamenti (400 mila in un anno). Il presidente è convito che, se il gruppo otterrà dall’Autorità per la concorrenza il diritto a distribuire in via esclusiva BeIN Sport, si potrà partire col rilancio delle attività.Arricchire i contenuti di Canal+ con lo sport dovrebbe consentire al gruppo di adeguare e diversificare la commercializzazione della propria offerta, proponendo abbonamenti a prezzi differenti. Una via per attirare nuovi clienti, mantenere quelli che rischiano di lasciare la pay tv o di far lievitare l’abbonamento medio degli altri.

17 maggio 2016 Pubblicato sul sito del governo il questionario  predisposto dagli esperti. Inizia la consultazione con i cittadini in vista del rinnovo della Convenzione. Durerà 45 giorni

17 maggio 2016 In dissenso con l’editore Angelucci proprietario della testata, il direttore Maurizio Belpietro lascia la direzione del quotidiano Libero alla cui guida torna il fondatore Vittorio Feltri recentemente definito come neo antiberlusconiano per aver rottamato definitivamente defuinendolo politicamente “finito” il Presidente di Forza Italia

18 maggio 2016 La commission des Affaires culturelles et de l'Education de l'Assemblée nationale examinera ce mercredi à 9h30 laproposition de résolution européenne de Marietta Karamanli (SRC) et Hervé Gaymard (LR) sur la protection du droit d'auteur dans l'Union européenne, selon son agenda prévisionnel. Rappelons que ce texte prend acte de la volonté de la Commission européenne d'engager une large réforme des droits d'auteur dans le cadre de l'instauration d'un marché unique numérique et s'inquiète d'une éventuelle prolifération des exceptions obligatoires aux droits d'auteur, susceptible de restreindre le potentiel d'adaptation des Etats membres (nos informations du 11 mai).La proposition souhaite notamment le respect du principe de territorialité des droits et, partant, une définition précise et adéquate de la durée de portabilité transfrontière des contenus culturels. Elle demande aussi la valorisation des solutions contractuelles transfrontières existantes, l'ouverture de réflexions sur le statut et les responsabilités des hébergeurs au sein de la directive Commerce électronique, ainsi que le respect du système actuel de copie privée.

18 maggio 2016 Mediaset Espana ha annunciato d’aver raggiunto un accordo per l’acquisto dei diritti televisivi per la trasmissione delle partite dell’Euro 2016 (10 giugno – 10 luglio) che si disputeranno in Francia. Il gruppo televisivo, che possiede i canali televisivi Cuatro e Telecinco, trasmetterà 23 dei 51 match dell’Euro. Ovviamente tutte quelle della Roja, squadra spagnola due volte campione d’Europa.

·         19 maggio: Precipita un airbus dell'Egyptair nel Mare Egeo, a largo della Grecia, parito da Parigi e diretto a Il Cairo.

19 maggio 2016 Linee Guida della Commissione UE. Gli investimenti pubblici per la costruzione o il miglioramento di infrastrutture non sono considerati aiuti di Stato se le infrastrutture in questione non vanno a competere con impianti dello stesso tipo realizzati da società private.È quanto stabiliscono le linee guida pubblicate  dalla Commissione europea per “aiutare le autorità pubbliche e le imprese a determinare in quali casi le misure di sostegno pubblico possono essere concesse senza chiedere l’autorizzazione prevista dalle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato”, come spiega una nota della Ue. Il pubblico, quindi, è libero di investire nelle infrastrutture se queste non vanno ad alterare la concorrenza e se mantengono condizioni di equità nel mercato unico: è il tipico caso, spiegano da Bruxelles, di “strade, infrastrutture ferroviarie, sistemi di approvvigionamento idrico di trattamento delle acque reflue”. Al contrario, “le infrastrutture in settori quali l’energia, la banda larga, i porti o gli aeroporti sono spesso in competizione con altre infrastrutture simili. In questi settori – spiega la Commissione – se un progetto è finanziato con fondi pubblici mentre quelli concorrenti devono operare senza sostegno pubblico, questo può dare al progetto sovvenzionato un vantaggio economico sui rivali”. Questo tipo di finanziamento è quindi “soggetto al controllo preliminare della Commissione ai sensi delle norme sugli aiuti di Stato”.  In Italia, ad esempio, si attende ancora il via libera della UE sul piano del Governo per la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato – i cosiddetti Cluster C e D.  Un piano che oggi è stato definito “molto buono” da Andrus Ansip, Vice President della Commissione per il Digital Single Market. La Ue deve appunto stabilire se le misure di intervento diretto previste dal Governo non costituiscano una forma di aiuti di Stato. In base agli orientamenti pubblicati oggi non dovrebbe essere così, visto che nelle aree in cui sarà il Governo, tramite Infratel, a realizzare le infrastrutture per poi concederle su base ventennale, gli operatori non hanno mostrato interesse a realizzare investimenti perché non considerano quelle aree remunerative. L’intervento diretto sarebbe limitato a una parte del Cluster C (per le quali si stima che gli operatori possano maturare l’interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale) e al Cluster D (aree tipicamente a fallimento di mercato per le quali solo l’intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps).


