Maggio
2016 Discover, la piattaforma lanciata all’inizio del 2015 da Snapchat che
permette di accedere a contenuti di media partners, firma un accordo (non exclusivo)
con il network NBC per diffondere i migliori momenti dei Giochi Olimpici. Snap-chat
gestirà una « diretta » alimentata da contenuti della filiale di Comcast,
nonche foto e video giranti da atleti e spettatori negli stadi.
1 maggio 2016 Il Comitato interministeriale per la
programmazione economica (Cipe), riunitosi in via straordinaria a palazzo Chigi
approva il Programma nazionale per la Ricerca per il periodo 2015-2020. Prevede
un maxi stanziamento di sono 3,5 miliardi di euro, di cui 2,5 destinati alla
ricerca e 1 miliardo alla cultura, A questo va aggiunto un incremento del 27%
delle risorse del MiBACT nel 2016. “Ricerca e cultura smettono di essere i
settori da tagliare e diventano quelli su cui investire”, aveva annunciato il
Premier Matteo Renzi nella Enews. I finanziamenti serviranno per una azione di
rafforzamento dell’offerta culturale del nostro Paese e di potenziamento della
fruizione turistica. I 2,5 miliardi stanziati per la ricerca si compongono di
1,9 miliardi di euro a carico del bilancio del MIUR e del Pon Ricerca e di 500
milioni di euro a carico del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020.
1 maggio 2016 Annunciata per il primo maggio sul sito
del Governo slitta la pubblicazione del questionario sul servizio pubblico Rai
destinato ai cittadini in previsione del rinnovo della Concessione.
Consultazione online che durerà 45 giorni e quindi, che avrebbe dovuto
proseguire sino al 15 giugno. Gli esiti, elaborati ancora una volta dall’Istat,
serviranno poi al Consiglio dei Ministri per varare la proposta di rinnovo
della convenzione Stato-Rai da sottoporre al Parlamento.
2 maggio 2016 Hulu ha in cantiere un nuovo progetto
per completare il proprio servizio di video on-demand. Stando a quanto
riferisce il Wall Street Journal, che
cita fonti vicine al gruppo, molto presto la piattaforma offrirà in abbonamento
anche la tv lineare via internet dove sarà possibile guardare in streaming
programmi in diretta provenienti dai maggiori network e dagli operatori via
cavo.. Una mossa questa che permetterà di competere meglio su un mercato sempre
più agguerrito e fronteggiare il fenomeno del cord-cutting che si sta facendo
sentire fortemente negli Stati Uniti. Secondo dei dati forniti dalla CNN, un
americano su quattro attualmente non paga per avere la tv e nel 2025 metà di
tutti gli adulti sotto i 32 anni disdiranno gli abbonamenti televisivi. Provider
via cavo come Dish (Sling TV) e Sony (PlayStation Vue) hanno già lanciato
servizi simili di Tv Over-The-Top con prezzi che vanno dai 20 ai 40 dollari al
mese. I proprietari di Hulu – Walt Disney, 21st Century Fox e Comcast – stanno
finalizzando gli accordi per avere i diritti tv per i programmi da
trasmettere.L’offerta comprenderà sicuramente i canali Disney ABC, ESPN e
Disney Channel, ma anche quelli di Fox come Fox News, FX e i canali sportivi
regionali e nazionali del network.Oltre al live stream, agli abbonati verrà
offerto anche un servizio cloud per la registrazione video e la funzione
on-demand. L’asse del mercato audiovisivo si è ormai spostato verso lo
streaming ma adesso va anche oltre. Da tempo Time Warner tenta la scalata a
Hulu che negli USA è il principale competitor di Netflix ed è stimato in 5
miliardi di dollari.
3 maggio 2016 La FCC autorizza
l’acquisto di Cablevision da parte del gruppo franco israeliano Altice casa
madre del gruppo SFR di Patrick Drahi per 17,7 miliardi di dollari
3 maggio 2016 OCS potrebbe lanciare
entro la fine dell’anno il proprio bouquet di canali di fiction e di cinema
anche in modalità OTT
4 maggio 2016 Ufficializzata l’intesa tra Fiat
Chrysler (FCA) e Google. La prima fornirà alla casa madre della web company,
Alphabet, un centinaio di auto per ampliare i test sulle vetture senza
conducente. Questa partnership acquisisce una notevole importanza per questo
nascente comparto e non è detto che dopo Google, anche Apple o Uber non tentino
la via dell’accordo con le case automobilistiche che possiedono la capacità di
produzione che manca alla tech-company. Google e FCA fanno insomma da
apripista, lanciando un modello che presto potrebbe essere replicato su un
mercato che minaccia di far crollare le vendite della auto tradizionali. FCA
progetterà appositamente per Alphabet una versione adattata della monovolume
Chrysler Pacifica, presentata lo scorso gennaio al salone delle auto di
Detroit, che integrerà le tecnologie della web company, in particolare il
software del conducente autonomo e i sensori che permettono di registrare
quanto accade intorno al veicolo. Gli ingegneri di Alphabet lavoreranno con
quelli di FCA in una sede comune nel Michigan. I veicoli serviranno unicamente
per i test di Alphabet e non saranno messi in commercio. Arriveranno sulle
strade entro la fine dell’anno e consentiranno di raddoppiare e anche di più la
flotta delle Google Car. L’accordo con Fiat Chrysler potrebbe essere replicato
da Apple e Uber o altre aziende tecnologiche, interessate a intraprendere la
stessa strada e lavorare a stretto contatto con le case automobilistiche
4 maggio 2016 Via libera alla scalata di Vivendi a
Gameloft. La Corte d’Appello di Parigi respinge il ricorso dell’editore di
videogame, spianando la strada all’avanzata del gruppo guidato da Vincent
Bolloré che lo scorso febbraio aveva lanciato l’Opa.La famiglia Guillemot, che
controlla Gameloft e Ubisoft, non potrà contare su quella tregua nella quale
sperava per organizzarsi e passare al contrattacco. L’opa ostile di Vivendi a questo punto si chiuderà, secondo le
previsioni, il 27 maggio.
4 maggio 2016 Il CdA Rai approva il bilancio 2015. La
Raio chiode l’esercizoio riducendo le
perdite e pensa già al futuro. Il piano industriale del direttore generale
Antonio Campo Dall’Orto è pronto a essere lanciato e vedrà in primo luogo la
trasformazione della tv pubblica in una media company digitale che dovrebbe
quindi essere multipiattaforma, multiscreen, adeguata all’evolvere delle nuove
esigenze dei consumatori, declinata anche ai nuovi standard tecnologici come
l’Ultra Alta Definizione (4K) con la quale la Rai farà il gran debutto, insieme
a Eutelsat e TivùSat, per l’Euro 2016 di giugno.Per raccogliere le nuove
sfide la Rai potrà contare sul maggiore gettito proveniente dal canone che da
luglio si pagherà con la bolletta elettrica, consentendo di combattere più
incisivamente l’evasione che finora ha flagellato la tv pubblica. Campo
Dall’Orto presenta le previsioni sul
canone 2016-2018, indicando che si stimano maggiori entrate per 174 milioni di
euro su un extra-gettito di 300 milioni dal quale detrarre l’Iva, la tassa di
concessione e il prelievo del 5% fissato dalla Legge di Stabilità 2015. Le
famiglie paganti, riporta Il Sole 24Ore, dovrebbero salire da 15,5 a 23 milioni
(su 25 milioni di utenze elettriche di prima casa) con un tasso di morosità che
dovrebbe crollare dal 27 all’8% delle famiglie con ulteriore riduzione dello
0,5% annuo nel 2017 e nel 2018.
5
maggio 2016 Per la prima volta un musulmano figlio di immigrati, il deputato
laburista di origini pachistane Sadiq Khan vince al secondo turno con il 56,9%
dei voti le elezioni comunali ed è
eletto sindaco di Londra, sconfiggendo il conservatore Zac Goldsmith, rampollo
di una ricca famiglia britannica
Non basta più
offrire in streaming serie tv originali, come fa il leader del settore Netflix
Netflix: secondo i suoi concorrenti bisogna andare oltre e la nuova sfida è la
tv online in diretta.
5 maggio 2016 YouTube è pronta a lanciarsi nella Tv in
diretta. La piattaforma di Google/Alphabet, stando a quanto riporta Bloomberg
che cita fonti vicine al dossier, potrebbe lanciare il servizio a pagamento
Unplugged già dal prossimo anno a meno di 40 dollari al mese. Su YouTube sarà
così possibile vedere alcuni canali della tv via cavo, sulla scia di quanto sta
facendo anche il competitor Hulu mentre per Apple i tempi si allungano perché
gli accordi con i broadcaster si sarebbero arenati sui costi dei diritti di
trasmissione. Il gruppo ha già apportato i necessari cambiamenti all’infrastruttura
tecnologica e avviato le trattative con i maggiori gruppi televisivi americani,
tra i quali NBC Universal (Comcast), Viacom, 21st Century Fox e CBS. Del resto
YouTube si era già allineato su questo fronte, lanciando lo scorso anno negli
USA il servizio Red (9,99 dollari al mese) che, in accordo con le major
cinematografiche di Hollywood, distribuisce film e serie tv.
5 maggio 2016 BT Group annuncia un piano trieannale di
investimenti per sviluppare la fibra ottica in ultra banda larga e la rete 4G
per 6 miliardi di sterline, nel momento in cui l’OFCOM ha minacciato l’ex
incumbent britannico di costringerla a separarsi della propria filiale
OpenReach qualora non garantisse investimenti adeguati sull’infrastruttura di
rete e un migliore accesso ai concorrenti
5 maggio 2016 Ei Towers, la società delle torri di
trasmissione controllata da Mediaset, chiude il primo trimestre del 2016 con
conti superiori alle attese e rilancia il suo interesse per rilevare un quota
di maggioranza delle torri di Inwit (Telecom Italia), senza disdegnare la
possibilità di riprendere il filo di un’operazione che coinvolga RaiWay, in
ottica consolidamento e costituzione di un polo unico delle torri, accantonata
l’anno scorso dopo lo stop del Governo all’operazione e in seconda dell’Antitrust,
che ha ripreso quota negli ultimi tempi dopo il cambio al vertice di Telecom
Italia. RaiWay dal canto suo smentisce un eventuale scenario di aggregazione
con Ei Towers e semmai guarda – secondo gli analisti - a possibili sinergie con Enel per la banda
ultralarga.
6 maggio 2016 Perfezionata la cessione degli attvi in
Russia di Turner a Media Alliance joint venbture fra il russo National Media
Group (NMG) che ne detiene l’80% e il gruppo statunitense Discovery
Communications che, nel rispetto della nuova legge russa sui media in vigore
dal 1 gennaio 2016, ne detiene il rimanente 20%. Sarà Media Alòliance a gestire e distribuire
nel mercato russo Cartoon Network, Boomerang e CNN
Scade la
concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo in Italia, affidata
in esclusiva alla Rai ai sensi dell’articolo 49 comma 1 del Testo Unico,
tramite il ministero dello Sviluppo Economico. E’ regolata sulla base di una
convenzione stipulata tra azienda e dicastero che fissa obblighi e diritti del
concessionario. Per lo svolgimento del servizio la Rai si finanzia anche
attraverso il canone
6 maggio 2016 Secondo quanto annunciato dal governo in
occasione della Consultazione CambieRai con associazioni ed esperti, la
Concessione in scadenza oggi viene prorogata al 31 luglio per consentire ai
cittadini di esprimersi sul questionario sul servizio pubblico Rai, destinato a
rimanere online per 45 giorni sino al 15 giugno
9 maggio 2016 Tutti gli Stati membri dovrebbero essere
pronti a riallocare la banda 700 Mhz – attualmente utilizzata dalle Tv per il
digitale terrestre – alla banda larga mobile entro il 2020 così da garantire un
uso armonizzato delle frequenze e creare un vero spazio unico digitale in cui
le tecnologie 5G abbiano mercato sufficiente per imporsi con le adeguate
economie di scala. Si pensava fosse un obiettivo logico e facile da
raggiungere, vista anche la posta in gioco: il ritorno dell’Europa alla
leadership nelle nuove tecnologie mobili. Ma così, ovviamente, non è.
“Questa banda è l’ideale per garantire ampia copertura e alte velocità di
trasmissione e per dare, quindi, a tutti gli europei, anche nelle aree rurali,
accesso a internet alla massima qualità, spianando la strada al 5G”, ha
affermato il vicepresidente della Commissione Andrus Ansip. A parole, tutti
sono d’accordo con lui ma trovare la quadra non è semplice. L’Italia è in prima
linea tra gli Stati che si oppongono alla scadenza del 2020, chiedendone un
rinvio almeno di due anni e non è sola in questa battaglia: la posizione del nostro
Paese è sostenuta apertamente anche da Grecia e Romania e, meno apertamente,
anche da molti altri, principalmente da quegli Stati, come la Finlandia, che
confinano con paesi non europei. In Europa, solo Francia e Germania hanno già
messo all’asta la banda dei 700 MHz per i servizi mobili e sono sulla buona
strada per rispettare la scadenza del 2020. Danimarca, Svezia Regno Unito e
Finlandia dovrebbero procedere con le aste entro la fine di quest’anno o
l’inizio del 2017 e potrebbero rispettare la data ultima. Tuttavia, la maggior
parte degli Stati membri hanno assegnato licenze nell’ambito della banda dei
700 MHz per la trasmissione oltre il 2020. Nel nostro paese, la banda 700 è
occupata al 60% da emittenti nazionali e locali, tutti con diritti d’uso in
scadenza nel 2032. Sacrificare i 700 mhz in favore della banda larga mobile
ridurrebbe del 30% la quantità di spettro a disposizione dei broadcaster.
9 maggio 2016 Werner Faymann annuncia
le sue dimissioni da cancelliere
austriaco da Presidente dei
socialdemocratici austeaici della SPO.
9 maggio 2016 Telecom Italia presenta
alla CDP una proposta validatya una settimana per l’acquisto
di Metroweb. Un’offerta che prevede due opzioni. La prima è
l’acquisto – subito – del 100% di Metroweb per un corrispettivo in contanti
di 820 milioni di euro. La seconda prevede che Telecom acquisti in un
primo momento soltanto il 67% della società, lasciando alla Cassa
Depositi e Prestiti – braccio operativo del Governo per gli investimenti
strategici – il 33%, che sarebbe poi acquisito a investimenti ultimati.
9 maggio 2016 In un convegno a Roma sul tema Pay tv, servizi on-demand ed evoluzione del
sistema audiovisivo, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
annuncia di aver quasi completato l’istruttoria sull’analisi dei mercati
rilevanti. Questa analisi segnerà un momento di transizione – dice il
commissario Agcom Antonio Nicita – Il cambiamento è molto complesso, in
particolare pensando alla ubiquità e alla continuità temporale della
connessione, e quindi all’assenza di picchi di audience online. Per un periodo
molto breve che riguarda il 2016, 2017 e 2018 che accompagnerà nel 2019 momento
di chiusura della consiliatura, l’Autorità farà una fotografia molto più vicina
alla rilevanza della fruizione televisiva generalista; alla distinzione che
ancora permane fra ‘free’ e ‘pay’ evidenziando però che questa sarà l’ultima
analisi di mercato nella quale sarà mantenuta questa distinzione di
mercati rilevanti tra”premium’ e ‘free’”. L’obiettivo principale dell’Autorità
è individuare gli aspetti che hanno bisogno di nuovi regolamentati, come
ad esempio il concetto di “responsabilità editoriale”, e quali aspetti invece
abbiano bisogno di una deregulation. Superare meccanismi di lock in del
cliente. Definire il concetto di editore online, per ricomprendere nel computo
del mercato pubblicitario del SIC (Sistema integrato di comunicazione) anche
soggetti come Google. Capire come regolare le offerte a pacchetto delle telco.
Raggiungere un metrica univoca della audience (Auditel, Audiweb ecc).
Restituire al consumatore un potere contrattuale sui suoi dati.
Per parte sua, il Commissario AGCOM Martusciello nello stesso convegno ha presentato
un’articolata relazione sul nuovo scenario a trent’anni dall’avvio di Internet
in Italia. “Inizialmente si è sviluppata la cosiddetta Internet 1.0 dominata
dai portali, forme guidate di accesso a internet per un pubblico ancora
inesperto, successivamente si è affermato il web 2.0, un formato più
coinvolgente e partecipativo che consente al gestore di elevare la quotazione
pubblicitaria di una pagina Internet, in base alla quantità delle contatti: è
il caso dei motori di ricerca. A questo punto la partecipazione degli utenti
assume la forma protagonistica e audiovisiva dei social network. Una
partecipazione che si concretizza sempre più nella produzione e diffusione di
contenuti. Mass media e Internet, che erano apparsi schierati su opposti
fronti, si trovano adesso coinvolti in processi circolari in cui i contenuti
“viaggiano” dai media ai social e viceversa, incontrando a ogni passaggio
variazioni di formato e di contenuto. Quella attuale è considerata una fase
intermedia dell’evoluzione di Internet, da un web 2.0 ad un web 3.0. Una fase
che sancisce una nuova collaborazione competitiva tra i media di due secoli,
che concentra servizi e applicazioni nel cloud (risorse di archiviazione e
elaborazione centralizzate in rete), che punta sulla personalizzazione dei
servizi e ad interfacce che offrono esperienze immersive e coinvolgenti” .
Dopo questa disamina storica delle varie tappe di
sviluppo di Internet dal 1.0 al 2.0 Martusciello ha osservato: “Il processo di
innovazione non solo sta mettendo in discussione le definizioni storiche dei
mercati audiovisivi, ma, sta dando vita al modello di “screen content”, dove
confluiscono le funzioni tipiche di quattro ambiti prima separati: le
comunicazioni interpersonali, la comunicazioni di massa, la produzione
amatoriale e il trattamento dei dati. Il CEO di Apple –Tim Cook – ha
dichiarato al Wall Street Journal nel
settembre 2015 che il futuro della TV sono le app, avvero la TV si vedrà in
modalità fissa o mobile attraverso le app dei diversi device. Quindi, se da un
certo punto di vista, possiamo affermare di trovarci ormai all’interno di un
“mercato unico” dei servizi digitali, dall’altro siamo ancora lontani da un set
di “regole comuni” e ciò comporta che nel nuovo agone competitivo il confronto
tra i diversi attori della filiera – broadcasters, OTT e piattaforme di
aggregazione – non avvenga “ad armi pari”.
L’approccio
comunitario La Commissione ritiene
che “il criterio principale alla base della regolamentazione dei servizi di
media audiovisivi a livello dell’UE è il mercato interno, in particolare
incentrato sul principio del paese di origine come concetto fondamentale.
Questo “mercato unico europeo della televisione” comporta una serie minima di
norme comuni che disciplinano aspetti come la pubblicità, la protezione dei
minori e la promozione di opere audiovisive europee. La neutralità tecnologica
promossa dalla direttiva sui servizi di media audiovisivi significa che gli
stessi servizi sono regolamentati nello stesso modo indipendentemente dal
dispositivo che ne permette la fruizione. Tuttavia, tale direttiva distingue
tra servizi lineari (trasmissioni televisive) e non lineari (a richiesta),
perché nel caso dei servizi a richiesta il grado di controllo da parte del
consumatore è molto più elevato, il che giustifica una regolamentazione meno
stringente per certi aspetti. Le
disposizioni della direttiva sui servizi di media audiovisivi si applicano
soltanto ai fornitori di servizi di media. La definizione di questo concetto si
basa sulla nozione di responsabilità editoriale. Finché il fornitore è
responsabile della scelta dei contenuti e ne determina le modalità di
organizzazione, i suoi servizi sono soggetti alle disposizioni della direttiva
anche se il contenuto è fornito attraverso Internet. È però destinata ad
aumentare sempre di più la concorrenza tra servizi lineari e non lineari, che
offrono sullo stesso schermo, o talvolta addirittura attraverso due canali di
trasmissione, lo stesso contenuto allo stesso pubblico. Dato che le nuove forme
di contenuto a richiesta assomigliano sempre di più a un contenuto lineare che
non richiede alcun intervento, la differenza tra servizi lineari e non lineari
potrebbe sfumare agli occhi del consumatore. Se in un mondo convergente si
dovesse assumere che i modi di fornitura lineare e non lineare di contenuti
simili sono legati da un rapporto di concorrenza, le attuali differenze tra i
regimi che li disciplinano potrebbero certamente creare distorsioni in tale
rapporto.
La Commissione ha anche affrontato il tema della prominence, ovvero
“dell’accessibilità ai contenuti in un tempo in cui cambiano i modi in cui le
persone si relazionano all’informazione: grazie ai meccanismi di filtraggio, in
particolare la personalizzazione dei risultati di ricerca, è più probabile che
gli utenti ricevano notizie nei settori di loro interesse e da una prospettiva
che condividono.” Se da un lato, tali
meccanismi di personalizzazione e filtraggio hanno un evidente potenziale di
affermazione e coinvolgimento dei cittadini, perché permettono loro di
destreggiarsi nel mare magnum di informazioni che caratterizza il mondo
digitale e di ricevere servizi su misura che corrispondono alle loro esigenze
personali; dall’altro, potrebbe risultarne indebolito il ruolo dei media in
quanto editori nella sfera pubblica e rafforzato invece il ruolo dei fornitori
di piattaforme, ad es. delle imprese del web. L’accessibilità del “contenuto di
interesse generale”, anche nell’ambiente online, potrebbe essere limitata,
nella pratica, dalle decisioni delle imprese. La possibilità di
predefinire una scelta attraverso meccanismi di filtraggio, come le funzioni di
ricerca, dovrebbe essere assoggettata ad un intervento pubblico a livello
dell’UE. In conclusione la Commissione europea pur nell’ambito di un processo
di consapevolezza circa i rilevanti cambiamenti che hanno interessato il mondo
dei media non sembra, all’alba del varo della nuova Direttiva sui servizi
media, essere intenzionata a cambiare la filosofia regolamentare su cui si
fondava la – oramai risalente – Direttiva TV senza frontiere. La legislazione sembra dunque soffrire di un
problema di inerzia regolamentare per cui, pur in presenza di mutamenti
epocali, vi è un certa difficoltà nell’intercettare questi mutamenti in quadro
di regole coerenti ed al passo con i tempi. In altri termini i servizi VOD
viaggiano verso il mondo dell’Internet 3.0, mentre l’impalcatura comunitaria è
ancora in gran parte risalente all’epoca dell’Internet 1.0.
Conclusioni L’insieme dei
cambiamenti descritti rappresenta un sfida per i regolatori e per i broadcaster
che dovranno essere capaci, ciascuno nei propri ambiti di competenza di
intercettare il cambiamento, valorizzando le straordinaria opportunità che
l’evoluzione tecnologica determina nel settore dei media. Per far questo mi
sembra tuttavia che vi siano alcuni nodi da sciogliere ed auspico che il
seminario odierno possa offrire un fattivo contributo scientifico verso la
soluzione di problemi che vorrei sintetizzare, nel finale di questo mio
intervento introduttivo, a beneficio delle discussione che seguirà. In
primis abbiamo dei temi regolamentari:
1)
Il primo tema regolamentare riguarda l’omogeneità delle regole. La convergenza ha portato all’integrazione di uno dei
settori più regolati dell’economia, quello dell’attività televisiva, con uno di
quelli meno regolati in assoluto, ossia Internet. Appare quindi giustificato
procedere ad una riconsiderazione di fondo del regime giuridico dei servizi
audiovisivi nel nuovo contesto di mercato, sia in ambito comunitario che in
quello nazionale. Ciò al fine di ristabilire un level playing field fra
piattaforme trasmissive e le diverse modalità di fruizione, tutte comunque
incentrate sulla diffusione di contenuti. Le azioni normative da compiere
in questo campo sono un mix di liberalizzazioni e di introduzione di nuove
regole. Voglio citare solo alcune misure che potrebbero contribuire
all’aggiornamento del frame-work normativo: a) introduzione di interventi
proporzionati, finalizzati ad applicare ai differenti mezzi trasmissivi le
tutele minime del settore audiovisivo, condivisi a livello comunitario,
stabiliti a tutela del cittadino, con particolare riferimento alle fasce deboli
della popolazione, come i minori; b) rimodulazione dei regimi esistenti, ove
questi creino asimmetrie competitive fra le diverse piattaforme trasmissive,
anche con riferimento alle trasmissioni lineari e non lineari, poiché tale
distinzione sta perdendo di significato nel nuovo scenario; c) rimodulazione
del principio di responsabilità editoriale per adattarlo al nuovo ecosistema
digitale. Questa impostazione è disegnata dalla Direttiva eCommerce, che risale
al lontano 2011, secondo la quale i providers non sono responsabili dei contenuti
che trasportano a condizione che il loro ruolo sia meramente tecnico,
automatico e passivo. Tuttavia, molte delle piattaforme oggi
disponibili hanno impostato i propri business model non certo sull’estraneità
ai contenuti che trasportano, ma su un’accorta organizzazione e presentazione
degli stessi, affinché possano essere facilmente rintracciabili dagli utenti ed
affiancati da altre informazioni di loro interesse, tanto che la giurisprudenza
ha coniato la nuova definizione dell’hosting attivo.
2)
Il secondo tema regolamentare, si inquadra,
nell’ambito del progetto di Digital Single Market, lanciato dalla Commissione europea, mi riferisco al tema del “paese d’origine”. Siamo consapevoli che l’attuale regola
del “paese d’origine”, non è tout-court applicabile a Internet, anche alla luce
della tendenza degli operatori extra-UE a stabilirsi in Paesi diversi da quelli
in cui operano per sfruttare una regolamentazione più leggera. Per questi
servizi dunque la soluzione regolatoria più adeguata sarebbe quella del “paese
di destinazione” per assicurare condizioni di equa concorrenza ai diversi
competitor di uno stesso mercato geografico. Pur tuttavia, sappiamo che
gli orientamenti della Commissione sono indirizzati verso il mantenimento della
status quo. In questo scenario il principio del paese d’origine
dovrebbe essere accompagnato da un più elevato livello di armonizzazione per
evitare asimmetrie regolamentari tra paesi membri con fenomeni di forum
shopping.
3)
Il terzo tema regolamentare afferisce al ruolo delle piattaforme digitali. Tema sul quale l’Autorità ha acceso un faro,
approvando nell’ultima riunione di Consiglio la prima trance di un’Indagine
conoscitiva ad hoc. Il tema è molto ampio, ma limitandosi all’ambito del
nostro incontro odierno i VOD, va evidenziato che le piattaforme svolgono un
ruolo cruciale nello stabilire quali contenuti siano accessibili, potendo per
esempio, dare maggiore o minore rilievo ai contenuti che presentano. Ciò
influenza di fatto la scelta degli utenti e può avere ricadute importanti sul
pluralismo informativo. Esiste dunque un tema regolatorio legato al ruolo
dei gatekeeper, tema rispetto al quale la soluzione comunitaria della
prominance non sembra costituire una misura proporzionata allo scopo.
Passando ai profili più squisitamente di mercato, c’è
un quesito afferente al posizionamento competitivo dei servizi VOD nel panorama
dei contenuti audiovisivi. In particolare se è vero che gli OTT come Google e
Facebook raggiungeranno uno quota di mercato del 50% su base mondiale
nell’offerta di servizi VOD in modalità free, quale spazio rimane per i
broadcaster tradizionali? Sappiamo infatti che gli OTT, grazie alla
raccolta ed elaborazione di personali degli utenti, dispongono di un rilevante
vantaggio competitivo nella vendita di pubblicità profilata rispetto ai
broadcaster tradizionali che incontrano maggiori difficolta nel monetizzare i
contenuti free sul web. L’offerta pay di contenuti premium è dunque l’unica
nicchia di mercato a cui i broadcaster si possono rivolgere? Senza
interventi adeguati si rischia di incorrere in uno scenario in cui le offerte
free saranno sostenibili solo per i servizi pubblici finanziati dal canone,
mentre i broadcaster privati sarebbero costretti a virare verso offerte
esclusivamente pay. Ciò renderebbe più arido il panorama dei media
europei, con grave nocumento del pluralismo informativo.