19 maggio 2016 Orange lancia un nuovo ricevitore Livebox dotato di super wifi e di un decodificatore di segnali un UHD 4K. Nel primo triemstre disponenva di 1,1 milioi di abbonati in fibra ottica

19 maggio 2016 Enel presenta un’offerta per Metroweb ai due azionisti, F2i e Cassa Depositi e Prestiti. L’offerta della società elettrica valorizzerebbe la società 806 milioni di euro, poco meno, quindi, di quella di Telecom Italia, che lo scorso lunedì aveva presentato un’offerta da circa 820 milioni di euro. Anche la proposta di Enel, come quella di Telecom, prevede due opzioni. Secondo quanto riferito da MF, la prima prevede l’acquisizione da parte di Enel Open Fiber della quota di F2i e la successiva fusione con Metroweb. On questo caso il fondo guidato da Renato Ravanelli uscirebbe dalla compagine azionaria. La seconda delle opzioni messe sul piatto comporterebbe in un primo momento  la fusione tra Enel Open Fiber e Metroweb e successivamente un aumento di capitale della nuova entità riservato a Enel. In questo modo, la quota  di F2i si diluirebbe intorno al 25%. A quanto risulta, la società elettrica vorrebbe chiudere in tempo per partecipare ai bandi per l’ultrabroadband nelle aree C e D che a quanto affermato dal sottosegretario Giacomelli dovrebbero partire entro l’inizio dell’estate. Anche l’offerta Telecom prevede due opzioni. La prima è l’acquisto – subito – del 100% di Metroweb per un corrispettivo in contanti di 820 milioni di euro cash. La seconda prevede che Telecom acquisti in un primo momento soltanto il 67% della società, lasciando alla Cassa Depositi e Prestiti – braccio operativo del Governo per gli investimenti strategici – il 33%, che sarebbe poi acquisito a investimenti ultimati. Nell’offerta, datata 9 maggio, si indica un equity value di 650-750 milioni di euro e un enterprise value compreso tra 703 e 816 milioni di euro. L’offerta di Telecom, secondo l’agenzia Radiocor, si è posizionata nella parte più alta del range.

20 maggio 2016 Início do mandato de Tsai Ing-wen, primeira mulher a chegar a presidência do Taiwan.[30]