Sempre Martusciello in un altro convegno tenutosi a
Roma CIAK SI RIFORMA? Una legge di sistema per rafforzare il settore
audiovisivo’, organizzata da I-COM, Istituto per la competitività, alla luce
delle attuali asimmetrie noprmative rispetto ai brodacster per gli OTT ha
proiposto di applicare una tassa di scopo sui ricavi generati dagli stessi OTT.
Il valore dell’investimento da parte dei broadcaster nel settore della
produzione cinematografica nazionale ed europea indipendente è valutabile in
Italia attorno ai 177 milioni per il 2013 e a 162 milioni per il 2014. Il dato
italiano risulta superiore a quello spagnolo (73 milioni) e persino a quello
del Regno Unito, le cui dimensioni del mercato televisivo sono per giunta molto
più ampie del nostro. Solo la spesa dei broadcaster francesi risulta superiore
(280 milioni), ma oltre alle maggiori dimensioni del mercato, occorre tenere
presente anche un quadro normativo molto diverso e favorevole al cinema, con un
fortissimo contributo del maggiore operatore di televisione a pagamento.
L’investimento è senza dubbio realizzato in via prioritaria da parte del
servizio pubblico: circa la metà dei 162 milioni in opere cinematografiche
europee di produttori indipendenti è realizzata da Rai. Se consideriamo tutte
le opere (anche extra-europee), secondo il bilancio 2014, Rai ha investito
oltre 100 milioni di euro in cinema. Questi dati consentono di affermare come
il livello di investimento da parte del settore televisivo sia accettabile,
anche se sicuramente migliorabile. La questione principale, a mio modo di
vedere, risiede nella eccessiva frammentazione del mercato e nella dimensione
delle aziende. Attualmente le società di produzione italiane risultano
ammontare a circa 175 di cui solo alcune sono dimensionate e strutturate per
competere nei mercati internazionali. Con riguardo alle strutture patrimoniali
delle società di produzione si registra da parte di alcune un’elevata capacità
di capitalizzare i diritti delle opere che producono. Non a caso, le prime 4
società, tra le 50 individuate nell’analisi condotta nell’indagine, per valore
di immobilizzazioni immateriali sono essenzialmente produttrici di opere
cinematografiche. A tale situazione corrisponde una maggiore solidità
patrimoniale da parte di quelle società di produzione cinematografica che hanno
saputo diversificare la propria attività. La restante parte del mercato
cinematografico, in analogia con l’universo di riferimento dell’intero settore
dell’audiovisivo, è caratterizzato, oltre che dalla strutturale
sottocapitalizzazione anche da una minore partecipazione agli investimenti da
parte delle stesse aziende. Sono molto limitati i casi in cui un’impresa decida
di assumersi il rischio economico, oltreché finanziario, di una produzione:
quasi tutte le opere, soprattutto oltre una soglia di investimento
quantificabile in circa 1 milione di euro, vengono avviate solo se esiste una
pressoché totale copertura dei costi di produzione mediante impegni di
acquisizione dei diritti da parte dei broadcaster o di distributori nazionali o
internazionali, o forme di accesso ai contributi statali. Il modello di
copertura del rischio economico influenza anche le modalità e le tempistiche di
finanziamento dell’opera cinematografica, nonché il momento di ricerca dei
partner.Sulla struttura del mercato, incide comunque anche la particolarità del
ciclo produttivo, caratterizzato da un’alta intensità di capitale. Soprattutto
nelle fasi della pre produzione e della produzione, il fabbisogno finanziario
da parte del produttore è rilevante. Prima di avviare qualsiasi fase produttiva
o di sottoscrivere impegni contrattuali vincolanti di acquisizione diritti,
contratti artistici e produttivi, il produttore deve garantirsi un sistema di
flussi finanziari adeguato ai fabbisogni ed alle diverse fasi produttive. Con
tale assetto assumono particolare rilevanza le fonti di finanziamento a cui il
produttore può ricorrere, siano esse interne all’azienda (tipicamente
riconducibili a capitali da autofinanziamento dei soci) o esterne. Quest’ultima
via, considerando la strutturale sottocapitalizzazione sia delle aziende
produttrici italiane che europee, è largamente la più seguita. Le fonti
finanziarie esterne sono differenziate in relazione alle garanzie prestate sui
crediti richiesti, alla durata, all’ente erogatore e alle diverse fasi di
erogazione dei finanziamenti stessi. Secondo dati raccolti dall’Autorità, con
riguardo all’articolazione delle fonti di finanziamento dei film italiani
prodotti, il 61% del capitale è apportato da soggetti privati: in questa
categoria sono ricompresi gli investimenti dei broadcaster. Complessivamente i
fondi pubblici nazionali coprono il 18% del costo industriale dei film prodotti
nell’anno. Un significativo apporto da segnalare, poi è quello derivante dagli
investitori esterni alla filiera cinematografica che beneficiano del tax credit
esterno, pari al 15% dei costi complessivi. Per quanto riguarda le modalità di
negoziazione dei diritti, occorre considerare che la digitalizzazione ha
condotto all’ampliamento della tradizionale attività delle emittenti televisive
verso nuove piattaforme e nuove modalità di valorizzazione dei contenuti, ad
esempio nell’ambito di offerte non lineari. Sfruttare opportunità dovute ai
nuovi scenari tecnologici per regolare, nel rispetto del nesso di
proporzionalità delle somme investite, il regime dell’assegnazione dei diritti
tra broadcaster e produttori è quindi una delle priorità.Il quadro economico e
strutturale fa emergere la necessità di agevolare un più elevato grado di
concentrazione del settore sul lato dell’offerta, al fine di irrobustire i
soggetti presenti e aumentarne la competitività con particolare riferimento ai
mercati internazionali. In questo senso non possono che essere apprezzati i
contenuti del disegno legge volti ad indirizzare ai produttori strumenti
finanziari efficaci e ad allargare il sostegno a tutte le produzioni
audiovisive indipendentemente dal genere. Mi riferisco in particolare
all’istituzione del fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e al
potenziamento e affinamento del tax credit. L’obiettivo di tali disposizioni
deve essere mirato al medio e lungo periodo, le valutazioni sul breve periodo
sono troppo influenzate da variabili stagionali quali il film o la serie
televisiva di successo. Quindi il risultato dell’azione proposta dal disegno
legge dovremo misurarlo alla luce della auspicata futura e costante presenza
delle produzioni nazionali sui mercati internazionali, della capacità di
affiancare come co-produttori i nuovi player presenti (pensiamo tutti alle
serie televisive di Netflix) e di svincolarsi dalla dipendenza del mercato
televisivo nazionale.
Limiti delle
attuali regole per la tutela della produzione Ma il problema principale, risiede sull’apparato
normativo che sta a monte dell’intero settore e che ha contribuito ad
amplificare i limiti che ho appena descritto. Occorre riflettere sul fatto che
le regole che disciplinano la promozione delle opere audiovisive europee e di
produttori indipendenti sono state scritte un quarto di secolo fa (era il 1989
con la direttiva “Tv senza frontiere”), quando in ogni Paese c’erano 5-10
canali televisivi generalisti. Attualmente, in Italia l’offerta è cresciuta
esponenzialmente grazie al digitale terrestre, con un’offerta generalista ormai
ridimensionata e una spiccata specializzazione dei palinsesti in più temi anche
di nicchia. Un dato emblematico riguarda i canali tematici al cinema o ai
bambini quantificabili ormai nell’ordine delle decine tra canali editi sul
digitale terrestre e sul satellite, in chiaro e a pagamento. Simili cifre sono
riscontrabili negli altri ambiti tematici dove sono nati nuovi generi. E’
evidente che questa moltiplicazione dell’offerta deve tradursi in nuove
opportunità anche per l’industria nazionale, cosa che ancora stenta ad
avvenire. E’, tuttavia, altrettanto evidente che questo scenario profondamente
ampliato dal digitale, e del web, necessita di regole nuove e diverse rispetto a
quelle dell’analogico, perché determinati meccanismi di investimento e di
programmazione, pensati per pochi canali generalisti analogici, hanno un
impatto completamente diverso per tanti canali tematici, e finiscono con il
risultare poco o per nulla sostenibili e inefficaci per l’industria culturale
che si intende tutelare. Non va, infatti, trascurato il fatto che l’aumento del
numero di canali e quindi di potenziale sbocco distributivo dei prodotti, non
significa necessariamente un aumento del consumo, bensì comporta, come avvenuto
nella maggior parte dei casi, una elevato livello di frammentazione
dell’audience. Tale fenomeno va letto dalla parte degli inserzionisti
pubblicitari che rappresentano ancora la principale fonte di finanziamento del
sistema televisivo. Se da un lato la frammentazione garantisce una maggiore
targetizzazione, dall’altro comporta risultati di pubblico che non rendono più
competitivo il mezzo televisivo quale veicolo di determinate campagne
pubblicitarie. In termini economici sono abbassate le barriere di ingresso e
sono premiate le economie di scala, ma l’elevato grado di competizione che si è
creato ha ridotto i margini di guadagno ed limitato la redditività, con un
inevitabile effetto sugli investimenti. Tale effetto si è riverberato
simmetricamente sull’industria dell’audiovisivo. Sia l’indagine che l’attività
ordinaria dell’Autorità hanno evidenziato un limite del sistema delle
sotto-quote rispetto alle finalità di tutela del cinema nazionale. I profili
maggiormente sensibili spaziano dalla definizione di opera cinematografica di
espressione originale italiana, alla certificazione di tale status, sino ad
arrivare al sistema di valorizzazione delle relative sotto quote. Con
riferimento alla loro qualificazione, è stata rilevata una non coincidenza di
alcuni requisiti, primo fra tutti la lingua italiana, con le attuali dinamiche
di mercato. I film italiani di maggior successo e quindi esportabili oltre
confine con conseguente allungamento del loro ciclo di sfruttamento, sono
prodotti in lingua inglese. Nell’esperienza dell’Autorità, l’articolato sistema
di sotto-quote a favore delle opere cinematografiche di espressione originale
italiana ha dato luogo ad un ampio ricorso a istanze di deroga. Si pensi, a
questo proposito, al disallineamento tra l’obbligo di programmazione, imposto
ai soli canali tematici cinema e generalisti, e quello di investimento,
gravante invece su tutti i soggetti, senza distinzione alcuna di genere. Per
cui se un soggetto non edita né canali generalisti né canali tematici di
cinema, si trova comunque obbligato ad investire, pur non avendo nessun obbligo
– così come del resto nessun interesse – a programmare quel prodotto.
Occorrerebbe quindi un ripensamento al fine di inserire in tale tutela tutti i
generi. Un ulteriore limite della normativa comunitaria e nazionale è il favor
concesso ai video on-demand che al momento non risulta giustificato da nessun
elemento.
Gli Over the
Top e il level playing field Un
ulteriore problema che riguarda direttamente i broadcaster e quindi anche i
produttori beneficiari dei investimenti risiede nel mancato inserimento nel
perimetro normativo dei c.d. operatori over the top. L’attuale formulazione
della Direttiva europea sui servizi di media audiovisivi determina delle
asimmetrie normative/regolamentari tra operatori televisivi, sottoposti alle
prescrizioni della stessa, e altri soggetti che veicolano i propri contenuti
via internet quali i c.d. fornitori di servizi over-the-top. Da un punto di
vista sostanziale, tale mancata inclusione genera un danno in termini di
sottrazione di risorse da investire nella produzione di contenuti audiovisivi.
Al riguardo, appare necessario individuare un quadro armonizzato volto a
ristabilire il level playing field tra i soggetti che attualmente forniscono
contenuti audiovisivi con diversi regimi di responsabilità. Ciò è in linea con
le soluzioni già adottate in alcuni Paesi membri, che prevedono l’imposizione
di un prelievo di scopo sui ricavi generati da servizi ancorché i soggetti che
li fruiscono siano stabiliti al di fuori del territorio nazionale. Rileva in
tale contesto il principio del paese di stabilimento, previsto attualmente
dalla direttiva, che consente ad operatori che pur hanno stabilito la loro sede
fuori dall’Europa, o in un altro Stato membro di rivolgersi agli utenti di un
certo Stato membro offrendo servizi in competizione con quelli offerti da
operatori “nazionali”, rispondendo però alla legislazione – di regola più
favorevole – del Paese dove hanno stabilito la propria sede legale.
Spunti per
decreti attuativi del ddl Cinema Come
evidenziato dall’indagine condotta dall’Autorità, tutte le modifiche nei
meccanismi che disciplinano le quote di programmazione ed investimento
necessitano un ripensamento, e ci si augura che l’azione intrapresa dal Governo
con il DDL Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo del 28
gennaio 2016, possa andare in questa direzione, specialmente con riferimento a
quanto previsto dall’art. 31 che intende modificare direttamente tali norme. Questo
articolo delega al Governo l’adozione di decreti legislativi per il riassetto
delle disposizioni di disciplina degli strumenti e delle procedure attualmente
previsti dall’ordinamento in materia di promozione delle opere audiovisive
europee da parte dei fornitori di servizi media audiovisivi, sia lineari che
non lineari. La formulazione attuale dell’articolo reca principi e criteri
generali assolutamente condivisibili che lasciano però un ampio spazio alla
discrezionalità.I Decreti andranno ad inserirsi all’interno del processo di
refit della direttiva sui servizi di media audiovisivi, la cui proposta
legislativa è attesa per fine mese. Il sistema delle quote è uno dei 4 cardini
individuati dalla Commissione europea per il processo di revisione e l’indirizzo
che traspare dai lavori preparatori è un aumentato grado di armonizzazione del
testo. A mio avviso è opportuno che nell’emanazione di questi decreti si tenga
conto dei seguenti aspetti:
·
Adottare regole generali che siano compatibili con
le strutture aziendali dei broadcaster e con il relativo ciclo degli
investimenti. Il testo della direttiva menziona come base imponibile per gli
investimenti il c.d. programming budget e dal punto di vista della contabilità
regolatoria è sicuramente una voce più corretta rispetto ai ricavi. Tuttavia
prescinderei da una diatriba quasi filosofica su ricavi e budget di
programmazione per focalizzare l’intervento su strumenti di facile
implementazione per i soggetti obbligati e di agevole misurazione per
l’Autorità. La formulazione ora in vigore pone diversi problemi
nell’applicazione degli obblighi di investimento specialmente per i soggetti
che hanno ricavi da televisione a pagamento. Il riferimento normativo – che
chiede di limitare il calcolo della base imponibile ai soli introiti derivanti
da attività editoriali proprie e di carattere non sportivo – contrasta con le
modalità di rendicontazione delle emittenti che hanno un’unica voce di “ricavi
da abbonamento” e con la struttura della loro offerta basata su un mix di canali
di cui hanno la responsabilità editoriale e canali terzi. Ciò rende di
difficile attuazione i meccanismi di controllo che rischiano di doversi basare
su dati empirici, a meno di non voler imporre costose soluzioni quale la
separazione contabile a questo tipo di operatori. La soluzione che suggerisco è
l’individuazione di una voce di imponibile (sia essa legata ai costi o ai
ricavi) neutrale per tutti i diversi operatori, con meno eccezioni e
subordinate rispetto all’attuale.
·
Occorre tenere conto della pluralità di offerte
tematiche e di nicchia del panorama televisivo, al fine di imporre obblighi
di programmazione e di investimento a tutela dell’industria nazionale che siano
efficaci per tutti i diversi soggetti. In tal senso la nozione di opera di espressione
originale italiana andrebbe ampliata senza alcun vincolo di genere.
·
Introdurre possibili meccanismi di flessibilità anche collegati a soglie minime di share o fatturato,
in modo che gli investimenti siano valutati su un arco temporale maggiore di un
anno, al fine di consentire un efficace meccanismo di recupero dei minori
investimenti eventualmente effettuati in una singola annualità ed una più
corretta valutazione del contesto finanziario e del ciclo produttivo, in linea
con la ratio sottesa alla introduzione di un simile obbligo, soprattutto se
collegato ai ricavi dei broadcaster. L’attuale sistema sanzionatorio risulta
gravemente inefficace poiché l’entità delle multe, fissate per legge dai 10
mila ai 250 mila euro, non è proporzionata rispetto all’entità di violazioni
nell’ordine dei milioni di euro. Tra l’altro il sistema di recupero dei mancati
investimenti negli anni successivi consentirebbe di veicolare queste entrate
nel settore dell’audiovisivo, contrariamente a quanto avviene con le attuali
sanzioni, la cui efficacia è da rinvenire, semmai, solo a livello
reputazionale. Il recupero degli investimenti genererebbe quindi un circolo
virtuoso per l’intero sistema della produzione. Per altro, è opportuno
sottolineare che la maggiore flessibilità consentirà di adottare criteri più
stringenti per la concessione di giustificazioni o deroghe.
·
Un altro aspetto critico riguarda i cosiddetti
produttori indipendenti. La nozione attuale individuata dal legislatore
tiene conto di aspetti legati alla proprietà e all’output produttivo ma
tralascia altri indicatori di indipendenza del produttore che possono
prescindere da questi attualmente elencati, quali la gestione dei diritti
secondari o la governance dell’impresa. Un’applicazione troppo rigida degli attuali
criteri rischia paradossalmente di ingessare il settore.
·
Per favorire la circolazione delle opere e la loro
esportazione occorre agevolare lo sfruttamento dei diritti secondari da parte
dei soggetti, siano essi produttori o emittenti, che caso per caso sono più
idonei a valorizzare lo sfruttamento delle opere. Per fare questo occorre superare le attuali barriere
tra emittenti e produttori ed incentivare meccanismi di self e co-regulation
tra gli stessi, ad esempio favorendo il ricorso alle negoziazioni tra le parti
a tutti i livelli, sul modello di quanto avviene nel Regno Unito, basato sul
nesso di proporzionalità intercorrente tra lo sfruttamento dei diritti e la
effettiva partecipazione alla produzione dei contenuti. A tal fine, ritengo
opportuno privilegiare forme di investimento virtuose da parte dei broadcaster,
quali l’acquisto o la co-produzione, anche allo scopo di pervenire ad una
distinzione più chiara tra le attività di produzione e quelle di mera
realizzazione d’opera, che risulterebbe coì utile alla corretta ripartizione e
gestione dei diritti secondari di sfruttamento delle opere audiovisive. In
questo senso può essere implementata la soluzione già individuata dal decreto
MISE-BIBACT sulle opere di espressione originale italiana che tutela particolarmente
la forma di investimento del pre-acquisto.
·
L’attuale testo dell’ 44, comma 5, tuttavia, demanda
unicamente a procedure di autoregolamentazione la disciplina dei rapporti
produttore/broadcaster, attribuendo all’Autorità un mero compito di verifica
ex post della coerenza di tali procedure con quanto genericamente stabilito
dalla legge (gli anzidetti criteri per la limitazione temporale di utilizzo dei
diritti secondari e la proporzionalità di tali diritti alla partecipazione
finanziaria delle parti a ciascun progetto). Auspico una modifica che renda più
incisivo il compito dell’Autorità e che preveda l’attribuzione ad essa, del
compito di predisporre delle Linee Guida che assolvano ad una funzione di
indirizzo, individuando i criteri cui i rapporti negoziali tra emittenti e
produttori devono uniformarsi. I c.d. terms of trade destinati a regolare i
rapporti tra le parti e a definire i termini di negoziazione, nonché gli schemi
contrattuali che ne derivano, dovrebbero essere redatti in conformità con le
Linee Guida. All’Autorità dovrebbe dunque essere attribuita la funzione di
vigilare sulla conformità dei terms of trade e degli schemi contrattuali alle
proprie Linee Guida e di dirime le eventuali controversie. La best practice di
questo modello è rappresentata proprio dal caso inglese e di quanto previsto in
particolare dal Communications Act laddove esso attribuisce ad Ofcom competenze
dirette e specifiche intese a regolare i rapporti negoziali tra emittenti e
produttori.
·
Sono sicuramente
di parte, ci tengo però a sottolineare l’importanza del ruolo dell’Autorità sia
quale soggetto tenuto alla verifica delle norme che quale “mediatore” nelle
procedure di co-regolamentazione tra emittenti e produttori. La valenza dell’Autorità ha una duplice
natura: tecnica e politica. Quella tecnica risiede nell’expertise già
accumulata negli anni sulla materia, quella politica nel ruolo terzo ed
indipendente delineato dal legislatore, che, analogamente a quanto avviene in
altri paesi (Regno Unito su tutti) la rende il soggetto ideale per questo tipo
di ruolo, ferme restando le necessarie, opportune e doverose interlocuzioni
con le altre amministrazioni competenti, siano esse Ministeri, pendo a MIBACT e
MISE su tutti, o altre autorità indipendenti, come ad esempio l’Antitrust.
·
Ritengo ormai consolidato il ruolo dei video
on-demand, sia come servizio offerto dai broadcaster tradizionali che da parte
di nuovi player. In questo caso è giusto operare una distinzione. Un conto
sono i servizi on-demand che affiancano e arricchiscono le offerte dei
broadcaster, come ad esempio Premium play rispetto a Mediaset Premium, un altro
i servizi on-demand puri come ad esempio Netflix. Nel primo caso occorre
pensare ad un sistema di obblighi che tenga conto della natura dell’editore che
fornisce contenuti in entrambe le modalità, ad esempio mediante un solo obbligo
di investimento a livello di gruppo. Nel secondo dovrebbe invece essere
richiesto di contribuire alla promozione della produzione audiovisiva ed
indipendente come i canali lineari, senza quote minori quali quelle attualmente
previste dal legislatore. Un ulteriore aspetto consiste nel tenere conto della
dimensione transnazionale dei principali gruppi editoriali, si pensi a Sky o a
Vivendi nel momento in cui si impongono obblighi di investimento in singoli
mercati nazionali.
·
Infine per quanto riguarda gli over the top
che risiedono – letteralmente – al di fuori del perimetro geografico e
normativo dell’Unione Europea, la soluzione più concreta, in attesa che arrivi
una risposta dalle istituzioni comunitarie atta a creare finalmente un level
playing field, è una eventuale tassa di
scopo sui ricavi generati nel paese, simile a quella attualmente in
adozione in Germania.
9 maggio 2016 Presentata, in pompa
magna, al Teatro dell’Opera di Roma “Gomorra – La Serie 2”, da un’idea di
Roberto Saviano, una produzione Sky Atlantic alias Sky Italia realizzata da
Cattleya e Fandango, in associazione con la tedesca Beta Film. Si tratta di un
prodotto di gran qualità (sceneggiatura, regia, fotografia, montaggio…), senza
dubbio all’altezza delle serie di livello proposte dalla miglior fiction “made
in Usa”. Alla regia, ancora una volta Stefano Sollima (che è anche “showrunner”
della serie), con Francesca Comencini, Claudio Cupellini e la “new entry”
Claudio Giovannesi, ovvero 4 registi per i 12 nuovi episodi.
10 maggio 2016 La Commissione Europea apre un’indagine
approfondita sulla proposta del regolatore tedesco (BNetzA) di consentire a
Deutsche Telekom l’upgrade della sua rete in rame tramite vectoring. Secondo la
Commissione, è necessario investigare a fondo sulle conseguenze che una scelta
del genere potrebbe avere sulla concorrenza in Germania. Per questo il
Commissario all’Economia Digitale Gunther Oettinger discuterà a fondo la
questione con BnetzA, per verificare se vi siano o meno eventuali problemi di
concorrenza a livello comunitario. Secondo la Commissione c’è il rischio che
l’investimento di DT sul vectoring possa frenare gli investimenti in fibra. Di
fatto, il vectoring è una tecnologia intermedia, meno costosa della fibra, che
consentirebbe di potenziare la rete in rame di DT, garantendo per la
prima volta performance superiori a 50 Mbit/s a 1,4 milioni di abitazioni. Il
problema, però, riguarderebbe l’accesso alla rete dei competitor, perché il
vectoring non permetterebbe l’unbundling. La Commissione Ue ha tre mesi per
prendere una decisione definitiva e sta lavorando a stretto contatto con il
Berec, l’organismo che raccoglie i regolatori europei. Al termine dell’indagine
la Commissione potrebbe ritirare le sue riserve oppure raccomandare al
regolatore tedesco di modificare o ritirare la sua proposta. BNetzA ha detto
chiaramente che Deutsche Telekom è l’unico operatore in Germania in grado di
installare il vectoring sulla sua rete, che potrebbe in questo modo servire
fino al 90% dei 6 milioni di abitazioni in questione. Le tecnologie che
potrebbero consentire ai concorrenti di accedere alla rete di DT sono giudicate
troppo costose. Lo stesso vale per un’altra opzione, vale a dire una tecnologia
per l’accesso virtuale alla rete a livello di cabine stradali da parte degli
operatori alternativi, ma anch’essa presenta dei limiti economici e di
controllo. Secondo le stime di JP Morgan, l’uso del vectoring, che permette di
rimandare la sostituzione di milioni di cavi in rame nelle abitazioni, permette
di abbattere i costi fino all’80% per linea.
10 maggio 2016 La filiale belga di Orange Mobistar
assume la denominazione di Orange Belgio con 3 milioni 29 mila abbonati alla
fine del primo trimestre 2016
10 maggio 2016 Partnership rinnovata per altri cinque
anni tra Sky Italia e Fastweb che avevano stretto un accordo nel 2011 per il
lancio del primo pacchetto congiunto banda larga e pay tv. La nuova intesa è di
maggiore portata. Viene infatti esteso il numero di servizi di Sky e Fastweb
che saranno proposti insieme, in modo da offrire ai clienti ancora più libertà
nello scegliere il profilo più adatto alle proprie esigenze web e di tv. Il
nuovo accordo, oltre ai pacchetti di abbonamento dell’offerta Sky via
satellite, consente in alternativa di abbinare ai servizi Fastweb anche Sky
Online. La internet tv di Sky che permette di vedere in streaming anche dalla
tv di casa, grazie a Sky Online Tv Box, un’ampia selezione di contenuti di
cinema, intrattenimento e sport della piattaforma, con la massima semplicità e
immediatezza.“In questo modo – spiega Sky in una nota – il consumatore avrà la
possibilità di scegliere tra le diverse combinazioni a disposizione la
soluzione più congeniale tra Sky Online e l’abbonamento satellitare, che mette
a disposizione oltre 150 canali (circa 60 canali in HD e uno in 3D), tutte le
funzionalità del My Sky HD, Sky On Demand e Sky Go”. Nel 2011 Fastweb e Sky
avevano lanciato, per la prima volta sul mercato italiano, un’offerta congiunta
Internet-telefono più Pay tv, che garantisce ai clienti che sottoscrivono
entrambi i servizi un importante vantaggio economico (oggi con risparmi
superiori ai 300 euro già nel primo anno di abbonamento rispetto all’acquisto
disgiunto a listino) oltre che una maggiore praticità (attivazione coordinata,
un unico conto mensile, un unico call center di riferimento).
10 maggio 2016 Mondadori annuncia l’acquisto di Banzai
Media Holding per 45 milioni di euro. Un’operazione importante perché Mondadori
acquisisce così 17 milioni di nuovi utenti unici che, sommati ai suoi 9
milioni, la faranno diventare il terzo operatore Internet in Italia dopo Google
e Facebook.
11 maggio 2016 Con 372 voti a favore fra cui quelli di
Ala, 51 contrari e l’astensione dei grillini, la Camera dei Deputati converte
definitivamente in legge il DDL Cirinnà sulle Unione Civili peraltro limitate
alle sole coppie omosessuali. Il Leghista Salvini invita i sindaci alla
disobbedianza civilementre alcuni parlamentari contrari alla legge avviano la
raccolta di firme per un referendum
abrogativo.