20 maggio 2016 Il pubblico europeo subirà perdite considerevoli se la Commissione europea insisterà nel portare avanti i suoi piani di erosione dello sfruttamento territoriale dei diritti cinematografici e televisivi. A rivelarlo è un nuovo report presentato dalla società di consulenza economica Oxera insieme alla società di consulenza specializzata nel settore dei media Oliver & Ohlbaum al Festival internazionale del cinema di Cannes. Le modifiche alla legislazione sul diritto d’autore e altre iniziative a livello europeo potrebbero determinare una riduzione sostanziale degli investimenti in contenuti televisivi e cinematografici, con perdite per i consumatori fino a 9,3 miliardi di Euro l’anno, da intendere come perdita di accesso ai contenuti di cui godono attualmente, aumento dei prezzi o esclusione completa dal mercato.  Le proposte dell’UE (delineate lo scorso anno nella strategia della Commissione europea per il Mercato Unico Digitale) eroderebbero lo sfruttamento territoriale consolidato dei diritti televisivi e cinematografici in Europa. L’impatto dell’accesso transfrontaliero ai contenuti audiovisivi sui consumatori dell’UE, anziché aumentare la scelta per i consumatori, in virtù dell’erosione dello sfruttamento territoriale, comporterebbe costi enormi per il pubblico e per l’economia creativa europea, minacciando la diversità culturale in termini sia di produzione sia di distribuzione e riducendo di conseguenza il volume e la qualità dei contenuti originali offerti nell’UE. Le proposte della Commissione hanno come obiettivo il miglioramento dell’accesso online ai contenuti televisivi e cinematografici per i consumatori europei. Dallo studio emerge tuttavia che tali proposte presentano il concreto rischio di produrre l’effetto opposto. Lo studio descrive come le caratteristiche peculiari di questi settori e la natura intrinsecamente rischiosa della produzione di contenuti audiovisivi portano a modelli finanziari di produzione fondati sulla libertà di concedere i contenuti in licenza su base territoriale esclusiva, attirando quindi i finanziamenti in fase di pre-produzione. Una limitazione di questa libertà ridurrebbe drasticamente gli investimenti in nuovi contenuti, con conseguenti effetti negativi per il pubblico. Rappresentanti di rilievo del settore hanno reagito:
§          Chiedendo il mantenimento dell’integrità del principio di territorialità;
§          Affermando la necessità che la Commissione europea riveda le sue proposte di erosione dello sfruttamento territoriale dei contenuti televisivi e cinematografici ed eviti qualsiasi proposta o altra iniziativa che possa rappresentare una minaccia per la concessione in licenza e il finanziamento dei contenuti televisivi e cinematografici, compresa la decisione di concedere licenze su base esclusivamente territoriale;
§          Dichiarando che, pur condividendo l’obiettivo perseguito dalla Commissione di costruire un’economia digitale più forte per il cinema e la televisione, è necessario che la Commissione lavori con e non contro gli operatori del settore per il bene dei consumatori.
I produttori di molti paesi europei hanno espresso particolare preoccupazione circa la possibilità che una limitazione del principio di esclusività territoriale metta a repentaglio la loro capacità di ottenimento di finanziamenti pubblici e comprometta la possibilità di siglare accordi di co-produzione che garantiscono finanziamenti commerciali provenienti da altri Paesi prima dell’inizio delle riprese.

22 maggio 2016 Grazie ai 750 mila voti espressi per corrispondenza al secondo turno delle elezioni presidenziali austriache il verde Alexander Van der Bellen con il 50,3%  ha vinto le elezioni sconfiggendo l'ultranazionalista Norbert Hofer leader della FPOE ed erede di Heider che risultava favorito nei sondaggi. Lo scarto tra il candidato verde e il leader dell'estrema destra risulta di poco più di 31 mila voti.

23 maggio 2016  L’Isis rivendica il doppio attentato  che ha ucciso almeno 100 persone fra cui 41 militari a Aden, nel sud dello Yemen. E’ il secondo in dieci giorni. Il 15 maggio, lo stesso gruppo jihadista aveva rivendicato l'attentato suicida che aveva colpito decine di giovani reclute della polizia a Moukalla, capoluogo della regione Hadramout (sud-est), provocando 41 morti e oltre 50 feriti.

24 maggio 2016 Il gruppo svedese MTG (Modern Times Group) casa madre di Trace, annuncia il perfezionamento della vendita delle proprie quote pari al  38 % nel gruppo audiovisivo russo CTC Media per 123 milioni di dollari (110 M€).

25 maggio 2016 La Commissione Ue presenta le sue proposte di riforma delle norme sull’audiovisivo vecchie di 30 anni: più poteri ai regolatori nazionali, maggiori responsabilità per gli OTT e stop al geoblocking. Le novità permetteranno di creare condizioni più eque per tutti gli operatori, promuovere i film europei, tutelare i minori e contrastare più efficacemente l’incitamento all’odio, il tutto nell’ambito della realizzazione della strategia per il Mercato Unico Digitale. Nello stesso giorno la Commissione  presenta un pacchetto, articolato in tre proposte, che mira a promuovere il commercio elettronico contrastando la pratica del geoblocking, rendendo la consegna transfrontaliera dei pacchi meno costosa e più efficiente e promuovendo la fiducia dei consumatori grazie a una migliore protezione e applicazione delle norme.