La legge
sulle Unioni civili introduce due istituti completamente diversi
per le coppie omosessuali e per le coppie etero. Per le prime arrivano le
unioni civili, per le quali ci sono una serie di diritti e doveri molto forti,
che le avvicinano al matrimonio, tra cui la reversibilita' della pensione ma
non le adozioni; per le seconde nascono le convivenze di fatto, per le quali
gli obblighi reciproci sono molto minori e mancano i principali diritti, come
la reversibilita'.
11 maggio 2016 Amazon, gruppo leader dell’eCommerce,
lancia Video Direct, un servizio che permette ai produttori di video di mettere
i propri film online, come si fa già da anni su YouTube (Google) – che invece
si sta spostando verso la tv in diretta – ma va anche oltre. I produttori di
video guadagneranno da pubblicità e royalty (fino a 75 mila dollari l’anno per
un video) oltre ad avere la visibilità garantita dall’apparire sulla
piattaforma di video on-line di Amazon che, dalla sua, potrà allargare la base
clienti incentivando anche tutti gli altri servizi sotto il proprio cappello. “E’
entusiasmante – ha commentato Jim Freeman, vice president di Amazon Video –
pensare che così possiamo facilitare il compito ai produttori di contenuti di
trovarsi un’audience e agli utenti quello di reperirli online”. Più
precisamente, i videomaker potranno usare Amazon Video Direct per distribuire i
loro film in tutti quei Paesi dove il servizio del gruppo è operativo. Al
momento si partirà da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Austria e
Giappone.Potranno inoltre scegliere tra diversi modelli di distribuzione. Una
possibilità è l’inserimento gratuito nel catalogo di Prime Video. I creatori
riceveranno quindi 0,15 dollari per ogni ora di visione dei loro film negli
Stati Uniti e 0,06 dollari all’estero. Il limite annuo sarà di 500 mila ore per
titolo, che permetterà di sperare in un pagamento massimo di 75 mila dollari
l’anno per video pubblicato online. I videomaker potranno però anche proporre
le loro produzioni in abbonamento, a noleggio o venderli per titolo o ancora,
gratuitamente guadagnando dalla pubblicità. In questi casi, i creatori
riceveranno il 55% dei ricavi netti della pubblicità generata sui loro
contenuti (così come fa YouTube) oppure il 50% dei ricavi netti derivanti da
abbonamenti, vendite o noleggi. Amazon promette anche di distribuire un bonus
mensile di 1 milione di dollari tra i produttori dei 100 titoli più popolari su
Amazon Video Direct. Tra i partner del nuovo servizio figurano già noti brand
come Mattel o il Guardian, Mashable o la società di distribuzione Samuel
Goldwyn Films. Negli ultimi anni Amazon ha investito massicciamente sui video
online, apparendo sempre più come un rivale di Netflix anche se il proprio servizio
è presente in un numero più limitato di Paesi. La sua library comprende ormai
migliaia di film e serie tv che proporne in streaming agli abbonamenti del
proprio servizio Prime.
La sfida tra
gli Over-The-Top si sposta sul film-sharing. A dare il calcio d’avvio è Amazon. Jeff Bezos,
dopo aver dichiarato guerra a Netflix nella distribuzione in streaming di film
e serie tv originali, varca i confini di
nuove frontiere. A Vivendi, impegnata con Fnac in un piano anti-Amazon,
toccherà imboccare anche questa nuova via per stare al passo ed è possibile che
lo faccia visto che possiede Dailymotion.
11 maggio 2016 Come largamente previsto, la
Commissione Europea non autorizza la vendita della filiale britannica di
Telefonica 02 a Hutchinson da parte di Telefonica che avrebbe spianato le porte
alla sua fusione con l’operatore mobile
del gruppo di Hong Kong, Three. L’operazione, del valore di 13,3 miliardi di
euro, avrebbe ridotto da quattro a tre il numero di operatori mobili nel Regno
Unito. La decisione è maturata per via delle ‘forti preoccupazioni’
dell’Antitrust Ue sulle ripercussioni che l’operazione avrebbe avuto sulla
concorrenza nel mercato mobile, sulla scelta degli utenti e sui
prezzi, che sarebbero inevitabilmente aumentati. O2 è il secondo operatore
mobile britannico, con una quota del 29,8%, mentre Hutchison controlla il 14,2%
con il marchio 3. Leader del mercato, con il 31,8%, è EE recentemente acquisito
dall’ex incumbent BT. E’ la prima volta che la Commissione boccia un progetto
di fusione in un mercato così importante, anche se lo scorso ano
l’intransigenza dell’Antitrust aveva fatto saltare il matrimonio
tra Telenor e TeliaSonera in Danimarca. Secondo il Financial Times, la
decisione mette a rischio operazioni per decine di miliardi di euro in
tutta Europa e segna una netta inversione di tendenza rispetto a quanto fatto
dal precedente esecutivo europeo, che aveva approvato – anche se a fronte
di rigidi paletti per tutelare la concorrenza – la riduzione da quattro
tre operatori in Austria, Irlanda e Germania con le fusioni,
rispettivamente tra Orange Austria e 3 (2012), O2 e 3
Ireland (2013) e O2 ed ePlus (2013). A rischio anche il progetto di fusione avviato in Italia tra 3 Italia e Wind.
11 maggio 2016 Mediaset ha presentato i risultati del
primo trimestre. In crescita ricavi, utili e pubblicità ma pesa ancora il rosso
della pay tv acquistata da Vivendi Premium. I ricavi netti continuano, infatti,
a crescere e sono pari a 786,1 milioni di euro in aumento rispetto ai 718,5
milioni del primo trimestre 2015 (+67,6 milioni di euro). n particolare, i
ricavi in Italia sono stati pari a 556,0 milioni di euro rispetto ai 498,2
milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente. In Spagna i ricavi
ammontano a 230,7 milioni di euro rispetto ai 220,7 milioni del 2015. Va bene
anche la pubblicità: in Spagna i ricavi pubblicitari televisivi lordi si sono
attestati a 222,2 milioni di euro rispetto ai 216,5 milioni dell’esercizio
precedente. In Italia hanno raggiunto i 498,1 milioni di euro rispetto ai 484,6
milioni di euro dei primi tre mesi 2015. Mediaset segnala anche che al 31 marzo
2016 la raccolta dell’azienda in Italia registra segno positivo da 11 mesi
consecutivi, “un’evidenza della competitività dell’offerta crossmediale dei
mezzi del gruppo”. L’Ebit è positivo per 105,4 milioni di euro rispetto ai 44,6
milioni dell’omologo trimestre precedente (+60,8 milioni di euro). L’utile
delle attività in continuità è pari a 38,6 milioni di euro rispetto alla
perdita di 0,1 milioni di euro registrata nel primo trimestre 2015 (+38,7
milioni di euro). Vanno bene anche gli ascolti televisivi: nei primi tre mesi
dell’anno le reti Mediaset confermano una netta leadership sul target
commerciale sia in Italia sia in Spagna. In Italia, Mediaset è leader sul
target commerciale 15-64 anni con il 34,1% di share nelle 24 ore. In Spagna, le
reti televisive Mediaset España mantengono la leadership assoluta nelle 24 ore
con il 29,4% di share. Mediaset chiude insomma un periodo che evidenzia
risultati migliori rispetto ai primi tre mesi dell’esercizio 2015 se non fosse
per le perdite sulle quali pesano i 600 milioni di euro investiti per
acquistare i diritti televisivi della Champions League, che non ha portato i
risultati sperati in termini di aumento degli abbonamenti di Premium che
continua ad arrancare. “Era molto tempo che non vedevamo una simile crescita
dei ricavi”, ha detto il direttore finanziario di Mediaset, Marco Giordani. Effettivamente
così è, ma c’è ancora Premium che intralcia l’ascesa. Il risultato netto è, infatti,
negativo per 18 milioni di euro rispetto ai +0,6 milioni euro conseguiti nello
stesso periodo del 2015. Sul dato ha inciso negativamente, precisa la stessa
Mediaset, il risultato netto delle attività discontinue (Mediaset Premium) pari
a 56,6 milioni di euro (a fronte dei +0,7 milioni di euro nello stesso periodo
del 2015). L’indebitamento finanziario netto è passato dagli 859,4 milioni di
euro del 31 dicembre 2015 ai 908,1 milioni di euro del 31 marzo 2016.
L’incremento è dovuto principalmente all’investimento di 91,4 milioni di euro
per il completamento del piano di riacquisto di azioni proprie con obiettivo
l’incremento della quota di controllo in Mediaset España.
12 de mayo: en Brasil, el Senado suspende a la presidenta Dilma Rousseff de sus funciones, por 180
días, para que pueda dedicarse exclusivamente a su defensa en el juicio
político por presuntamente utilizar préstamos de bancos estatales para cubrir
el déficit fiscal y pagar programas sociales
previamente a su reelección en 2014. La reemplazó su vicepresidente Michel Temer, ya desde
hacía poco crítico con Roussef
12 maggio 2016 Concorrenza sempre più agguerrita tra
le piattaforme di sharing. YouTube è al lavoro per diversificare la propria
offerta mentre Amazon le sta alle calcagna e si prepara a mettere sul mercato
un servizio per la condivisione di film. Dopo aver annunciato il prossimo
lancio della tv in diretta, l’azienda che fa capo a Google presenta adesso un
nuovo servizio che permetterà di incentivare lo sharing e la visione dei propri
video. La condivisione sarà più semplice grazie a un servizio di messaggeria
interna, al momento disponibile per un numero limitato di utenti, ma che presto
sarà esteso a tutti. Un servizio in diretta concorrenza con quelli già noti
come Messenger di Facebook o Snapchat. La messaggeria di YouTube permetterà ai
propri utenti di comunicare in privato direttamente da un’app mobile magari
commentando i video postati sempre in questo apposito spazio dedicato alle
conversazioni. La piattaforma di Google continua a regnare nel mondo dei video
online con oltre un miliardo di utenti e ‘centinaia di milioni di ore di
visione ogni ora”. Facebook e Snapchat però incalzano La concorrenza è sempre
più agguerrita. Il social network più popolare del mondo dichiarava a settembre
scorso che sulla propria piattaforma vengono visti ogni giorno 8 miliardi di
video. Dalla sua, l’app Snapchat ha raggiunto il mese scorso la soglia dei 10
miliardi di video visti quotidianamente
Il governo britannico, nell’ambito del
rinnovo della Royal Charter che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2017, presenta il Libro Verde contenente il
progetto di riforma per la BBC che le garantisce il canone per almeno undici
anni e le consente di nominare in modo indipendente la maggioranza dei membri
del proprio CdA. Si troverà per la prima volta sotto la supervisione di un
regolare esterno l’OFCOM, l’oautorità indipendente di controllo sui media
12 maggio 2016 Nel Regno Unito previsto il canone
anche per l’on-demand La riforma della BBC prevede l’allargamento del canone
anche a chi guarda i programmi della tv pubblica sui internet. Al contrario in
Italia computer, smartphone e tablet –
se privi di sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare –
sono esclusi dal pagamento del canone perché, spiega il Ministero per lo
Sviluppo economico, non costituiscono apparecchi televisivi. Un aspetto
controverso che sicuramente in Italia sarà rivisto. Forse si attende che la Rai
si trasformi in una vera digital media Company, per poi rivedere questa
disposizione che rischia di diventare una scappatoia per gli evasori. Le nuove disposizioni del governo britannico
contenute in un White Paper,
anticipato dalla stessa emittente pubblica, prevedono grosse novità, mai viste
in 94 anni di vita della BBC, in vista del rinnovo della Royal Charter per fine
anno. Il governo ha anche chiesto un cambio di linea editoriale: basta
inseguire gli ascolti delle altre tv, la BBC dovrà impegnarsi a offrire al
proprio pubblico contenuti di qualità. Ma se alcuni detrattori della riforma ne
hanno visto un impegno a indebolire la BBC sul mercato televisivo a favore dei
broadcaster privati, altri ne evidenziano invece l’importanza per il
raggiungimento di quella che dovrebbe essere la vera mission del servizio
pubblico. Altro aspetto importante che balza agli occhi è che in Gran Bretagna
è vero sì che, come in Italia, il canone è legato al possesso dell’apparecchio
televisivo ma dovranno pagarlo anche quelli che fruiscono solo su internet del
servizio on-demand della BBC, come per esempio l’app i-Player. Nel White Paper
si evince la volontà chiara di ammodernare il canone estendendolo anche a
coloro che consumano online i contenuti della BBC dentro e fuori dalla Gran
Bretagna, introducendo sistemi di pagamento flessibili Questo per rispondere
alla nuova impennata di consumo di contenuti da dispositivi mobili come si può
chiaramente vedere da questa tabella della BBC.
Le novità più importanti della riforma della
BBC: L’abolizione del BBC Trust, organo di garanzia interno che
tradizionalmente ne assicurava l’indipendenza, di fatto sostituito da un
Consiglio di amministrazione. Il passaggio della supervisione sotto il
controllo dell’Ofcom – Autorità delle comunicazioni – che avrà funzioni
ispettive. La BBC passerà così per la prima volta sotto la vigilanza di
organismo indipendente ed esterno. Queste funzioni in Italia vengono svolte
dalla Commissione parlamentare di Vigilanza che è organo chiaramente politico.
La riforma garantirà un canone per almeno 11 anni. La BBC raccoglie attualmente
3,7 miliardi di sterline, pari a 4,7 miliardi di euro da un canone annuo di
145,50 sterline (pari a 184 euro) dovuto dai cittadini in possesso di un apparecchio
tv nel Paese. Pagamento del canone anche per coloro che guardano i programmi
della BBC on-demand sul servizio internet. La maggioranza dei membri del Cda
sarà nominata in modo indipendente. La BBC potrà nominarne almeno la metà. Autonomia
di spesa ridotta e sottoposta a un maggiore controllo dall’alto. Saranno rese
pubbliche le remunerazioni di tutti i dipendenti della BBC superiori a 150 mila
sterline all’anno e i cachet delle star oltre 450 mila sterline dopo il piano
di tagli alle spese della tv deciso dal Governo. Per il Ministro inglese alla
Cultura, John Whittingdale, “è un cambiamento importante in quanto, in passato,
chi guidava la BBC veniva nominato dal Governo”. Questa riforma, ha aggiunto
Whittingdale, concede “alla BBC un’autonomia molto più importante nei confronti
del Governo sulle questioni editoriali, la gestione e l’elaborazione del budget
attraverso un documento la cui durata è più lunga“.
13 maggio 2016 Nel corso dell’ultima riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti Coreper, in
vista del prossimo Consiglio del 26 maggio, gli Stati europei hanno approvato un documento volto a introdurre un limite temporale fisso per la
portabilità dei contenuti a pagamento oltre le frontiere. Nella stessa riunione
hanno altresì raggiunto un accordo
sulle nuove regole per la riallocazione della banda 700Mhz alla banda larga
mobile entro il 2020, con la possibilità – a fronte di ‘giustificati motivi’ –
di un’estensione di massimo due anni così come previsto nel Rapporto Lamy. I
motivi del ritardo possono includere questioni di irrisolto coordinamento
transfrontaliero; problemi di interferenze; la necessità di garantire la
migrazione tecnica a standard di trasmissione televisiva avanzata in presenza
di un’ampia fetta di popolazione interessata dal processo; costi di transizione
superiori ai ricavi attesi dalla procedura di assegnazione o cause di forza
maggiore. Gli Stati che dovessero essere interessati da questo tipo di
problematiche dovrebbero puntualmente informare la Commissione e gli altri
Stati membri della loro roadmap. Per quanto riguarda invece lo spettro al di
sotto dei 700 MHz (470-694 MHz), l’accordo, con un solo paese astenuto, prevede
che i Governi ne garantiscano la disponibilità per i servizi televisivi fino
almeno al 2030. In quest’ultimo caso, come suggerito anche dal rapporto Lamy e
come raccomandato dal gruppo Politica dello spettro radio nel suo parere del
2015, un riesame previsto per il 2025. L’accordo dovrebbe aprire la strada
all’armonizzazione dell’uso dell’importante porzione di banda, considerata
essenziale per la copertura universale della banda larga mobile e per la futura
implementazione paneuropea dei servizi mobili 5G. Francia e Germania hanno già
proceduto all’assegnazione delle frequenze 700Mhz alle telco. In Francia,
l’asta ha fruttato 2,8 miliardi di euro, in Germania lo Stato ha incassato 1
miliardo di euro. L’Italia è invece capofila di un gruppo di Paesi che
chiedevano il rinvio del termine per la riallocazione al 31 dicembre 2022
evidenziando innanzitutto le difficoltà del trasferimento dei servizi DTT al di
fuori della banda dei 700MHz in particolare per quei paesi, come appunto
il nostro, in cui la televisione digitale terrestre è la principale piattaforma
per la ricezione dei canali televisivi. Nel nostro paese, la banda 700 è
occupata al 60% da emittenti nazionali e locali, tutti con diritti d’uso in
scadenza nel 2032.
15 maggio 2016 Google potrebbe essere condannata a una
multa record da 3 miliardi di euro per abuso di posizione dominante sul mercato
europeo della ricerca online. Stando a quanto riporta il Daily Telegraph, la
Commissione Ue è pronta a sanzionare il colosso di Mountain View, chiudendo
così il dossier aperto sette anni fa. Secondo fonti Ue, sentite dal quotidiano
britannico, i funzionari dell’Antitrust starebbero limando gli ultimi dettagli
ed entro giugno dovrebbe essere annunciato il provvedimento
15 maggio 2016 Cambiamenti in vista nella Ue per le
piattaforme che distribuiscono contenuti online come Netflix o Amazon Prime. Presto
anche i servizi di video on-demand potrebbero dover rispettare una quota del
20% di opere europee nella offerta proposta in ogni Paese Ue nel quale operano.
Secondo quanto riferisce Les Echos, questa è la base sulla quale sta lavorando
la Commissione Ue nell’ambito della revisione della Direttiva sui servizi media
audiovisivi che dovrebbe partire dal prossimo autunno. Parlando della riforma
di queste disposizioni in occasione dell’incontro con l’industria
cinematografica domenica al Festival di Cannes, Andrus Ansip, Vicepresidente e
Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale, ha dichiarato: “E’ il
momento di aggiornarle in modo che riflettano la nuova realtà online e il mondo
digitale che cambia, anche per creare un level playing field” tra newcomers e
broadcaster.
15 maggio 2016 Diritto
d’autore e portabilità dei contenuti al centro dell’intervento di Andrus Ansip,
Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale,
all’incontro tenutosi ieri al Festival di Cannes “La tecnologia digitale ha
trasformato la produzione e la distribuzione cinematografica: il modo in cui
guardiamo e godiamo dei film“, ha detto Ansip. Le esigenze e le preferenze
degli utenti sono cambiate e oggi stiamo assistendo all’esplosione dei servizi
on-demand e della visione da dispositivi mobili. Per il Commissario Ue,
l’industria cinematografica e tutti coloro che amano i film, “dovrebbero
sfruttare al meglio le opportunità offerte da Internet e dalla tecnologia
digitale” in vista della realizzazione del Mercato Unico Digitale.Ansip ha
quindi ribadito l’importanza di garantire i diritti d’autore, per consentire
che venga retribuito il lavoro dei creatori. Il contributo che può dare la Ue,
ha indicato Ansip, è quello di offrire all’industria creativa europea le
migliori possibilità di sviluppo nei Paesi membri. Ansip ha anche citato il
Programma MEDIA a sostegno dell’industria cinematografica per evidenziare
l’importanza dei finanziamenti –considerati ‘di vitale importanza’ – a favore
della creazione di film di alta qualità e di opere audiovisive. Per il
Commissario Ue, “è il momento opportuno per riflettere su nuovi mezzi per
finanziare e distribuire i film europei”. Tre le priorità della Ue:
1) Rafforzare l’industria creativa europea nell’era
digitale;
2) Aumentare la circolazione delle opere europee;
3) Aiutare il cinema europeo a raggiungere un pubblico
più ampio.
Il finanziamento resterà una priorità, ha aggiunto
Ansip, ma si può fare di più in materia di policy per il Digital Single Market
per aiutare le industria creative e cinematografiche europee. Due le aree
principali che, secondo Ansip, hanno bisogno di un approccio più moderno:
diritto d’autore e servizi media audiovisivi.
Portabilità
dei contenuti. Il Commissario Ue ha
quindi ricordato che lo scorso dicembre la Ue ha presentato la proposta sulla
portabilità dei contenuti nella Ue per consentire agli abbonati ai servizi
online – per i libri, musica, giochi, film, teatro, sport – di potervi accedere
anche quando sono temporaneamente fuori dal proprio Paese. Con questa proposta,
ha precisato Ansip, saranno rimosse tutte le barriere come il geoblocking e
creati maggiori benefici per i consumatori. Queste misure, ha poi spiegato il
Commissario Ue, sono ‘un bene’ anche per le aziende in quanto interverranno su
alcune delle ragioni che spingono gli europei alla pirateria o all’uso di
tecnologie dell’aria grigia come le VPN (virtual private network) per accedere
ai contenuti acquistati legalmente. Per Ansip, le nuove misure sproneranno più
persone a pagare per i contenuti. “Questa è la ragione per cui non avrebbe
senso limitare il diritto di portabilità“, ha detto ancora Ansip, facendo un
chiaro riferimento alla richiesta giunta da alcuni Paesi, tra i quali l’Italia,
di indicare il limite temporale in modo preciso, e che sarà discussa al
Consiglio Competitività che si riunirà il 26 maggio. Secondo il Commissario Ue,
però, fissare un limite di tempo massimo significherebbe “spingere coloro che
superano questa soglia a tornare a usare mezzi indiretti e dubbi per accedere
ai contenuti” quando si è fuori dal proprio Paese.
Diritto
d’autore. La portabilità, ha quindi
ribadito, è solo la prima fase della prevista riforma del copyright. La Ue è
già al lavoro per la seconda fase che sarà pronta per l’autunno dove verranno
trattate alcune tematiche specifiche come le eccezioni al diritto d’autore
specie quelle che hanno effetti transfrontalieri e che dovrebbero essere
allineate. La riforma affronterà anche le violazioni del copyright su scala
commerciale e l’ammodernamento transfrontaliero dell’enforcement. Ansip è
consapevole che la pirateria è una grave minaccia per l’industria
cinematografica e ha citato gli ultimi dati dell’Ufficio Ue della Proprietà
Intellettuale secondo i quali negli ultimi dodici mesi un quarto dei giovani
della Ue ha ammesso di utilizzare fonti illegali per accedere ai contenuti
online. “Si tratta di una situazione preoccupante per tutti noi – ha ribadito –
e al riguardo abbiamo intenzione di fare qualcosa”. Ansip ha rilanciato,
sostenendo che il digitale offre possibilità quasi illimitate, per la
produzione e distribuzione di film. Impone nuovi modelli di business come
quelle offerte dalle piattaforme online che sono ormai una realtà che fa parte
della nostra vita quotidiana e, ha dichiarato “non dobbiamo averne paura“.Anzi,
ha osservato, contribuiscono molto all’innovazione, alla società ed economia
europea. Presto, ha annunciato, presenteremo la nostra valutazione, dopo mesi
di consultazione e analisi, sull’approccio delle piattaforme in Europa.
Revisione
Direttiva SMA In conclusione Ansip ha
citato la revisione della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi per
adeguarla ai tempi ormai mutati. Oggi, infatti, la distribuzione televisiva, il
video on-demand e le piattaforme di video-sharing come YouTube rientrano sotto
regole diverse. “E’ il momento di aggiornarle – ha detto Ansip – in modo che
riflettano la nuova realtà online e il mondo digitale che cambia, anche per
creare un level playing field. La nostra proposta porterà anche maggiore flessibilità
alle regole per la pubblicità e sosterrà i nostri sforzi per promuovere il
lavoro creativo europeo”.
16 maggio 2016 Il grande tennis a Roland Garros trasmesso
in un canale ad hoc durante la manifestazioone in ultra alta definizioneUHD sul
digitale terrestre a Parigi e nel bouquet satrelliutare Fransat.
Contemporaneamente alcune partite grazie ad un’applicazione di realtà virtuale
sviluppata dal francese FireKast saranno disponibili su IOSZ,Android e sulla
cuffia Samsung Gear VR in UHD a 360 gradi, consentendone la visione in
immersione totale, in diretta o in replay
16 maggio 2016 Il gruppo britannico ITV prende una
quota minoritaria nella piattaforma on deamdn Cirkus operante nei paesi
scandinavi, lanciata nel dicembre 2013 in Svezia in partnership con l’operatore
via cavo ComHem (1,82 milioni di abbonati) e il bouquet DTT a pagamento Boxer
(con 600 mila abbonati in Svezia e 300 mila in Danimarca)
17
maggio 2016 In seguito alle dimissioni il
9. maggio del Cancelliere austriaco Werner
Faymann, in carica dal 2 dicembre 2008, dopo
un interim assicurato dal vice cancelliere popolare Reinhold Mitterlehner gli subentra un altro
socialdemocrativo, il giornalista economico Christian Kern. Rimarrà in carica
come Bundeskanzler sino al…..
17 maggio 2016 G-B : la BBC pourrait
remplacer BBC News et BBC World News par une seule chaîne d'info
17 maggio 2016 in un’intervista rilasciata a Les Echos, Vincent Bolloré dichiara di
voler rilanciare Canal + La pay tv è ‘salvabile’ e ‘sarà salvata’, ha detto il
presidente di Vivendi precisando che punterà sull’accordo con BeIN Sport, per
cui si attende l’ok dell’Antitrust, e su un nuovo approccio di marketing. Il
primo intervento riguarderà – a partire da settembre- la drastica riduzione
delle ore free-to-air trasmesse sulla pay tv per dare maggiore spinta ai canali
criptati quindi accessibili solo agli abbonati. A quasi un anno di distanza
dalla riorganizzazione dei vertici di Canal+, Bolloré è convinto che il peggio
sia passato anche se la pay tv continua a perdere abbonamenti (400 mila in un
anno). Il presidente è convito che, se il gruppo otterrà dall’Autorità per la
concorrenza il diritto a distribuire in via esclusiva BeIN Sport, si potrà partire
col rilancio delle attività.Arricchire i contenuti di Canal+ con lo sport
dovrebbe consentire al gruppo di adeguare e diversificare la
commercializzazione della propria offerta, proponendo abbonamenti a prezzi
differenti. Una via per attirare nuovi clienti, mantenere quelli che rischiano
di lasciare la pay tv o di far lievitare l’abbonamento medio degli altri.
17 maggio 2016 Pubblicato sul sito del governo il
questionario predisposto dagli esperti.
Inizia la consultazione con i cittadini in vista del rinnovo della Convenzione.
Durerà 45 giorni
17 maggio 2016 In dissenso con l’editore Angelucci
proprietario della testata, il direttore Maurizio Belpietro lascia la direzione
del quotidiano Libero alla cui guida
torna il fondatore Vittorio Feltri recentemente definito come neo
antiberlusconiano per aver rottamato definitivamente defuinendolo politicamente
“finito” il Presidente di Forza Italia
18 maggio 2016
La commission des Affaires culturelles et de l'Education de l'Assemblée
nationale examinera ce mercredi à 9h30 laproposition de
résolution européenne de Marietta Karamanli (SRC) et Hervé
Gaymard (LR) sur la protection du droit d'auteur dans l'Union
européenne, selon son agenda prévisionnel. Rappelons que ce texte prend acte de
la volonté de la Commission européenne d'engager une large réforme des droits
d'auteur dans le cadre de l'instauration d'un marché unique numérique et
s'inquiète d'une éventuelle prolifération des exceptions obligatoires aux
droits d'auteur, susceptible de restreindre le potentiel d'adaptation des Etats
membres (nos informations du 11 mai).La proposition souhaite notamment le
respect du principe de territorialité des droits et, partant, une définition
précise et adéquate de la durée de portabilité transfrontière des contenus
culturels. Elle demande aussi la valorisation des solutions contractuelles
transfrontières existantes, l'ouverture de réflexions sur le statut et les
responsabilités des hébergeurs au sein de la directive Commerce électronique,
ainsi que le respect du système actuel de copie privée.