Le modifiche alla Direttiva SMA per assicurare un level playing field tra broadcaster e newcomers erano attese da tempo dall’industria di settore, visto che queste norme comuni hanno quasi 30 anni e nel frattempo molte cose sono cambiate. Con l’esplosione delle connessioni mobili è cambiato anche il modo di fruire i contenuti. Gli utenti vogliono poter accedere alle offerte audiovisive anytime, anywhere e any device. Il palinsesto tv è tramontato perché i telespettatori se lo costruiscono su misura grazie ai servizi di video on-demand come Netflix e MUBI. Molto spazio anche alle piattaforme di video-sharing come YouTube e Dailymotion. Da qui la necessità della Ue di intervenire rapidamente per assicurare un level playing field tra broadcaster e newcomers.
Altra importante novità, le modifiche intervenute sulla direttiva SMA assicurano l’indipendenza delle autorità di regolamentazione del settore audiovisivo oltre a offrire maggiore flessibilità alle emittenti con riguardo alla pubblicità. 

Più poteri ai regolatori nazionali  I regolatori nazionali del settore audiovisivo non si occuperanno semplicemente di autoregolamentazione, ma avranno il potere di far rispettare le norme, che, a seconda di quanto previsto dalla legislazione nazionale, potranno anche comportare delle sanzioni. Le autorità di regolamentazione diventeranno realmente indipendenti dai governi e dall’industria. Il ruolo del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi, costituito da tutti i 28 regolatori nazionali del settore audiovisivo, sarà definito nella normativa dell’UE. Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario per il Mercato Unico Digitale, ha dichiarato: “Il mio intento è che le piattaforme online, il settore creativo e l’audiovisivo diventino forze trainanti dell’economia digitale; non voglio che siano appesantiti da norme inutili o superate. Hanno bisogno della certezza di un quadro giuridico moderno ed equo, che intendiamo fornire con la proposta odierna”. L’impianto resta intatto per norme efficaci come quelle sulle responsabilità dei fornitori di servizi online ed estende determinati obblighi alle piattaforme e ad altri operatori digitali per migliorare la protezione degli utenti e garantire parità di condizioni Per Günther Oettinger, Commissario per l’Economia e la società digitali: “Con le nuove norme intendiamo difendere il pluralismo dei media e l’indipendenza dei regolatori del settore audiovisivo e bandire l’incitamento all’odio dalle piattaforme per la condivisione di video. Vogliamo anche assicurare parità di condizioni, un comportamento responsabile, la fiducia nell’ambiente delle piattaforme online e la sua equità”:

Creatività, quota del 20% per gli OTT Attualmente le emittenti televisive europee investono circa il 20% delle loro entrate in contenuti originali e i fornitori di servizi a richiesta meno dell’1%. La Commissione vuole che le emittenti televisive continuino a riservare almeno metà del tempo di trasmissione alle opere europee e obbligherà i fornitori di servizi a richiesta a garantire almeno il 20% di opere europee nei loro cataloghi. La proposta chiarisce inoltre che gli Stati membri possono chiedere ai servizi on-demand disponibili sul territorio nazionale di contribuire finanziariamente alle opere europee.

Pubblicità, maggiore flessibilità  I telespettatori disturbati dal numero eccessivo di annunci pubblicitari possono passare a offerte di contenuti online senza pubblicità, che un decennio fa non esistevano.  La direttiva riveduta offre alle emittenti maggiore flessibilità su quando trasmettere gli annunci: il limite complessivo del 20% del tempo di trasmissione è mantenuto tra le 7 e le 23, ma invece degli attuali 12 minuti all’ora, le emittenti possono scegliere più liberamente quando trasmettere gli annunci nel corso della giornata. Le emittenti e i fornitori di servizi a richiesta godranno inoltre di maggiore flessibilità per l’inserimento di prodotti e la sponsorizzazione, continuando a mantenere i telespettatori informati. Tutte queste misure dovrebbero avere un impatto economico positivo per i fornitori di servizi di media, soprattutto per le emittenti radiotelevisive, e accrescere la loro capacità di investire in contenuti audiovisivi, elemento importante per la competitività dell’industria audiovisiva dell’UE.