18 maggio 2016 Mediaset Espana ha annunciato d’aver
raggiunto un accordo per l’acquisto dei diritti televisivi per la trasmissione
delle partite dell’Euro 2016 (10 giugno – 10 luglio) che si disputeranno in
Francia. Il gruppo televisivo, che possiede i canali televisivi Cuatro e
Telecinco, trasmetterà 23 dei 51 match dell’Euro. Ovviamente tutte quelle della
Roja, squadra spagnola due volte campione d’Europa.
·
19 maggio: Precipita un airbus dell'Egyptair nel Mare
Egeo, a largo della Grecia,
parito da Parigi e diretto a Il
Cairo.
19 maggio 2016 Linee Guida della Commissione UE. Gli
investimenti pubblici per la costruzione o il miglioramento di infrastrutture
non sono considerati aiuti di Stato se le infrastrutture in questione non vanno
a competere con impianti dello stesso tipo realizzati da società private.È
quanto stabiliscono le linee guida pubblicate
dalla Commissione europea per “aiutare le autorità pubbliche e le
imprese a determinare in quali casi le misure di sostegno pubblico possono
essere concesse senza chiedere l’autorizzazione prevista dalle norme
comunitarie in materia di aiuti di Stato”, come spiega una nota della Ue. Il
pubblico, quindi, è libero di investire nelle infrastrutture se queste non
vanno ad alterare la concorrenza e se mantengono condizioni di equità nel
mercato unico: è il tipico caso, spiegano da Bruxelles, di “strade,
infrastrutture ferroviarie, sistemi di approvvigionamento idrico di trattamento
delle acque reflue”. Al contrario, “le infrastrutture in settori quali
l’energia, la banda larga, i porti o gli aeroporti sono spesso in competizione
con altre infrastrutture simili. In questi settori – spiega la Commissione – se
un progetto è finanziato con fondi pubblici mentre quelli concorrenti devono
operare senza sostegno pubblico, questo può dare al progetto sovvenzionato un
vantaggio economico sui rivali”. Questo tipo di finanziamento è quindi
“soggetto al controllo preliminare della Commissione ai sensi delle norme sugli
aiuti di Stato”. In Italia, ad esempio,
si attende ancora il via libera della UE sul piano del Governo per la banda
ultralarga nelle aree a fallimento di mercato – i cosiddetti Cluster C e
D. Un piano che oggi è stato definito “molto buono” da Andrus Ansip, Vice
President della Commissione per il Digital Single Market. La Ue deve appunto
stabilire se le misure di intervento diretto previste dal Governo non
costituiscano una forma di aiuti di Stato. In base agli orientamenti pubblicati
oggi non dovrebbe essere così, visto che nelle aree in cui sarà il Governo,
tramite Infratel, a realizzare le infrastrutture per poi concederle su base
ventennale, gli operatori non hanno mostrato interesse a realizzare
investimenti perché non considerano quelle aree remunerative. L’intervento
diretto sarebbe limitato a una parte del Cluster C (per le quali si stima che
gli operatori possano maturare l’interesse a investire in reti con più di 100
Mbps soltanto grazie a un sostegno statale) e al Cluster D (aree tipicamente a
fallimento di mercato per le quali solo l’intervento pubblico può garantire
alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps).
19 maggio 2016 Orange lancia un nuovo ricevitore Livebox
dotato di super wifi e di un decodificatore di segnali un UHD 4K. Nel primo
triemstre disponenva di 1,1 milioi di abbonati in fibra ottica
19 maggio 2016 Enel presenta un’offerta per Metroweb
ai due azionisti, F2i e Cassa Depositi e Prestiti. L’offerta della società
elettrica valorizzerebbe la società 806 milioni di euro, poco meno,
quindi, di quella di Telecom Italia, che lo scorso lunedì aveva presentato
un’offerta da circa 820 milioni di euro. Anche la proposta di Enel, come quella
di Telecom, prevede due opzioni. Secondo quanto riferito da MF, la prima
prevede l’acquisizione da parte di Enel Open Fiber della quota di F2i e la
successiva fusione con Metroweb. On questo caso il fondo guidato da Renato
Ravanelli uscirebbe dalla compagine azionaria. La seconda delle opzioni messe
sul piatto comporterebbe in un primo momento la fusione tra Enel Open
Fiber e Metroweb e successivamente un aumento di capitale della nuova entità
riservato a Enel. In questo modo, la quota di F2i si diluirebbe intorno
al 25%. A quanto risulta, la società elettrica vorrebbe chiudere in tempo per
partecipare ai bandi per l’ultrabroadband nelle aree C e D che a quanto
affermato dal sottosegretario Giacomelli dovrebbero partire entro l’inizio
dell’estate. Anche l’offerta Telecom prevede due opzioni. La prima
è l’acquisto – subito – del 100% di Metroweb per un corrispettivo in
contanti di 820 milioni di euro cash. La seconda prevede che Telecom
acquisti in un primo momento soltanto il 67% della società, lasciando alla
Cassa Depositi e Prestiti – braccio operativo del Governo per gli investimenti
strategici – il 33%, che sarebbe poi acquisito a investimenti ultimati.
Nell’offerta, datata 9 maggio, si indica un equity value di 650-750 milioni di
euro e un enterprise value compreso tra 703 e 816 milioni di euro. L’offerta di
Telecom, secondo l’agenzia Radiocor, si è posizionata nella parte più alta del
range.
20 maggio 2016 Início do mandato de Tsai Ing-wen, primeira mulher a chegar a presidência do
Taiwan.[30]
20
maggio 2016 Il pubblico europeo subirà perdite considerevoli se la Commissione
europea insisterà nel portare avanti i suoi piani di erosione dello
sfruttamento territoriale dei diritti cinematografici e televisivi. A rivelarlo
è un nuovo report presentato dalla società di consulenza economica Oxera
insieme alla società di consulenza specializzata nel settore dei media Oliver &
Ohlbaum al Festival internazionale del cinema di Cannes. Le modifiche alla
legislazione sul diritto d’autore e altre iniziative a livello europeo
potrebbero determinare una riduzione sostanziale degli investimenti in
contenuti televisivi e cinematografici, con perdite per i consumatori fino a
9,3 miliardi di Euro l’anno, da intendere come perdita di accesso ai contenuti
di cui godono attualmente, aumento dei prezzi o esclusione completa dal
mercato. Le proposte dell’UE (delineate lo scorso anno nella strategia
della Commissione europea per il Mercato Unico Digitale) eroderebbero lo
sfruttamento territoriale consolidato dei diritti televisivi e cinematografici
in Europa. L’impatto dell’accesso transfrontaliero ai contenuti audiovisivi sui
consumatori dell’UE, anziché aumentare la scelta per i consumatori, in virtù
dell’erosione dello sfruttamento territoriale, comporterebbe costi enormi per
il pubblico e per l’economia creativa europea, minacciando la diversità
culturale in termini sia di produzione sia di distribuzione e riducendo di
conseguenza il volume e la qualità dei contenuti originali offerti nell’UE. Le
proposte della Commissione hanno come obiettivo il miglioramento dell’accesso
online ai contenuti televisivi e cinematografici per i consumatori europei. Dallo
studio emerge tuttavia che tali proposte presentano il concreto rischio di
produrre l’effetto opposto. Lo studio descrive come le caratteristiche
peculiari di questi settori e la natura intrinsecamente rischiosa della
produzione di contenuti audiovisivi portano a modelli finanziari di produzione
fondati sulla libertà di concedere i contenuti in licenza su base territoriale
esclusiva, attirando quindi i finanziamenti in fase di pre-produzione. Una
limitazione di questa libertà ridurrebbe drasticamente gli investimenti in
nuovi contenuti, con conseguenti effetti negativi per il pubblico.
Rappresentanti di rilievo del settore hanno reagito:
§
Chiedendo il mantenimento dell’integrità del principio di territorialità;
§
Affermando la necessità che la Commissione europea riveda le sue proposte di
erosione dello sfruttamento territoriale dei contenuti televisivi e
cinematografici ed eviti qualsiasi proposta o altra iniziativa che possa
rappresentare una minaccia per la concessione in licenza e il finanziamento dei
contenuti televisivi e cinematografici, compresa la decisione di concedere
licenze su base esclusivamente territoriale;
§
Dichiarando che, pur condividendo l’obiettivo perseguito dalla Commissione di
costruire un’economia digitale più forte per il cinema e la televisione, è
necessario che la Commissione lavori con e non contro gli operatori del settore
per il bene dei consumatori.
I
produttori di molti paesi europei hanno espresso particolare preoccupazione
circa la possibilità che una limitazione del principio di esclusività
territoriale metta a repentaglio la loro capacità di ottenimento di
finanziamenti pubblici e comprometta la possibilità di siglare accordi di
co-produzione che garantiscono finanziamenti commerciali provenienti da altri
Paesi prima dell’inizio delle riprese.
22 maggio 2016 Grazie ai 750 mila voti espressi per
corrispondenza al secondo turno delle elezioni presidenziali austriache il verde Alexander Van der Bellen con il
50,3% ha vinto le elezioni sconfiggendo
l'ultranazionalista Norbert Hofer leader della FPOE ed erede di Heider che
risultava favorito nei sondaggi. Lo scarto tra il candidato verde e il leader
dell'estrema destra risulta di poco più di 31 mila voti.
23 maggio 2016
L’Isis rivendica il doppio attentato
che ha ucciso almeno 100 persone fra cui 41 militari a Aden, nel sud
dello Yemen. E’ il secondo in dieci giorni. Il 15 maggio, lo stesso gruppo
jihadista aveva rivendicato l'attentato suicida che aveva colpito decine di
giovani reclute della polizia a Moukalla, capoluogo della regione Hadramout
(sud-est), provocando 41 morti e oltre 50 feriti.
24
maggio 2016 Il gruppo svedese MTG (Modern Times Group) casa madre di Trace,
annuncia il perfezionamento della vendita delle proprie quote pari al 38 % nel gruppo audiovisivo russo CTC
Media per 123 milioni di dollari (110 M€).
25
maggio 2016 La Commissione Ue presenta le sue proposte di riforma delle norme
sull’audiovisivo vecchie di 30 anni: più poteri ai regolatori nazionali,
maggiori responsabilità per gli OTT e stop al geoblocking. Le novità
permetteranno di creare condizioni più eque per tutti gli operatori, promuovere
i film europei, tutelare i minori e contrastare più efficacemente l’incitamento
all’odio, il tutto nell’ambito della realizzazione della strategia per il
Mercato Unico Digitale. Nello stesso giorno la Commissione presenta un pacchetto, articolato in tre
proposte, che mira a promuovere il commercio elettronico contrastando la
pratica del geoblocking, rendendo la consegna transfrontaliera dei pacchi meno
costosa e più efficiente e promuovendo la fiducia dei consumatori grazie a una
migliore protezione e applicazione delle norme.
Le modifiche alla Direttiva SMA per
assicurare un level playing field tra broadcaster e newcomers erano attese da tempo dall’industria di settore,
visto che queste norme comuni hanno quasi 30 anni e nel frattempo molte cose
sono cambiate. Con l’esplosione delle connessioni mobili è cambiato anche il
modo di fruire i contenuti. Gli utenti vogliono poter accedere alle offerte
audiovisive anytime, anywhere e any device. Il palinsesto tv è tramontato
perché i telespettatori se lo costruiscono su misura grazie ai servizi di video
on-demand come Netflix e MUBI. Molto spazio anche alle piattaforme di
video-sharing come YouTube e Dailymotion. Da qui la necessità della Ue di
intervenire rapidamente per assicurare un level playing field tra broadcaster e
newcomers.
Altra
importante novità, le modifiche intervenute sulla direttiva SMA assicurano
l’indipendenza delle autorità di regolamentazione del settore audiovisivo oltre
a offrire maggiore flessibilità alle emittenti con riguardo alla
pubblicità.
Più poteri ai regolatori nazionali I regolatori
nazionali del settore audiovisivo non si occuperanno semplicemente di
autoregolamentazione, ma avranno il potere di far rispettare le norme, che, a
seconda di quanto previsto dalla legislazione nazionale, potranno anche
comportare delle sanzioni. Le autorità di regolamentazione diventeranno
realmente indipendenti dai governi e dall’industria. Il ruolo del gruppo dei
regolatori europei per i servizi di media audiovisivi, costituito da tutti i 28
regolatori nazionali del settore audiovisivo, sarà definito nella normativa
dell’UE. Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario
per il Mercato Unico Digitale, ha dichiarato: “Il mio intento è che le
piattaforme online, il settore creativo e l’audiovisivo diventino forze
trainanti dell’economia digitale; non voglio che siano appesantiti da norme
inutili o superate. Hanno bisogno della certezza di un quadro giuridico moderno
ed equo, che intendiamo fornire con la proposta odierna”. L’impianto resta
intatto per norme efficaci come quelle sulle responsabilità dei fornitori di
servizi online ed estende determinati obblighi alle piattaforme e ad altri
operatori digitali per migliorare la protezione degli utenti e garantire parità
di condizioni Per Günther Oettinger, Commissario per l’Economia e la società
digitali: “Con le nuove norme intendiamo difendere il pluralismo dei media e
l’indipendenza dei regolatori del settore audiovisivo e bandire l’incitamento
all’odio dalle piattaforme per la condivisione di video. Vogliamo anche
assicurare parità di condizioni, un comportamento responsabile, la fiducia
nell’ambiente delle piattaforme online e la sua equità”:
Creatività, quota del 20% per gli OTT Attualmente le emittenti televisive europee investono
circa il 20% delle loro entrate in contenuti originali e i fornitori di servizi
a richiesta meno dell’1%. La Commissione vuole che le emittenti televisive
continuino a riservare almeno metà del tempo di trasmissione alle opere europee
e obbligherà i fornitori di servizi a richiesta a garantire almeno il 20% di
opere europee nei loro cataloghi. La proposta chiarisce inoltre che gli Stati
membri possono chiedere ai servizi on-demand disponibili sul territorio
nazionale di contribuire finanziariamente alle opere europee.