Piattaforme online Per le piattaforme online, la Commissione ha delineato un approccio mirato e basato su principi per risolvere i problemi segnalati dai partecipanti alla sua consultazione pubblica sulla valutazione delle piattaforme, che si è svolta nell’arco di un anno (cfr. domande e risposte), e coadiuverà l’industria e le parti interessate nei loro sforzi di autoregolamentazione e coregolamentazione per garantire che questo approccio resti flessibile e aggiornato. In questo senso è indispensabile lavorare sulla fiducia dei consumatori.

La cooperazione transfrontaliera nell’applicazione delle norme garantirà il rispetto, da parte delle piattaforme, degli obblighi concernenti i diritti dei consumatori, ad esempio tramite una chiara indicazione dei risultati delle ricerche sponsorizzate. La Commissione incoraggerà anche l’industria del settore ad intensificare volontariamente gli sforzi per contrastare pratiche come le recensioni online false o fuorvianti e inviterà le piattaforme online a riconoscere diversi tipi di sistemi di identificazione elettronica sicura (eID) che offrano le stesse garanzie dei loro sistemi eID. L’iniziativa per il libero flusso dei dati, prevista per la fine del 2016, faciliterà il passaggio e la portabilità dei dati fra diverse piattaforme online e servizi di cloud computing.

Proposte nuove regole per l’eCommerce Il pacchetto odierno per il commercio elettronico è composto da:
·        Una proposta legislativa contro il geoblocking ingiustificato e altre forme di discriminazione in base alla nazionalità o al luogo di residenza o di stabilimento;
·        Una proposta legislativa sui servizi di consegna transfrontaliera dei pacchi per aumentare la trasparenza dei prezzi e migliorare la sorveglianza normativa;
·        Una proposta legislativa per migliorare l’applicazione dei diritti dei consumatori e fornire orientamenti che chiariscano, tra l’altro, cosa costituisce una pratica commerciale sleale nel mondo digitale.
 Contro il geoblocking La Commissione propone norme per garantire che i consumatori che intendono acquistare prodotti e servizi in un altro paese dell’UE, online o di persona, non siano discriminati in termini di accesso ai prezzi, condizioni di vendita o di pagamento, tranne se ciò sia oggettivamente giustificato per motivi quali l’IVA o disposizioni di legge di interesse generale. Nel mondo online troppo spesso ai consumatori è impedito l’accesso a offerte in altri paesi. Tale discriminazione non è ammissibile nel mercato unico. Ansip informa che le misure contro i sistemi di geoblocking saranno estese a eBook, musica digitale e games.

La proposta di revisione del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori conferirà maggiori poteri alle autorità nazionali in modo che i consumatori possano far meglio valere i loro diritti. Esse potranno:
1.      Verificare se i siti Internet praticano il blocco geografico dei consumatori oppure offrono condizioni post-vendita che non rispettano le norme UE (ad esempio sul diritto di recesso);
2.      Ordinare l’immediata rimozione dei siti web che ospitano offerte truffaldine;
3.      Chiedere informazioni ai gestori dei registri dei nomi di dominio e alle banche per accertare l’identità dell’operatore responsabile.
 La Commissione sta inoltre pubblicando orientamenti aggiornati sulle pratiche commerciali sleali per dare risposte anche alle sfide poste dal mondo digitale. Si tratta di chiarimenti sull’applicazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali.

25 maggio 2016 Secondo il Corriere della Sera la Cassa dei Depositi e Prestiti avrebbe scelto Enel  Open Fiber  come partner per Metroweb, concedendo  all’Enel 2 l’esclusiva sulla base di una poroposta vincolante che ha valutato la società della rete , di cui verrà ceduta uina quoita di maggiranza 814 milioni di euro. Per chiudere l’operazione si attende ora la pronuncia del consiglio di F2i che di Metroweb ha la maggioranza, che ppootrebbe scegliere di fare cassa ovvero vendere la propria quota  ma avrà la possibilità di reionvestire parte dell’incasso  e quindi partecipare con Enel e Cassa dei Depositi  al piano per la larga banda di Metroweb che ora dovrebbe diventare un pericoloso concorrente per Telecom Italia. A esprimersi dovrà essere poi anche Fastweb, che controlla il 10,6% di Metroweb Milano e ha potere di veto sulle modifiche dell’azionariato fino al 2017. In realtà come spottolinea perudentemente Kay4Biz Enel è in vantaggio nella corsa per Metroweb, ma ancora non c’è alcun atto ufficiale da parte della Cassa Depositi e Prestiti

26 maggio 2016 Il Consiglio competitività discute il testo approvato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER)  volto a introdurre un limite temporale fisso per la portabilità dei contenuti a pagamento oltre le frontiere, contro il parere contrario di Andrus Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, in quanto fissare un limite di tempo massimo significherebbe “spingere coloro che superano questa soglia a tornare a usare mezzi indiretti e dubbi per accedere ai contenuti” quando si è fuori dal proprio Paese. Al momento, infatti, gli europei in viaggio nella Ue ricorrono spesso alla pirateria o all’uso di tecnologie dell’aria grigia come le VPN (virtual private network) per accedere ai contenuti acquistati legalmente nella propria nazione

26 maggio 2016 Il gruppo statunitense HBO stringe un accordo con Vodafone Espana per lanciare presto una propria piattaforma di videostreaming sul mercato spagnolo, HBO España, presente  sui servizi IPTV e cavo di Vodafone. Gli abbonati all'offerta Vodafone TV avranno anche l’accesso a HBO España attraverso telefono cellulare, tablet e pc.

26 maggio 2016 La piattaforma TivuSat si arricchisce di due nuovi canali della Rai trasmessi via satellite in alta definizione, Rai Moovie e Rai Premium. Si aggiungono a Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai Sport 1, Rai 4, SuperTennis, Paramount Channel, KBS World e ARTE

26 maggio 2016 L’udizione ieri in Senato dell’ad e del presidente di Telecom Italia, Flavio Cattaneo e Giuseppe Recchi, segna la fine del confronto e una chiara contrapposizione strategica, tra Telecom ed Enel ovvero uno scontro frontale su tutta la linea cin un’azienda sempre più isolata in un contesto politico strategicamente orientato verso la società elettrica.

Sky pensa aII'app per vedere a 360 i talent e lo sport • II futuro? Permettere al telespettatore di ruotare la visione a 360 gradi . Sky propone già, gratis, filmati su Facebook 360 o YouTube 360 o con la app Oculus, tra cui un documentario su S. Pietro e le basiliche papali e un servizio sul campo profughi di Calais. Ma lavora a una app che "immerga", collegando lo smartphone ad appositi occhiali, dentro sport e show: girando su se stesso, lo spettatore vedrà ciò che circonda campioni e cantanti.

27 maggio 2016 Sky Italia punta sempre più sull’innovazione e le tecnologia. Realtà Virtuale (VR) e Ultra Alta Definizione (4K) rappresentano le nuove sfide per la tv e Sky è pronta lanciarsi in questa nuova avventura. Grazie ai contenuti in realtà virtuale sviluppati da Sky – con partner tecnologici e di produzione di tutto il mondo – gli spettatori entrano in luoghi in cui altrimenti non avrebbero accesso e vivono l’evento da una prospettiva unica e sorprendente.  I contenuti VR di Sky sono oggi accessibili sulle piattaforme Facebook 360 e YouTube 360 e visibili anche su Oculus, grazie ai dispositivi Samsung Gear VR e Oculus Rift. Sky in futuro lancerà una Sky VR app dedicata che garantirà l’accesso su un’unica piattaforma a tutti i contenuti finora prodotti e ai tanti che saranno realizzati in questi mesi. Per coordinare lo sviluppo e la realizzazione di contenuti in Realtà Virtuale in tutti i paesi in cui opera Sky è stato creato lo Sky VR Studio, un polo produttivo che nasce con l’obiettivo di sperimentare le tante potenzialità offerte da questa tecnologia e di mettere a fattor comune il know-how maturato in questi anni dal Gruppo.

28-30 maggio 2016 Week end funestato da almeno 700 morti sulle coste libioche del Mediterraneo nonopstante il pronto intervento della Marina militare italiana . Tra giugno e luglio, nelle intenzioni del ministro dell'Interno, si ripristineranno i 1.550 posti chiesti dall'Unione europea per i Cie (centri di identificazione e espulsione)

29 maggio 2016 Muore André Rousselet fondatore di Canal +

30 maggio 2016 Assalto al primo fortino dell'Isis", "Le truppe speciali entrano a Falluja".