Pubblicità, maggiore flessibilità I
telespettatori disturbati dal numero eccessivo di annunci pubblicitari possono
passare a offerte di contenuti online senza pubblicità, che un decennio fa non
esistevano. La direttiva riveduta offre alle emittenti maggiore
flessibilità su quando trasmettere gli annunci: il limite complessivo del 20%
del tempo di trasmissione è mantenuto tra le 7 e le 23, ma invece degli attuali
12 minuti all’ora, le emittenti possono scegliere più liberamente quando
trasmettere gli annunci nel corso della giornata. Le emittenti e i fornitori di
servizi a richiesta godranno inoltre di maggiore flessibilità per l’inserimento
di prodotti e la sponsorizzazione, continuando a mantenere i telespettatori
informati. Tutte queste misure dovrebbero avere un impatto economico positivo
per i fornitori di servizi di media, soprattutto per le emittenti
radiotelevisive, e accrescere la loro capacità di investire in contenuti audiovisivi,
elemento importante per la competitività dell’industria audiovisiva dell’UE.
Piattaforme online Per le piattaforme online, la Commissione ha
delineato un approccio mirato e basato su principi per risolvere i problemi
segnalati dai partecipanti alla sua consultazione pubblica sulla valutazione
delle piattaforme, che si è svolta nell’arco di un anno (cfr. domande e risposte), e coadiuverà l’industria e le parti interessate nei loro sforzi di
autoregolamentazione e coregolamentazione per garantire che questo approccio
resti flessibile e aggiornato. In questo senso è indispensabile lavorare sulla
fiducia dei consumatori.
La
cooperazione transfrontaliera nell’applicazione delle norme garantirà il
rispetto, da parte delle piattaforme, degli obblighi concernenti i diritti dei
consumatori, ad esempio tramite una chiara indicazione dei risultati delle
ricerche sponsorizzate. La Commissione incoraggerà anche l’industria del
settore ad intensificare volontariamente gli sforzi per contrastare pratiche
come le recensioni online false o fuorvianti e inviterà le piattaforme online a
riconoscere diversi tipi di sistemi di identificazione elettronica sicura (eID)
che offrano le stesse garanzie dei loro sistemi eID. L’iniziativa per il libero
flusso dei dati, prevista per la fine del 2016, faciliterà il passaggio e la
portabilità dei dati fra diverse piattaforme online e servizi di cloud
computing.
Proposte nuove regole per l’eCommerce Il pacchetto odierno per il commercio elettronico è
composto da:
·
Una
proposta legislativa contro il geoblocking ingiustificato e altre forme di
discriminazione in base alla nazionalità o al luogo di residenza o di
stabilimento;
·
Una
proposta legislativa sui servizi di consegna transfrontaliera dei pacchi per
aumentare la trasparenza dei prezzi e migliorare la sorveglianza normativa;
·
Una
proposta legislativa per migliorare l’applicazione dei diritti dei consumatori
e fornire orientamenti che chiariscano, tra l’altro, cosa costituisce una
pratica commerciale sleale nel mondo digitale.
Contro il geoblocking La Commissione propone norme per garantire che i
consumatori che intendono acquistare prodotti e servizi in un altro paese
dell’UE, online o di persona, non siano discriminati in termini di accesso ai
prezzi, condizioni di vendita o di pagamento, tranne se ciò sia oggettivamente
giustificato per motivi quali l’IVA o disposizioni di legge di interesse
generale. Nel mondo online troppo spesso ai consumatori è impedito l’accesso a
offerte in altri paesi. Tale discriminazione non è ammissibile nel mercato
unico. Ansip informa che le misure contro i sistemi di geoblocking saranno
estese a eBook, musica digitale e games.
La
proposta di revisione del regolamento
sulla cooperazione per la tutela dei consumatori conferirà maggiori poteri
alle autorità nazionali in modo che i consumatori possano far meglio valere i
loro diritti. Esse potranno:
1.
Verificare
se i siti Internet praticano il blocco geografico dei consumatori oppure offrono
condizioni post-vendita che non rispettano le norme UE (ad esempio sul diritto
di recesso);
2.
Ordinare
l’immediata rimozione dei siti web che ospitano offerte truffaldine;
3.
Chiedere
informazioni ai gestori dei registri dei nomi di dominio e alle banche per
accertare l’identità dell’operatore responsabile.
La
Commissione sta inoltre pubblicando orientamenti aggiornati sulle pratiche
commerciali sleali per dare risposte anche alle sfide poste dal mondo digitale.
Si tratta di chiarimenti sull’applicazione della direttiva sulle pratiche
commerciali sleali.
25
maggio 2016 Secondo il Corriere della
Sera la Cassa dei Depositi e Prestiti avrebbe scelto Enel Open Fiber
come partner per Metroweb, concedendo
all’Enel 2 l’esclusiva sulla base di una poroposta vincolante che ha
valutato la società della rete , di cui verrà ceduta uina quoita di maggiranza
814 milioni di euro. Per chiudere l’operazione si attende ora la pronuncia del
consiglio di F2i che di Metroweb ha la maggioranza, che ppootrebbe scegliere di
fare cassa ovvero vendere la propria quota
ma avrà la possibilità di reionvestire parte dell’incasso e quindi partecipare con Enel e Cassa dei
Depositi al piano per la larga banda di
Metroweb che ora dovrebbe diventare un pericoloso concorrente per Telecom
Italia. A esprimersi dovrà essere poi anche Fastweb,
che controlla il 10,6% di Metroweb Milano e ha potere di veto sulle modifiche
dell’azionariato fino al 2017. In realtà come spottolinea perudentemente
Kay4Biz Enel è in vantaggio nella corsa per Metroweb, ma ancora
non c’è alcun atto ufficiale da parte della Cassa Depositi e Prestiti
26
maggio 2016 Il Consiglio competitività discute il testo approvato dal Comitato
dei rappresentanti permanenti (COREPER)
volto a introdurre un limite temporale fisso per la portabilità dei
contenuti a pagamento oltre le frontiere, contro il parere contrario di Andrus
Ansip, Vicepresidente e Commissario responsabile per il Mercato Unico Digitale,
in quanto fissare un limite di tempo massimo significherebbe “spingere coloro che
superano questa soglia a tornare a usare mezzi indiretti e dubbi per accedere
ai contenuti” quando si è fuori dal proprio Paese. Al momento, infatti, gli
europei in viaggio nella Ue ricorrono spesso alla pirateria o all’uso di
tecnologie dell’aria grigia come le VPN (virtual private network) per accedere
ai contenuti acquistati legalmente nella propria nazione
26
maggio 2016 Il gruppo statunitense HBO stringe un accordo con Vodafone Espana
per lanciare presto una propria piattaforma di videostreaming sul mercato
spagnolo, HBO España, presente sui servizi IPTV e cavo
di Vodafone. Gli abbonati all'offerta Vodafone TV avranno anche l’accesso
a HBO España attraverso telefono cellulare, tablet e pc.
26
maggio 2016 La piattaforma TivuSat si arricchisce di due nuovi canali della Rai
trasmessi via satellite in alta definizione, Rai Moovie e Rai Premium. Si aggiungono a Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai Sport 1, Rai 4,
SuperTennis, Paramount Channel, KBS World e ARTE
26
maggio 2016 L’udizione ieri in Senato dell’ad e del presidente di Telecom
Italia, Flavio Cattaneo e Giuseppe Recchi, segna la fine del confronto e una
chiara contrapposizione strategica, tra Telecom ed Enel ovvero uno scontro
frontale su tutta la linea cin un’azienda sempre più isolata in un contesto
politico strategicamente orientato verso la società elettrica.
Sky pensa aII'app per vedere a 360 i
talent e lo sport • II futuro? Permettere al telespettatore di ruotare la
visione a 360 gradi . Sky propone già, gratis, filmati su Facebook 360 o
YouTube 360 o con la app Oculus, tra cui un documentario su S. Pietro e le
basiliche papali e un servizio sul campo profughi di Calais. Ma lavora a una
app che "immerga", collegando lo smartphone ad appositi occhiali,
dentro sport e show: girando su se stesso, lo spettatore vedrà ciò che circonda
campioni e cantanti.
27
maggio 2016 Sky Italia punta sempre più sull’innovazione e le tecnologia. Realtà
Virtuale (VR) e Ultra Alta Definizione (4K) rappresentano le nuove sfide per la
tv e Sky è pronta lanciarsi in questa nuova avventura. Grazie ai contenuti in
realtà virtuale sviluppati da Sky – con partner tecnologici e di produzione di
tutto il mondo – gli spettatori entrano in luoghi in cui altrimenti non
avrebbero accesso e vivono l’evento da una prospettiva unica e sorprendente. I
contenuti VR di Sky sono oggi accessibili sulle piattaforme Facebook 360 e YouTube
360 e visibili anche su Oculus, grazie ai dispositivi Samsung Gear VR e Oculus
Rift. Sky in futuro lancerà una Sky VR app dedicata che garantirà l’accesso su
un’unica piattaforma a tutti i contenuti finora prodotti e ai tanti che saranno
realizzati in questi mesi. Per coordinare lo sviluppo e la realizzazione di
contenuti in Realtà Virtuale in tutti i paesi in cui opera Sky è stato creato
lo Sky VR Studio, un polo produttivo che nasce con l’obiettivo di sperimentare
le tante potenzialità offerte da questa tecnologia e di mettere a fattor comune
il know-how maturato in questi anni dal Gruppo.
28-30
maggio 2016 Week end funestato da almeno 700 morti sulle coste libioche del
Mediterraneo nonopstante il pronto intervento della Marina militare italiana .
Tra giugno e luglio, nelle intenzioni del ministro dell'Interno, si
ripristineranno i 1.550 posti chiesti dall'Unione europea per i Cie (centri di
identificazione e espulsione)
29
maggio 2016 Muore André Rousselet fondatore di Canal +
30
maggio 2016 Assalto al primo fortino dell'Isis", "Le truppe speciali
entrano a Falluja".
30
maggio 2016 Canal+ propose plusieurs offres promotionnelles
« série limitée » à l'occasion de l'UEFA Euro 2016.
L'offre associantCanalsat Panorama et beIN Sports est affichée à 20 euros
par mois pendant un an, au lieu de 34,90 €. Celle qui comprend les 6 chaînes
Canal+ et beIN Sports est proposée à 30 € par
mois au lieu de 49,90 €. Une troisième offre reprend les 6 chaînes
Canal+, l'offre 100 % Sport de Canalsat et beIN Sports pour 35 € par
mois au lieu de 59,90 €. Le premier mois d'abonnement est offert. Les
trois offres promotionnelles incluent l'offre Multisports (golf, foot, rugby)
offerte pendant 3 mois (10 € par mois à l'issue de cette période),
ainsi que myCanal. L'offre est valable jusqu'au 10 juillet
30
maggio 2016 Vivendi acquista Gameloft, comincia l’era dei videogame. Conclusa
con successo l'Opa sull’editore di videogame per smartphone Gameloft. Anche se
la media company guidata da Vincent Bolloré detiene adesso la maggioranza
dell’editore di videogame per cellulari, bisognerà attendere qualche giorno per
sapere con esattezza l’entità della partecipazione che inizialmente era del
30%. Si ritira sconfitto Michel Guillemot, fondatore di Gameloft, che ha
resistito fino alla fine contro l’avanzata di Bolloré
30
maggio 2016 Il gruppo spagnolo Cellnex Telecom, che punta all’acquisto in
Italia delle torri di Inwitt, con un investimento di 109 milioni di euro
acquista Protelindo Netherlands, filiale del gruppo indonesiano PT Sarana
Menara Nusantara, che gestisce 261 siti di telefonia mobile. La società
spagnola, che ha in pancia anche le torri di Wind e Abertis, controlla in
Europa un totale di 15.120 torri, tra cui 7.708 in Italia e 7.412 in Spagna
(con Cellnex Italia che contribuisce 35% dei ricavi totali) Nei primi tre mesi
del 2016 ha realizzato ricavi per 165 milioni di euro, in crescita del 41% sul
risultato dell’anno precedente. L’Ebitda ha registrato una crescita, del 26%
anno su anno, a 63 milioni di euro. L’utile netto è cresciuto a 11 milioni di
euro rispetto a 8 milioni di euro nel primo trimestre del 2015.
30
maggio 2016 L’attività di installazione dei nuovi contatori intelligenti 2G
(smart meter) di seconda generazione da parte di Enel Distribuzione va separata
“chiaramente” (dal punto di vista regolatorio e contabile) da quella di Enel
Open Fiber, il ramo d’azienda che si occuperà della posa della fibra spenta da
affittare all’ingrosso agli operatori Tlc. E’ quanto si evince dal parere dell’Autorità
Garante per l’energia elettrica, il gas e i servizi idroelettrici (Aeegsi) sui
contatori di nuova generazione, messo a consultazione fino
al 27 giugno, nel quale si legge che “le attività per la fibra ottica
dovranno essere rendicontate separatamente rispetto a quelle di distribuzione e
di misura”. Insomma, business perimetrati e ben distinti fra contatori e
fibra ‘elettrica’. Eventuali sinergie infrastrutturali per velocizzare la
diffusione dell’ultrabroadband, nel quadro dell’attuazione della Strategia
nazionale per la Banda Ultralarga raccomandate dalla Ue e recepite dal Dlgs
33/2016, dovranno quindi evitare “discriminazioni e trasferimenti incrociati di
risorse tra attività e tra comparti in cui operano gli esercenti”. L’orientamento
è “garantire la neutralità della gestione delle infrastrutture essenziali per
lo sviluppo di un libero mercato energetico e impedire trasferimenti incrociati
di risorse tra i segmenti delle filiere”, si legge nel provvedimento
dell’Autorità per l’Energia Elettrica. Ciò significa che nell’ambito del
medesimo gruppo non saranno possibili “in ottica di unbundling contabile e
funzionale …. trasferimenti.
1
giugno 2016 In presenza anche di Angela Merkel e Matteo Renti inauguirazione e
a<pertura del tunnel di base del Gottardo e la nuova linea
del Gottardo Sud in Svizzera