30 maggio 2016 Canal+ propose plusieurs offres promotionnelles « série limitée » à l'occasion de l'UEFA Euro 2016. L'offre associantCanalsat Panorama et beIN Sports est affichée à 20 euros par mois pendant un an, au lieu de 34,90 €. Celle qui comprend les 6 chaînes Canal+ et beIN Sports est proposée à 30 € par mois au lieu de 49,90 €. Une troisième offre reprend les 6 chaînes Canal+, l'offre 100 % Sport de Canalsat et beIN Sports pour 35 € par mois au lieu de 59,90 €. Le premier mois d'abonnement est offert. Les trois offres promotionnelles incluent l'offre Multisports (golf, foot, rugby) offerte pendant 3 mois (10 € par mois à l'issue de cette période), ainsi que myCanal. L'offre est valable jusqu'au 10 juillet

30 maggio 2016 Vivendi acquista Gameloft, comincia l’era dei videogame. Conclusa con successo l'Opa sull’editore di videogame per smartphone Gameloft. Anche se la media company guidata da Vincent Bolloré detiene adesso la maggioranza dell’editore di videogame per cellulari, bisognerà attendere qualche giorno per sapere con esattezza l’entità della partecipazione che inizialmente era del 30%. Si ritira sconfitto Michel Guillemot, fondatore di Gameloft, che ha resistito fino alla fine contro l’avanzata di Bolloré

30 maggio 2016 Il gruppo spagnolo Cellnex Telecom, che punta all’acquisto in Italia delle torri di Inwitt, con un investimento di 109 milioni di euro acquista Protelindo Netherlands, filiale del gruppo indonesiano PT Sarana Menara Nusantara, che gestisce 261 siti di telefonia mobile. La società spagnola, che ha in pancia anche le torri di Wind e Abertis, controlla in Europa un totale di 15.120 torri, tra cui 7.708 in Italia e 7.412 in Spagna (con Cellnex Italia che contribuisce 35% dei ricavi totali) Nei primi tre mesi del 2016 ha realizzato ricavi per 165 milioni di euro, in crescita del 41% sul risultato dell’anno precedente. L’Ebitda ha registrato una crescita, del 26% anno su anno, a 63 milioni di euro. L’utile netto è cresciuto a 11 milioni di euro rispetto a 8 milioni di euro nel primo trimestre del 2015.

30 maggio 2016 L’attività di installazione dei nuovi contatori intelligenti 2G (smart meter) di seconda generazione da parte di Enel Distribuzione va separata “chiaramente” (dal punto di vista regolatorio e contabile) da quella di Enel Open Fiber, il ramo d’azienda che si occuperà della posa della fibra spenta da affittare all’ingrosso agli operatori Tlc. E’ quanto si evince dal parere dell’Autorità Garante per l’energia elettrica, il gas e i servizi idroelettrici (Aeegsi) sui contatori di nuova generazione,  messo a consultazione fino al 27 giugno, nel quale si legge che “le attività per la fibra ottica dovranno essere rendicontate separatamente rispetto a quelle di distribuzione e di misura”.  Insomma, business perimetrati e ben distinti fra contatori e fibra ‘elettrica’. Eventuali sinergie infrastrutturali per velocizzare la diffusione dell’ultrabroadband, nel quadro dell’attuazione della Strategia nazionale per la Banda Ultralarga raccomandate dalla Ue e recepite dal Dlgs 33/2016, dovranno quindi evitare “discriminazioni e trasferimenti incrociati di risorse tra attività e tra comparti in cui operano gli esercenti”. L’orientamento è “garantire la neutralità della gestione delle infrastrutture essenziali per lo sviluppo di un libero mercato energetico e impedire trasferimenti incrociati di risorse tra i segmenti delle filiere”, si legge nel provvedimento dell’Autorità per l’Energia Elettrica. Ciò significa che nell’ambito del medesimo gruppo non saranno possibili “in ottica di unbundling contabile e funzionale …. trasferimenti.

1 giugno 2016 In presenza anche di Angela Merkel e Matteo Renti inauguirazione e a<pertura del  tunnel di base del Gottardo e la nuova linea del Gottardo Sud in Svizzera
 


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